Il Procuratore Paolo Mancuso, nell’audizione parlamentare del 5 ottobre scorso, parla di “grave pericolo di infiltrazioni per la discarica Sari”, sostiene che “purtroppo non si può chiudere” solo a causa dell’emergenza, spera che “non si diffonda la notizia tra la popolazione”….
Comunicato del MOVIMENTO DIFESA DEL TERRITORIO AREA VESUVIANA
Di questa documentazione siamo venuti in possesso solo ora e la stiamo leggendo nei consigli comunali in cui amministratori pavidi "giustificano" il loro grave passo indietro e la revoca delle ordinanze anti-sversamento con il procedimento del procuratore di Nola Paolo Mancuso verso il sindaco di Terzigno. Ma abbiamo le prove che sulla discarica Sari Mancuso si è autosmentito in poche settimane in maniera incredibile!! _
Naturalmente Mancuso nell’audizione parla ancora del periodo di gestione Asia, ma se c’erano “gravi probabilità di infiltrazione nei suoli”, come fa poi un mese dopo a escludere collegamenti tra la discarica e l’inquinamento delle falde profonde che è emerso drammaticamente dalle analisi, o a garantire che continuando a sversare sopra non si aumentino i danni!?
Ognuno giudichi con la sua testa!
IN ALLEGATO L’AUDIZIONE INTEGRALE del Procuratore di Nola Paolo Mancuso su Acerra e Terzigno in Commissione Parlamentare il 5 ottobre 2010.
Audizione del Procuratore Mancuso alla Commissione Parlamentare su Acerra e Terzigno
In essa testualmente a pag. 19, su domanda dell’on.Paolo Russo sulla malagestione da parte di Asia della cava Sari, il procuratore Mancuso
afferma:
“…Se si riferisce a cava Sari, abbiamo una situazione in cui la provincia di Napoli, nella persona del dirigente, ingegnere Celano, è riuscita a entrare e a fare delle verifiche soltanto perché accompagnata da noi nel maggio scorso e ha trovato una serie di inadempienze anche abbastanza gravi e significative per quanto riguarda il pericolo di infiltrazione nel terreno di reflui, di percolati vari e così via.”
E’ lo stesso procuratore che pochi giorni fà, di fronte a indagini ambientali che rivelavano la presenza di forte inquinamento da metalli pesanti addirittura a centinaia di metri di profondità nei pozzi intorno alla discarica Sari, ha denunciato il sindaco di Terzigno per l’ordinanza che fermava gli sversamenti nella Sari, asserendo in conferenza stampa che non c’erano pericoli, che non c’erano collegamenti tra la Sari e il pesantissimo inquinamento, che non c’erano infiltrazioni..!! Sulla base di cosa l’onorevole Mancuso si autosmentisce così clamorosamente!!?
Sempre a pag. 19 Mancuso spiega le ragioni di tanta impotenza col solito ricatto dell’emergenza, affermando: “in realtà, noi viviamo, come sistema di controlli, una condizione di particolare fragilità: manca in questo settore l’ordinaria aura di timore reverenziale, perché è molto più forte dall’altra parte la consapevolezza della nostra impotenza a intervenire con gli strumenti ordinari - che qualche volta sono anche significativi, rigidi, impositivi – per non interferire con l’ordinario funzionamento di un sistema già così provato”.
Viene poi secretata, su sua richiesta, la parte di audizione in cui si parla delle preoccupazioni sull’apertura di Cava Vitiello (!!).
A questo punto la on. Castiello afferma: “…la stessa ASIA sta gestendo Terzigno e noi tutti sappiamo in quale modo, forse vergognoso, gestisce la discarica. Dobbiamo chiederci chi si può attivare così da evitare che i danni siano sempre gli stessi: danni ambientali, inquinamento ambientale e conseguentemente danni alla salute dei cittadini. A questo punto c’è veramente da chiedersi se anche le istituzioni non debbano intervenire, per evitare che avvenga quello che noi tutti sappiamo. Sappiamo ,infatti, cosa succede ed in che modo vengano gestite certe cose…”
E il procuratore Mancuso (a pag 22) risponde: “devo dirle che, in una situazione normale, a una azienda che produce inquinamento e che non risponde alle sollecitazioni e alla messa in mora rispetto agli adempimenti che la legge prevede come indispensabili agli adeguamenti e alla messa a punto degli impianti, le forze di polizia e l’autorità giudiziaria rispondono con il blocco della produzione e con il sequestro dell’impianto. questo è impensabile.” cioè la sari dovrebbe essere chiusa ma “è impensabile” per l’emergenza rifiuti… e più in basso aggiunge: “io spero che di tutto questo non venga a diffondersi notizia nella cittadinanza. lei sa quale densità di abitanti, insieme ad altri insediamenti produttivi altrettanto inquinanti, vive in quel posto. è, quindi, una situazione che seguiamo con grande preoccupazione” !!!
Insomma Mancuso dice che la Sari è stata gestita malissimo da Asia, che ci sono con ogni probabilità infiltrazioni nel sottosuolo , che dovrebbe essere chiusa ma non si può per l’emergenza rifiuti (e chi gli da l’autorità di soprassedere sulla nostra salute…!?) e infine che spera che “queste notizie non si diffondano tra la popolazione”
E questo è lo stesso procuratore che pochi giorni fa ha escluso qualunque collegamento tra la Sari e l’Inquinamento… Ora ci spieghiamo perchè ha denunciato il sindaco per interruzione di pubblico servizio, ma né lui, né il Prefetto si sono assunti la responsabilità di revocare l’ordinanza, lasciandone l’incombenza ai sindaci adeguatamente intimiditi dalle loro pressioni istituzionali. Che vergogna!!
Qualcuno finalmente ci dica, sui media, nelle Istituzioni, dappertutto, se la Repubblica italiana prevede anche la tutela della salute delle popolazioni vesuviane o è un bene “sacrificabile”!? Noi pensiamo di no e perciò come cittadini continueremo a resistere!
Per altro, nella restante parte dell’audizione, MANCUSO ESCLUDE INFILTRAZIONI CAMORRISTICHE NELLA PROTESTA, DISPIACENDOSI SE QUESTO DELUDE LA COMMISSIONE (…!??) e spiegando che non c’è nessun indizio in tal senso e che LA CAMORRA VESUVIANA HA INTERESSE A FAR FUNZIONARE LE DISCARICHE (!!) . Informa la Commissione che NELLE RILEVAZIONI SULL’INQUINAMENTO DELL’INCENERITORE DI ACERRA molti valori sono fuori norma e una serie di valori fondamentali, come il mercusio emesso, non sono mai stati rilevati….Champagne!!
SU CHIAIANO ricorda che il contrasto alla protesta era stato più determinato perchè “c’era una decisione politica forte”… mentre ora aspetta indicazioni per capire quali strumenti di indagine utilizzare sulla prevedibile risposta di protesta… (eravamo al 5 ottobre)
Fonte: InsuTv
Il quesito posto dal titolo di questo blog, sarà il cardine attorno al quale ruoterranno gli articoli pubblicati dalla redazione , e i contributi provenienti dai lettori.: "Rifiuti o Risorse ?" richiama l'attenzione sui "mille" possibili utilizzi di quei materiali che vengono "scartati" o residuano dai processi di produzione e/o di consumo, allo stesso tempo un inutile spreco di risorse naturali, e una minaccia per la qualità e la salute dell'ambiente.
sabato, novembre 20, 2010
giovedì, novembre 18, 2010
Rifiuti, l'Italia approva il decreto e recepisce la direttiva europea
L'Italia ha approvato oggi il decreto legislativo che recepisce la "Direttiva rifiuti" della comunità europea, appena prima del termine previsto dall'Ue stessa, fissato al 24 novembre.
Tra le novità fondamentali del decreto, che approofondiremo nei prossimi giorni, il ministero segnala l'individuazione di strumenti che consentiranno di ridurre «l'uso di risorse naturali vergini attraverso l'utilizzo di materie prime secondarie derivanti dai rifiuti e introducendo una vera e propria definizione di sottoprodotto, immediatamente applicabile e meno restrittiva di quella prevista dalla legislazione vigente. In tale contesto, ad esempio, saranno stabiliti i criteri con i quali il combustibile derivato dai rifiuti (Cdr) potrà essere considerato una materia prima secondaria e non più un rifiuto, fatto che consentirà di recuperare indubbi ed evidenti vantaggi di ordine ambientale ed economico, quali la CO2 risparmiata e la produzione di energia elettrica. Le materie prime secondarie ed i sottoprodotti costituiranno gli strumenti base per la creazione della società del riciclo e del recupero auspicata dall'Unione Europea».
Altra innovazione contenuta nel provvedimento è l'individuazione degli obiettivi di riciclaggio da raggiungere entro il 2020, riguardanti determinati flussi di rifiuti quali la carta, i metalli, la plastica e il vetro, che consentirà di chiudere il ciclo di vita dei materiali e reintrodurli nuovamente nel settore economico di produzione e consumo; «per raggiungere tali obiettivi, la raccolta differenziata costituirà uno dei principali strumenti utilizzabili, anche se non l'unico» si legge nel comunicato stampa del ministero, che appunto sorvola sugli altri strumenti, senza quali però la rd risulta non finalizzata: ovvero la realizzazione di impianti di riciclo e poi la creazione di un mercato di sbocco per i ri-prodotti fatti in materiale riciclato.
Il decreto sembra abbia posto attenzione anche alla diminuzione della produzione dei rifiuti, che sempre leggendo il comunicato del ministero sarà attuata «attraverso lo strumento della prevenzione dei rifiuti, sia con disposizioni vincolanti che con strumenti programmatici, quale la predisposizione dei programmi di prevenzione».
Infine, non manca un accenno al Sistri. La normativa comunitaria richiede l'adozione delle misure necessarie affinché la produzione, la raccolta, il trasporto, lo stoccaggio e il trattamento dei rifiuti pericolosi siano eseguiti in condizioni tali da garantire la protezione dell'ambiente e della salute umana, ivi comprese misure volte a garantire la tracciabilità, dalla produzione alla destinazione finale, dei rifiuti pericolosi.
In tale ambito, spiega la nota ministeriale «si collocano anche le norme contenute nel decreto relative alla tracciabilità dei rifiuti, che permetterà di conoscere non solo in tempo reale le quantità e tipologie di rifiuti generati in Italia e nelle varie regioni, ma anche la gestione e i movimenti dei rifiuti stessi. E' stato, inoltre, approntato un sistema sanzionatorio che, in ossequio a quanto richiesto dalla direttiva comunitaria, sia uno strumento efficace sia per la prevenzione che per la repressione dei reati ambientali legati alla gestione dei rifiuti»
Fonte: Greenreport
Tra le novità fondamentali del decreto, che approofondiremo nei prossimi giorni, il ministero segnala l'individuazione di strumenti che consentiranno di ridurre «l'uso di risorse naturali vergini attraverso l'utilizzo di materie prime secondarie derivanti dai rifiuti e introducendo una vera e propria definizione di sottoprodotto, immediatamente applicabile e meno restrittiva di quella prevista dalla legislazione vigente. In tale contesto, ad esempio, saranno stabiliti i criteri con i quali il combustibile derivato dai rifiuti (Cdr) potrà essere considerato una materia prima secondaria e non più un rifiuto, fatto che consentirà di recuperare indubbi ed evidenti vantaggi di ordine ambientale ed economico, quali la CO2 risparmiata e la produzione di energia elettrica. Le materie prime secondarie ed i sottoprodotti costituiranno gli strumenti base per la creazione della società del riciclo e del recupero auspicata dall'Unione Europea».
Altra innovazione contenuta nel provvedimento è l'individuazione degli obiettivi di riciclaggio da raggiungere entro il 2020, riguardanti determinati flussi di rifiuti quali la carta, i metalli, la plastica e il vetro, che consentirà di chiudere il ciclo di vita dei materiali e reintrodurli nuovamente nel settore economico di produzione e consumo; «per raggiungere tali obiettivi, la raccolta differenziata costituirà uno dei principali strumenti utilizzabili, anche se non l'unico» si legge nel comunicato stampa del ministero, che appunto sorvola sugli altri strumenti, senza quali però la rd risulta non finalizzata: ovvero la realizzazione di impianti di riciclo e poi la creazione di un mercato di sbocco per i ri-prodotti fatti in materiale riciclato.
Il decreto sembra abbia posto attenzione anche alla diminuzione della produzione dei rifiuti, che sempre leggendo il comunicato del ministero sarà attuata «attraverso lo strumento della prevenzione dei rifiuti, sia con disposizioni vincolanti che con strumenti programmatici, quale la predisposizione dei programmi di prevenzione».
Infine, non manca un accenno al Sistri. La normativa comunitaria richiede l'adozione delle misure necessarie affinché la produzione, la raccolta, il trasporto, lo stoccaggio e il trattamento dei rifiuti pericolosi siano eseguiti in condizioni tali da garantire la protezione dell'ambiente e della salute umana, ivi comprese misure volte a garantire la tracciabilità, dalla produzione alla destinazione finale, dei rifiuti pericolosi.
In tale ambito, spiega la nota ministeriale «si collocano anche le norme contenute nel decreto relative alla tracciabilità dei rifiuti, che permetterà di conoscere non solo in tempo reale le quantità e tipologie di rifiuti generati in Italia e nelle varie regioni, ma anche la gestione e i movimenti dei rifiuti stessi. E' stato, inoltre, approntato un sistema sanzionatorio che, in ossequio a quanto richiesto dalla direttiva comunitaria, sia uno strumento efficace sia per la prevenzione che per la repressione dei reati ambientali legati alla gestione dei rifiuti»
Fonte: Greenreport
martedì, novembre 02, 2010
Campania. Emergenza permanente e tecnica dello scempio
Bertolaso continua a ripetere che le discariche del napoletano sono a norma. È vero, ma si riferisce alle norme fatte da lui. Ecco come il governo ha derogato le leggi per gestire e non risolvere l’emergenza `monnezza`. I nomi dei responsabili e degli uomini fidati del capo della Protezione Civile. Il sistema di gestione dell`emergenza permanente.
Un articolo di Manuele Bonaccorsi - Left Avvenimenti tratto dal sito
http://www.terrelibere.org/
La discarica di cava Vitiello è contenuta in una legge dello Stato», ripetono il governo, Guido Bertolaso, i dirigenti delle forze dell`ordine che la scorsa settimana hanno imposto con la violenza il passaggio degli autocompattatori diretti alla discarica Sari di Terzigno. E la legge, dicono, va fatta rispettare. La legge in questione è la 123 del 2008, ossia la conversione del decreto 90 del 2008 recante “Misure straordinarie per fronteggiare l`emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile`. È il decreto varato nel primo Consiglio dei ministri dell`attuale governo Berlusconi, che nomina Guido Bertolaso commissario straordinario.
Ed è un decreto la cui sostanza è un lasciapassare alla violazione della legge. Ha permesso per due anni – e permette tuttora secondo il governo - alla Protezione civile di sospendere l`applicazione di molte importanti leggi dello Stato. A rileggerlo, alla luce di quanto avvenuto in questi giorni, si ha la sensazione di trovarsi in un mondo al contrario, dove chi protesta contro lo Stato chiede solo e semplicemente il rispetto della legge, e le forze dell`ordine arrivano sul territorio come fossero scagnozzi armati di un boss, per permettere allo Stato di versare rifiuti dove e come li versava in questi territori la camorra. È la stessa logica che la Protezione civile ha applicato in questi anni nei grandi eventi, quelli della “cricca` smascherata dalla magistratura, o sul terremoto de L`Aquila.
Leggi sospese e superpoteri all`uomo della provvidenza. Che incurante di inchieste giudiziarie e ombre, torna in Campania come salvatore della patria. Portando con sé anche alcuni uomini che furono al suo fianco nei più “chiacchierati` affari della Protezione civile: le new town de L`Aquila e il G8 della Maddalena. Solo che in questo caso si rischia di avvelenare un`intera regione, un parco naturale, zone densamente abitate. Lo Stato avvelena come faceva la camorra. Lo Stato sospende l`applicazione delle leggi, proprio come ha sempre fatto l`antistato della criminalità organizzata. Chi a Boscoreale, la scorsa settimana, ha bruciato una bandiera italiana suscitando lo sdegno dei telegiornali di regime, non ha fatto altro che dare sostanza a quanto avviene da anni in Campania.
DEROGHE
Il decreto 90 del 2008, all`articolo 18, contiene un lungo elenco di 43 leggi e decreti regionali e nazionali la cui applicazione è sospesa. Elenco che vale - dice il decreto - «in via non esclusiva». Poiché «il Sottosegretario di Stato (cioè Bertolaso, ndr) e i capi missione sono autorizzati a derogare alle specifiche disposizioni in materia ambientale, igienico sanitaria, prevenzione incendi, sicurezza sul lavoro, urbanistica, paesaggio e beni culturali». Nel lungo elenco saltano la legge Bucalossi sull`edificabilità dei suoli; i poteri assegnati nel lontano 1977 agli enti locali (dpr 6161/1977); la legge Galasso, che nel 1985 introduce nell`ordinamento italiano i vincoli paesaggistici e include tra questi «i parchi e le riserve nazionali o regionali».
Buona parte delle dieci discariche previste dal decreto 90 si trovano infatti in zone sottoposte a vincoli naturalistici. Il decreto quindi si premura di tagliare con un colpo d`accetta buona parte della legge quadro sulle aree protette (394/1991) compreso l`articolo 3 che vieta «qualsiasi mutamento dell`utilizzazione dei terreni e quant`altro possa incidere sulla morfologia del territorio, sugli equilibri ecologici, idraulici e idrogeotermici e sulle finalità istitutive delle aree protette». Vengono sospesi i regolamenti degli Enti parchi con tutte le loro prescrizioni e l`obbligo di chiedere loro i nulla osta per ogni intervento. Salta anche la legge quadro sulle aree protette, del 1991, e il dpr del 5 giugno 1995 che istituisce il Parco nazionale del Vesuvio, il quale all`articolo 4 vieta «l`apertura di nuove miniere e discariche per rifiuti solidi urbani ed inerti».
Poi viene cancellato ogni controllo sulle decisioni del supercommissario: con la deroga alla legge 481 del 1995 s`imbavagliano le authority che sorvegliano i servizi di pubblica utilità. Viene sospesa la legge sulla trasparenza (n. 241/90) che sancisce il diritto di accesso agli atti della pubblica amministrazione. Sospensione che si somma con l`apposizione del marchio di «sito di interesse strategico militare» in tutte le discariche e sull`inceneritore di Acerra. Ai siti non possono accedere neanche i sindaci. Cancellate con un colpo di penna le più importanti norme in tema di salute e ambiente, gran parte delle quali nascono come applicazione di precise direttive dell`Unione europea. Il decreto legislativo del 13 gennaio 2003, n. 36, applicativo della legge Ronchi sui rifiuti, ad esempio.
Compreso l`articolo 7, il quale recita: «I rifiuti possono essere collocati in discarica solo dopo trattamento (…). Nelle discariche per rifiuti non pericolosi possono essere ammessi i seguenti tipi di rifiuti: rifiuti urbani, rifiuti non pericolosi che soddisfino i criteri di ammissione previsti dalla normativa vigente». Cancellato anche il decreto del ministero dell`Ambiente del 3 agosto 2005 recante «criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica», compreso l`obbligo per i gestori della discarica stessa di «sottoporre ogni carico di rifiuti a ispezione prima e dopo lo scarico e controllare la documentazione attestante che il rifiuto è conforme ai criteri di ammissibilità» (articolo 4); e l`articolo 6 che impone, per i rifiuti conferiti in discarica, «una concentrazione di sostanza secca non inferiore al 25 per cento».
E ancora, spariscono le «norme in materia ambientale» (decreto legislativo 152/2006), compreso l`articolo 178 («i rifiuti devono essere recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell`uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all`ambiente»); il 182 («lo smaltimento dei rifiuti è effettuato in condizioni di sicurezza e costituisce la fase residuale della gestione dei rifiuti») e il 208 che impone l`autorizzazione della Regione per la costruzione di nuove discariche.
Saltano poi il Codice dei beni culturali e del paesaggio, compreso l`articolo 20, il quale prevede che «i beni culturali non possono essere distrutti, deteriorati o danneggiati», e il decreto 81 del 2008 su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, nella parte che specifica gli «obblighi dei datori di lavoro». Nelle dieci discariche previste dal decreto, inoltre, è indicato «alla stregua delle previsioni derogatorie» che si possano smaltire rifiuti caratterizzati da alcuni codici europei di identificazione dei rifiuti. Val la pena controllarli sul formulario: tra quelli non pericolosi ci sono: 19.12.12 (altri rifiuti derivanti dal trattamento meccanico), 19.05.01 (parte di rifiuti urbani e simili non compostata), 19.05.03 (compost fuori specifica), 20.03.01 (rifiuti urbani non differenziati), 19.01.12 (ceneri pesanti e scorie), 19.01.14 (ceneri leggere), 19.02.06 (fanghi prodotti da trattamenti chimico- fisici). Poi quelli “pericolosi`: 19.01.11 (ceneri pesanti e scorie, contenenti sostanze pericolose), 19.01.13 (ceneri leggere, contenenti sostanze pericolose), 19.02.05 (fanghi prodotti da trattamenti chimico-fisici, contenenti sostanze pericolose), 19.12.11 (altri rifiuti compresi materiali misti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, contenenti sostanze pericolose).I rifiuti 19.01.12 sono tra quelli prodotti dai camini dell`inceneritore di Acerra. Voi, se abitaste a Terzigno o a Boscoreale, o a Savignano Irpino, a Santa Maria La Fossa, a Serre, davanti agli splendidi panorami di valle della Masseria o Macchia Soprana, vi sentireste sicuri?
Fonte: Terrelibere.org
giovedì, ottobre 28, 2010
Rapporto Italia del riciclo 2010
Scarica il Rapporto
Studio annuale "L'Italia del Riciclo", il Rapporto promosso da FISE Unire (l'Associazione di Confindustria che rappresenta le aziende del recupero rifiuti) e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile
La crisi economica ancora morde e fa sentire i suoi effetti infausti anche nel settore del riciclo rifiuti.
Lo mostrano i dati dello studio annuale di Fise-Unire, presentato oggi a Roma, che quest'anno cambia nome: dall'Italia del recupero diventa, infatti, Italia del Riciclo.
Il rapporto, che si è avvalso nella sua redazione della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, parla chiaro e sottolinea che la recente crisi dei mercati internazionali ha prodotto un duplice effetto sul settore del riciclo e recupero dei rifiuti: la contrazione in termini assoluti dei quantitativi gestiti e l'accelerazione dello spostamento del baricentro economico verso i Paesi emergenti, soprattutto la Cina.
Il primo effetto viene ricondotto alla flessione della produzione e quindi anche della domanda di materie prime ricavate dai rifiuti; il secondo alla ricerca di nuovi sbocchi di materie prime seconde che, comunque, dal settore del riciclo vengono prodotte, anche se in calo.
Considerando i 6 principali flussi di materiali (rottami ferrosi, alluminio, carta, legno, plastica, vetro) destinati al riciclo alla fine del 2009 si è registrata una consistente flessione dei flussi pari al 24,7% (da 31,88 milioni di tonnellate a 24 milioni di tonnellate).
Una riduzione che si è registrata particolarmente per l'impiego dei rottami ferrosi, che è diminuita di circa 6,7 milioni di tonnellate (-34,4% sul 2008) dovuta principalmente al forte calo della produzione siderurgica. Considerando che quasi la metà (più del 40%) dell'attuale produzione mondiale di acciaio deriva da materiale riciclato è evidente quindi come il crollo dell'economia globale nel biennio 2008-2009 abbia portato anche in Italia come negli altri paesi industrializzati, alla contrazione della domanda e della produzione di prodotti siderurgici, con la conseguente riduzione dei consumi di materie prime e di rottame ferroso.
Anche l'alluminio avviato al riciclo nel 2009 è calato del 27,9%; così come -recita il rapporto - è in calo il riciclo degli altri materiali: del 10,8% quello della carta, del 4,4% quello del legno, del 9,9% quello stimato della plastica e del 3,2% quello del vetro.
Il settore degli imballaggi, in particolare, registra rispetto al 2008 e in termini assoluti, una riduzione del 4% delle quantità avviate al riciclo e la causa è addotta alla diminuzione dei consumi e degli imballaggi utilizzati.
I settori che hanno visto i maggiori valori negativi risultano quelli dell'alluminio e del legno che registrano rispettivamente il -19% e il -16%. Un dato, che preso invece in termini relativi, ovvero il riciclo effettuato rispetto all'immesso al consumo- secondo quanto rilevato dal rapporto-ha fatto registrare un tasso di riciclaggio degli imballaggi in crescita anche nel 2009 rispetto al 2008. L'unica eccezione per l'alluminio che cala anche in termini relativi dello 0,8%
L'impatto della crisi negli ultimi due anni è stato, quindi, rilevante nel comparto del riciclo, anche se - ha commentato il Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Edo Ronchi « un settore cruciale della green economy, come quello del riciclo dei rifiuti, non solo regge, ma riesce a fare passi in avanti significativi» riferendosi al fatto che nonostante siano calati i quantitativi trattati in assoluto, tutti i settori (ad eccezione dell'alluminio) hanno visto aumentare le percentuali di riciclo sull'immesso al consumo con risultati, in alcuni casi, vicini all'80% (carta e acciaio).
La domanda interna di materia prima seconda appare però diminuita in tutti i settori stando ai saldi import-export registrati per tutti i materiali.
Fatta eccezione per la carta da macero, l'Italia è ancora importatrice di materiali destinati al riciclo per circa 6 milioni di tonnellate ma il saldo negativo del commercio estero di tali materiali nel 2009 è calato di ben il 60,5%, passando da 6,17 milioni di tonnellate a 2,44 milioni di tonnellate.
In tutti i settori quindi sono ridotte le importazioni e aumentate invece le esportazioni, rivolte soprattutto verso il mercato asiatico, e favorite - dice il rapporto- dai bassi costi di trasporto dei materiali, dall'effetto dumping (in particolar modo in Cina) e in alcuni casi dall'insufficienza dei mercati interni.
Per la carta da macero, di cui l'Italia è divenuta ormai da qualche anno esportatrice netta, si conferma anche per il 2009 una crescita del 23% delle quantità esportate che hanno sfiorato 2 milioni di tonnellate.
«Il settore del recupero dei rifiuti, anche da un punto di vista strategico e di politica industriale, è sempre più un punto di forza dell'economia nazionale» ha evidenziato Corrado Scapino, presidente di Unire.
«Nonostante la contrazione della produzione e della domanda interna, che ha avuto inevitabili riflessi negativi anche sui volumi riciclati - ha continuato Scapino - le raccolte sono in crescita e i tassi di riciclo (già elevati) si avvicinano sempre più ai picchi di eccellenza europei».
Un commento positivo che fa anche Edo Ronchi quando evidenzia che «Questo Rapporto sull' Italia del riciclo, ci fa vedere che non c'è solo la crisi dei rifiuti di Napoli, ma che esiste ormai in questo Paese una vasta attività di riciclo dei rifiuti che, in non pochi settori, è fra le più avanzate d'Europa».
Ma c'è un ma.
«Per poter compiere quel salto di qualità necessario ad uscire definitivamente dalla crisi- ha sottolineato il presidente di Unire - le aziende devono vedere affiancati i propri sforzi da un reale impegno del Governo per un sistema davvero efficiente sotto diversi aspetti: quello della concorrenza nel mercato (in particolare tra soggetti pubblici e privati), quello della semplificazione delle norme e delle procedure, in una parola, quello della convenienza a investire in tecnologie e rimanere in Italia. Altrimenti si corre il rischio che, come è avvenuto per altri settori economici, anche il riciclo si sposti all'estero, in particolare nelle economie emergenti, sottraendo occupazione e risorse attualmente impiegate nel nostro Paese».
Scarica il rapporto L'italia del Riciclo 2010
Fonte: Greenreport
Studio annuale "L'Italia del Riciclo", il Rapporto promosso da FISE Unire (l'Associazione di Confindustria che rappresenta le aziende del recupero rifiuti) e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile
La crisi economica ancora morde e fa sentire i suoi effetti infausti anche nel settore del riciclo rifiuti.
Lo mostrano i dati dello studio annuale di Fise-Unire, presentato oggi a Roma, che quest'anno cambia nome: dall'Italia del recupero diventa, infatti, Italia del Riciclo.
Il rapporto, che si è avvalso nella sua redazione della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, parla chiaro e sottolinea che la recente crisi dei mercati internazionali ha prodotto un duplice effetto sul settore del riciclo e recupero dei rifiuti: la contrazione in termini assoluti dei quantitativi gestiti e l'accelerazione dello spostamento del baricentro economico verso i Paesi emergenti, soprattutto la Cina.
Il primo effetto viene ricondotto alla flessione della produzione e quindi anche della domanda di materie prime ricavate dai rifiuti; il secondo alla ricerca di nuovi sbocchi di materie prime seconde che, comunque, dal settore del riciclo vengono prodotte, anche se in calo.
Considerando i 6 principali flussi di materiali (rottami ferrosi, alluminio, carta, legno, plastica, vetro) destinati al riciclo alla fine del 2009 si è registrata una consistente flessione dei flussi pari al 24,7% (da 31,88 milioni di tonnellate a 24 milioni di tonnellate).
Una riduzione che si è registrata particolarmente per l'impiego dei rottami ferrosi, che è diminuita di circa 6,7 milioni di tonnellate (-34,4% sul 2008) dovuta principalmente al forte calo della produzione siderurgica. Considerando che quasi la metà (più del 40%) dell'attuale produzione mondiale di acciaio deriva da materiale riciclato è evidente quindi come il crollo dell'economia globale nel biennio 2008-2009 abbia portato anche in Italia come negli altri paesi industrializzati, alla contrazione della domanda e della produzione di prodotti siderurgici, con la conseguente riduzione dei consumi di materie prime e di rottame ferroso.
Anche l'alluminio avviato al riciclo nel 2009 è calato del 27,9%; così come -recita il rapporto - è in calo il riciclo degli altri materiali: del 10,8% quello della carta, del 4,4% quello del legno, del 9,9% quello stimato della plastica e del 3,2% quello del vetro.
Il settore degli imballaggi, in particolare, registra rispetto al 2008 e in termini assoluti, una riduzione del 4% delle quantità avviate al riciclo e la causa è addotta alla diminuzione dei consumi e degli imballaggi utilizzati.
I settori che hanno visto i maggiori valori negativi risultano quelli dell'alluminio e del legno che registrano rispettivamente il -19% e il -16%. Un dato, che preso invece in termini relativi, ovvero il riciclo effettuato rispetto all'immesso al consumo- secondo quanto rilevato dal rapporto-ha fatto registrare un tasso di riciclaggio degli imballaggi in crescita anche nel 2009 rispetto al 2008. L'unica eccezione per l'alluminio che cala anche in termini relativi dello 0,8%
L'impatto della crisi negli ultimi due anni è stato, quindi, rilevante nel comparto del riciclo, anche se - ha commentato il Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Edo Ronchi « un settore cruciale della green economy, come quello del riciclo dei rifiuti, non solo regge, ma riesce a fare passi in avanti significativi» riferendosi al fatto che nonostante siano calati i quantitativi trattati in assoluto, tutti i settori (ad eccezione dell'alluminio) hanno visto aumentare le percentuali di riciclo sull'immesso al consumo con risultati, in alcuni casi, vicini all'80% (carta e acciaio).
La domanda interna di materia prima seconda appare però diminuita in tutti i settori stando ai saldi import-export registrati per tutti i materiali.
Fatta eccezione per la carta da macero, l'Italia è ancora importatrice di materiali destinati al riciclo per circa 6 milioni di tonnellate ma il saldo negativo del commercio estero di tali materiali nel 2009 è calato di ben il 60,5%, passando da 6,17 milioni di tonnellate a 2,44 milioni di tonnellate.
In tutti i settori quindi sono ridotte le importazioni e aumentate invece le esportazioni, rivolte soprattutto verso il mercato asiatico, e favorite - dice il rapporto- dai bassi costi di trasporto dei materiali, dall'effetto dumping (in particolar modo in Cina) e in alcuni casi dall'insufficienza dei mercati interni.
Per la carta da macero, di cui l'Italia è divenuta ormai da qualche anno esportatrice netta, si conferma anche per il 2009 una crescita del 23% delle quantità esportate che hanno sfiorato 2 milioni di tonnellate.
«Il settore del recupero dei rifiuti, anche da un punto di vista strategico e di politica industriale, è sempre più un punto di forza dell'economia nazionale» ha evidenziato Corrado Scapino, presidente di Unire.
«Nonostante la contrazione della produzione e della domanda interna, che ha avuto inevitabili riflessi negativi anche sui volumi riciclati - ha continuato Scapino - le raccolte sono in crescita e i tassi di riciclo (già elevati) si avvicinano sempre più ai picchi di eccellenza europei».
Un commento positivo che fa anche Edo Ronchi quando evidenzia che «Questo Rapporto sull' Italia del riciclo, ci fa vedere che non c'è solo la crisi dei rifiuti di Napoli, ma che esiste ormai in questo Paese una vasta attività di riciclo dei rifiuti che, in non pochi settori, è fra le più avanzate d'Europa».
Ma c'è un ma.
«Per poter compiere quel salto di qualità necessario ad uscire definitivamente dalla crisi- ha sottolineato il presidente di Unire - le aziende devono vedere affiancati i propri sforzi da un reale impegno del Governo per un sistema davvero efficiente sotto diversi aspetti: quello della concorrenza nel mercato (in particolare tra soggetti pubblici e privati), quello della semplificazione delle norme e delle procedure, in una parola, quello della convenienza a investire in tecnologie e rimanere in Italia. Altrimenti si corre il rischio che, come è avvenuto per altri settori economici, anche il riciclo si sposti all'estero, in particolare nelle economie emergenti, sottraendo occupazione e risorse attualmente impiegate nel nostro Paese».
Scarica il rapporto L'italia del Riciclo 2010
Fonte: Greenreport
martedì, ottobre 26, 2010
“Sosteniamo” il futuro! Basta un’ idea
Sei un fan della sostenibilità ambientale? Sei convinto che il futuro della nostra società non possa prescindere da una maggiore attenzione e da un maggior rispetto verso l’ambiente? Hai in mente un progetto innovativo per sviluppare pratiche di sostenibilità ambientale ma ti mancano i fondi per realizzarlo? Questo è il concorso che fa per te. Accade Domani, il venture capital dell’Associazione Italia Futura, lancia la seconda edizione del concorso “Idee Verdi per il Futuro”, con l’obiettivo di promuovere progetti incentrati sullo sviluppo di tecnologie e di pratiche per la sostenibilità ambientale...continua su enviinfo
Normativa, casi di studio e nuove opportunità per le plastiche da riciclo a contatto con alimenti
22 ottobre - Milano: nel corso convegno organizzato da Federazione Gomma Plastica e IPPR si è parlato del regolamento CE 282/2008, che norma l'utilizzo di plastiche rigenerate negli imballaggi alimentari, del nuovo decreto 113 del maggio 2010 che apre al PET rigenerato il ricco mercato delle bottiglie per acque minerali e della nuova norma UNI 10667-1, con i conseguenti riflessi sul Sistri....continua sul sito plasticaverde.eu
La gestione dei rifiuti in Emilia Romagna - Report 09
La gestione dei rifiuti in Emilia Romagna - Report 09 (scarica)
domenica, ottobre 24, 2010
International Review of Waste Management Policy: Annexes to Main Report
International Review of Waste Management Policy: Annexes to Main Report
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sabato, ottobre 02, 2010
Sistri: l’operatività effettiva parte dal 1° gennaio 2011
Sulla Gazzetta ufficiale di oggi, 1° ottobre 2010, sarà pubblicato il Dm che il Ministero dell'ambiente ha predisposto con riguardo alla proroga del Sistri. La Gazzetta ufficiale sarà on line sul suo sito ufficiale in serata.
Il Dm argina due problemi:
1) le molte difficoltà di distribuzione dei dispositivi elettronici;
2) la imprescindibile necessità degli addetti delle singole imprese di familiarizzare con il sistema.
Il Dm si compone di soli due articoli. Solo l'articolo 1 reca previsioni dispositive.
La proroga disposta dal decreto si articola in questi termini:
* da oggi I ottobre 2010 il Sistri è operativo; questo significa che chi è in possesso dei dispositivi elettronici, deve iniziare ad usarli;
* il termine entro il quale completare le procedure di ritiro dei dispositivi elettronici è stato prorogato dal 12 settembre al 30 novembre 2010 (allegato IA, punto 5, Dm 17 dicembre 2009);
* il termine fino al quale continuare ad usare i formulari ed i registri di carico e scarico, insieme al Sistri, è stato prorogato dal 1° novembre al 31 dicembre 2010, affinché per le aziende e i loro addetti sia possibile verificare la piena funzionalità del sistema.
Questo significa che la fase sperimentale si allunga da uno a tre mesi per tutti, cioè sia per chi oggi, 1° ottobre 2010, è in possesso dei dispositivi sia per chi, invece, oggi, ancora non li ha.
Solo in questo modo era possibile assicurare la piena funzionalità del Sistri.
Tutto questo significa che, sotto il profilo formale, il sistema parte oggi, venerdì 1° ottobre 2010 ma, sotto quello sostanziale, tutto decorre dal 1° gennaio 2011.
Il nuovo decreto risponde così alla necessità di consentire il completamento della fase di configurazione e di consegna dei dispositivi elettronici (chiavette Usb, apparecchiature di monitoraggio per discariche e inceneritori e, per i soli trasportatori, black box). I problemi, ad esempio, che i trasportatori stanno vivendo in questi giorni per la configurazione delle black box sono fin troppo noti.
La tracciabilità dei rifiuti è possibile ed effettiva solo se tutti i protagonisti della transazione sui rifiuti (produttore/detentore, trasportatore e destinatario) sono in possesso dei dispositivi elettronici. Fino a quando questo non accadrà è necessario che questi nuovi sistemi convivano con i "vecchi" registri di carico e scarico e i formulari.
Nell'ultimo punto della parte motiva (preambolo) del nuovo decreto è presente una importante affermazione: durante i tre mesi di sperimentazione (cioè fino al 31 dicembre 2010), "le fattispecie sanzionabili restano esclusivamente quelle relative alla violazione" degli obblighi previsti dagli articoli 190 e 193, Dlgs 152/2006 (relativi a registri e formulari). Quindi, le sanzioni per il Sistri si applicheranno dal 1° gennaio 2011. Le sanzioni sono quelle presenti nello schema di decreto legislativo per il recepimento della direttiva 2008/98/Ce sui rifiuti che sta ultimando il suo iter formativo.
L'affermazione è importante e ha il sapore di una sorta di impegno alla sua traduzione normativa all'interno di tale decreto legislativo "in itinere".
di *Paola Ficco Giurista ambientale
Docente universitario Direttore responsabile di "Rifiuti - Bollettino di informazione normativa", Responsabile coordinamento attività legislativa "Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile"
Fonte: Greenreport
Il Dm argina due problemi:
1) le molte difficoltà di distribuzione dei dispositivi elettronici;
2) la imprescindibile necessità degli addetti delle singole imprese di familiarizzare con il sistema.
Il Dm si compone di soli due articoli. Solo l'articolo 1 reca previsioni dispositive.
La proroga disposta dal decreto si articola in questi termini:
* da oggi I ottobre 2010 il Sistri è operativo; questo significa che chi è in possesso dei dispositivi elettronici, deve iniziare ad usarli;
* il termine entro il quale completare le procedure di ritiro dei dispositivi elettronici è stato prorogato dal 12 settembre al 30 novembre 2010 (allegato IA, punto 5, Dm 17 dicembre 2009);
* il termine fino al quale continuare ad usare i formulari ed i registri di carico e scarico, insieme al Sistri, è stato prorogato dal 1° novembre al 31 dicembre 2010, affinché per le aziende e i loro addetti sia possibile verificare la piena funzionalità del sistema.
Questo significa che la fase sperimentale si allunga da uno a tre mesi per tutti, cioè sia per chi oggi, 1° ottobre 2010, è in possesso dei dispositivi sia per chi, invece, oggi, ancora non li ha.
Solo in questo modo era possibile assicurare la piena funzionalità del Sistri.
Tutto questo significa che, sotto il profilo formale, il sistema parte oggi, venerdì 1° ottobre 2010 ma, sotto quello sostanziale, tutto decorre dal 1° gennaio 2011.
Il nuovo decreto risponde così alla necessità di consentire il completamento della fase di configurazione e di consegna dei dispositivi elettronici (chiavette Usb, apparecchiature di monitoraggio per discariche e inceneritori e, per i soli trasportatori, black box). I problemi, ad esempio, che i trasportatori stanno vivendo in questi giorni per la configurazione delle black box sono fin troppo noti.
La tracciabilità dei rifiuti è possibile ed effettiva solo se tutti i protagonisti della transazione sui rifiuti (produttore/detentore, trasportatore e destinatario) sono in possesso dei dispositivi elettronici. Fino a quando questo non accadrà è necessario che questi nuovi sistemi convivano con i "vecchi" registri di carico e scarico e i formulari.
Nell'ultimo punto della parte motiva (preambolo) del nuovo decreto è presente una importante affermazione: durante i tre mesi di sperimentazione (cioè fino al 31 dicembre 2010), "le fattispecie sanzionabili restano esclusivamente quelle relative alla violazione" degli obblighi previsti dagli articoli 190 e 193, Dlgs 152/2006 (relativi a registri e formulari). Quindi, le sanzioni per il Sistri si applicheranno dal 1° gennaio 2011. Le sanzioni sono quelle presenti nello schema di decreto legislativo per il recepimento della direttiva 2008/98/Ce sui rifiuti che sta ultimando il suo iter formativo.
L'affermazione è importante e ha il sapore di una sorta di impegno alla sua traduzione normativa all'interno di tale decreto legislativo "in itinere".
di *Paola Ficco Giurista ambientale
Docente universitario Direttore responsabile di "Rifiuti - Bollettino di informazione normativa", Responsabile coordinamento attività legislativa "Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile"
Fonte: Greenreport
mercoledì, settembre 15, 2010
Linee Guida sulla prevenzione dei Rifiuti Urbani
E' on line l'edizione 2010 della Linee Guida per la prevenzione dei rifiuti. Questa nuova edizione, che rinnova ed innova quella del 2006, è stata curata da Federambiente per l'Osservatorio Nazionale sui Rifiuti. Le linee guida sono disponibili cliccando sul link seguente
Linee Guida per la prevenzione dei Rifiuti Urbani
venerdì, giugno 25, 2010
Premio a Tesi di laurea sul riciclo
Lo promuovono EcoIstituto e Consorzio Carpi all'interno del Premio ecologia Laura Conti.
Nell'ambito dell'11° Premio ecologia Laura Conti 2010 promosso dall'EcoIstituto del Veneto, quest'anno è stato istituito, con il supporto del Consorzio Carpi, il premio speciale “Riciclo della plastica” per stimolare gli studenti universitari ad affrontare, nelle Tesi di laurea, il tema del riciclo dei materiali.
Possono concorrere le Tesi che riguardano i seguenti temi: Riciclo meccanico delle plastiche flessibili; Tecnologie del riciclo meccanico; Educazione ambientale al riciclo plastiche in PE, PET e PP; Consumo sostenibile e riciclo; Ecodesign per manufatti in plastica riciclata; Riciclo dei materiali e green economy; Efficienza e risparmio energetico nei settori del riciclo; Riciclo attraverso Sistemi di Gestione autonoma e la libera concorrenza.
Sono previsti tre riconoscimenti: un primo premio di 1.000 euro, un secondo premio di 500 euro e un terzo premio consistente nella segnalazione sulla rivista Gaia. Le tesi più interessanti, oltre ad essere premiate e segnalate, potranno diventare libri o dossier dell’EcoIstituto.
Sono ammesse in concorso Tesi di tutti i livelli, compresi i Master, discusse nelle Università italiane, negli anni accademici dal 2005-2006 in poi, inviate entro il 20 ottobre 2010. La premiazione si terrà il 5 novembre 2010 in occasione della Fiera Ecomondo di Rimini.
Per informazioni: Premio Riciclo della plastica (PDF)
Fonte: Polimerica
Nell'ambito dell'11° Premio ecologia Laura Conti 2010 promosso dall'EcoIstituto del Veneto, quest'anno è stato istituito, con il supporto del Consorzio Carpi, il premio speciale “Riciclo della plastica” per stimolare gli studenti universitari ad affrontare, nelle Tesi di laurea, il tema del riciclo dei materiali.
Possono concorrere le Tesi che riguardano i seguenti temi: Riciclo meccanico delle plastiche flessibili; Tecnologie del riciclo meccanico; Educazione ambientale al riciclo plastiche in PE, PET e PP; Consumo sostenibile e riciclo; Ecodesign per manufatti in plastica riciclata; Riciclo dei materiali e green economy; Efficienza e risparmio energetico nei settori del riciclo; Riciclo attraverso Sistemi di Gestione autonoma e la libera concorrenza.
Sono previsti tre riconoscimenti: un primo premio di 1.000 euro, un secondo premio di 500 euro e un terzo premio consistente nella segnalazione sulla rivista Gaia. Le tesi più interessanti, oltre ad essere premiate e segnalate, potranno diventare libri o dossier dell’EcoIstituto.
Sono ammesse in concorso Tesi di tutti i livelli, compresi i Master, discusse nelle Università italiane, negli anni accademici dal 2005-2006 in poi, inviate entro il 20 ottobre 2010. La premiazione si terrà il 5 novembre 2010 in occasione della Fiera Ecomondo di Rimini.
Per informazioni: Premio Riciclo della plastica (PDF)
Fonte: Polimerica
venerdì, giugno 11, 2010
La raccolta differenziata in aree turistiche di mare - buone esperienze nazionali a confronto
A Pietra Ligure (SV) il primo convegno nazionale “La raccolta differenziata in aree turistiche di mare - Buone esperienze nazionali a confronto”
Sindaci ed esperti del settore a confronto mercoledì 23 giugno nel centro polifunzionale comunale della cittadina ligure
Pietra Ligure, 11 giugno 2010 – La raccolta differenziata dei rifiuti è possibile, ottenendo ottimi risultati, anche in Comuni costieri ad alta vocazione turistica: per discuterne e dimostrarlo, esperienze e dati alla mano, mercoledì 23 giugno è in programma a Pietra Ligure (Savona) il convegno nazionale “La raccolta differenziata in aree turistiche di mare - Buone esperienze nazionali a confronto”, organizzato da E.R.I.C.A. soc. coop. e dal Comune di Pietra Ligure - Assessorato all’Ambiente.
I lavori si svolgeranno dalle 9 alle 13 nel centro polifunzionale comunale di via Nino Bixio, alla presenza di esperti del settore e Amministratori pubblici di Comuni che già hanno sperimentato con successo l’introduzione di sistemi virtuosi di raccolta differenziata nei propri territori, soggetti a significative variazioni di popolazione a seconda delle stagioni turistiche.
Dopo i saluti del sindaco di Pietra Ligure, Luigi De Vincenzi, prenderanno la parola l’assessore all’ambiente della Regione Liguria, Renata Briano, e l’assessore all’ambiente della Provincia di Savona, Paolo Marson.
Roberto Cavallo, presidente di E.R.I.C.A. ed esperto di rifiuti a livello europeo, presenterà una relazione introduttiva sul recente recepimento in Italia della Direttiva comunitaria 98/2008/CE riguardante il sistema di gestione integrata dei rifiuti.
Prevista, quindi, una tavola rotonda con i sindaci di quattro Comuni situati in aree turistiche di mare di diverse regioni d’Italia e virtuosi per quanto riguarda il proprio sistema di gestione dei rifiuti: Anacapri (Campania; 72% di raccolta differenziata); San Vito Lo Capo (Sicilia, 54% di RD), Senigallia (Marche, 60% di RD) e Pietra Ligure (60,5% di RD).
In programma, a seguire, gli interventi di Antonio Molle (Certiquality) sulla gestione dei rifiuti all’interno dei Sistemi di Gestione Ambientale; Attilio Tornavacca (ESPER) sulle strategie di riduzione rifiuti e gestione ottimale della differenziata e Massimo Michelini (Federambiente) sulle esperienze di raccolta nelle isole minori.
Dopo il dibattito con la sala, conclusioni a cura di Luca Piatto del CONAI.
Al termine dei lavori è previsto un rinfresco con aperitivo offerto a tutti i partecipanti.
Per informazioni, iscrizioni e accrediti contattare Francesco Rasero, responsabile della segreteria organizzativa di E.R.I.C.A. soc. coop., al numero 0173-33777, via fax 0173-364898 o via e-mail a francescorasero(at)cooperica.it
Sindaci ed esperti del settore a confronto mercoledì 23 giugno nel centro polifunzionale comunale della cittadina ligure
Pietra Ligure, 11 giugno 2010 – La raccolta differenziata dei rifiuti è possibile, ottenendo ottimi risultati, anche in Comuni costieri ad alta vocazione turistica: per discuterne e dimostrarlo, esperienze e dati alla mano, mercoledì 23 giugno è in programma a Pietra Ligure (Savona) il convegno nazionale “La raccolta differenziata in aree turistiche di mare - Buone esperienze nazionali a confronto”, organizzato da E.R.I.C.A. soc. coop. e dal Comune di Pietra Ligure - Assessorato all’Ambiente.
I lavori si svolgeranno dalle 9 alle 13 nel centro polifunzionale comunale di via Nino Bixio, alla presenza di esperti del settore e Amministratori pubblici di Comuni che già hanno sperimentato con successo l’introduzione di sistemi virtuosi di raccolta differenziata nei propri territori, soggetti a significative variazioni di popolazione a seconda delle stagioni turistiche.
Dopo i saluti del sindaco di Pietra Ligure, Luigi De Vincenzi, prenderanno la parola l’assessore all’ambiente della Regione Liguria, Renata Briano, e l’assessore all’ambiente della Provincia di Savona, Paolo Marson.
Roberto Cavallo, presidente di E.R.I.C.A. ed esperto di rifiuti a livello europeo, presenterà una relazione introduttiva sul recente recepimento in Italia della Direttiva comunitaria 98/2008/CE riguardante il sistema di gestione integrata dei rifiuti.
Prevista, quindi, una tavola rotonda con i sindaci di quattro Comuni situati in aree turistiche di mare di diverse regioni d’Italia e virtuosi per quanto riguarda il proprio sistema di gestione dei rifiuti: Anacapri (Campania; 72% di raccolta differenziata); San Vito Lo Capo (Sicilia, 54% di RD), Senigallia (Marche, 60% di RD) e Pietra Ligure (60,5% di RD).
In programma, a seguire, gli interventi di Antonio Molle (Certiquality) sulla gestione dei rifiuti all’interno dei Sistemi di Gestione Ambientale; Attilio Tornavacca (ESPER) sulle strategie di riduzione rifiuti e gestione ottimale della differenziata e Massimo Michelini (Federambiente) sulle esperienze di raccolta nelle isole minori.
Dopo il dibattito con la sala, conclusioni a cura di Luca Piatto del CONAI.
Al termine dei lavori è previsto un rinfresco con aperitivo offerto a tutti i partecipanti.
Per informazioni, iscrizioni e accrediti contattare Francesco Rasero, responsabile della segreteria organizzativa di E.R.I.C.A. soc. coop., al numero 0173-33777, via fax 0173-364898 o via e-mail a francescorasero(at)cooperica.it
Atti del convegno di Genova del 4 giugno 2010
Seminario "Genova per la gestione sostenibile dei rifiuti" - Incontro nazionale della Rete Rifiuti 21 Network e Waste Management di Eurocities
4 giugno 2010
Di seguito le relazioni presentate:
---------------
programma convegno e video di presentazione
Enzo Favoino
Il contributo della gestione dei RU alla lotta al cambiamento climatico
Irene Iovi - Mario Santi
Verso un programma di prevenzione dei rifiuti a Genova
Mario Santi
Il progetto del Museo della Rumenta
Roberto Cavallo
Il contributo della rete ACR+ al Museo della Rumenta
Giovanni Ferrari
Il contributo di Rifiuti 21 Network al Museo della Rumenta
Giovanna Sissa
Lo smaltimento ed il riciclaggio della “Spazzatura elettronica”
Emanuele Burgin
Il ruolo della della rete Rifiuti 21 Network nel promuovere la prevenzione dei rifiuti a livello locale
Barbara Sarnari
Il progetto Zero Waste: iniziative e opportunità per lo scambio di buone pratiche
4 giugno 2010
Di seguito le relazioni presentate:
---------------
programma convegno e video di presentazione
Enzo Favoino
Il contributo della gestione dei RU alla lotta al cambiamento climatico
Irene Iovi - Mario Santi
Verso un programma di prevenzione dei rifiuti a Genova
Mario Santi
Il progetto del Museo della Rumenta
Roberto Cavallo
Il contributo della rete ACR+ al Museo della Rumenta
Giovanni Ferrari
Il contributo di Rifiuti 21 Network al Museo della Rumenta
Giovanna Sissa
Lo smaltimento ed il riciclaggio della “Spazzatura elettronica”
Emanuele Burgin
Il ruolo della della rete Rifiuti 21 Network nel promuovere la prevenzione dei rifiuti a livello locale
Barbara Sarnari
Il progetto Zero Waste: iniziative e opportunità per lo scambio di buone pratiche
giovedì, maggio 27, 2010
RAEE: Decreto "uno contro uno"
Con la pubblicazione del decreto n° 65/2010, noto anche come decreto “uno contro uno”, finalmente anche l’Italia ha concluso il percorso per la definizione degli obblighi in capo a tutti i soggetti coinvolti nella gestione dei RAEE e potrà avviare dal 18 giugno la raccolta delle apparecchiature elettroniche a fine vita a pieno regime.
Vi segnalo che il Consorzio Ecoqual'It ha dato vita a un momento di aggiornamento dedicato al decreto uno contro uno, con un ampio spazio ai quesiti dei partecipanti.
Vuoi anticipare la domanda all' esperta del Consorzio Ecoqual'It che ti risponderà il giorno del corso? Invia un'e-mail alla segreteria organizzativa: info@ecoq.it
>> Per consultare il programma della giornata
>> Per conoscere le modalità di partecipazione e iscriversi
I posti sono limitati.
Vi segnalo che il Consorzio Ecoqual'It ha dato vita a un momento di aggiornamento dedicato al decreto uno contro uno, con un ampio spazio ai quesiti dei partecipanti.
Vuoi anticipare la domanda all' esperta del Consorzio Ecoqual'It che ti risponderà il giorno del corso? Invia un'e-mail alla segreteria organizzativa: info@ecoq.it
>> Per consultare il programma della giornata
>> Per conoscere le modalità di partecipazione e iscriversi
I posti sono limitati.
mercoledì, maggio 12, 2010
Nonostante le tecniche di trattamento, va in discarica ancora il 52% degli Rsu
La dotazione impiantistica attualmente presente in Italia è in grado di trattare 27 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, in 426 impianti, localizzati per lo più al nord del paese.
E' quanto emerge dal rapporto che riassume i risultati di un'indagine conoscitiva condotta congiuntamente da Enea e Federambiente, a cavallo tra il 2008 e il 2009, che ha come obiettivo la caratterizzazione della dotazione impiantistica di trattamento dei rifiuti urbani presente sul territorio nazionale. Che appare più diffusa al nord rispetto alle altre aree geografiche del paese.
«Un'impiantistica di trattamento e recupero dei rifiuti urbani, congruente con una corretta gestione integrata e in linea con la normativa di settore nonché con gli standard tecnologici adottati in altre realtà dell'Unione Europea, è già una realtà per molte aree del nostro Paese» l'ha definita il commissario dell'Enea, Giovanni Lelli, che ha aggiunto che «un maggiore impulso va ora dato allo sviluppo di tale impiantistica in alcune aree del Centro-Sud».
Le informazioni e i dati contenuti nel rapporto, presentato oggi a Roma nella sede Enea, riguardano sia le caratteristiche progettuali (aggiornate al 31 dicembre 2008), sia le condizioni operative (riferite invece all'anno 2007) e si riferiscono agli impianti aventi una capacità di trattamento superiore alle 1.000 t/a.
Il totale degli impianti censiti è pari a 426, di questi 33 fanno trattamento meccanico post RD, 195 compostaggio, 135 trattamento meccanico-biologico (Tmb), 10 digestione anaerobica (ma solo di rifiuti urbani) e 53 operano il trattamento termico.
Complessivamente questi impianti trattano 27.044.106 tonnellate di rifiuti urbani, totale da cui è però escluso il quantitativo degli impianti di trattamento meccanico post RD per cui il dato non è stato possibile determinarlo; sulla base dei dati relativi agli impianti esaminati (18 sui 33 censiti) è però possibile valutare, nel corso del 2007, un recupero di materiali con una. resa media superiore all'85%.
Nello specifico, nel 2007 negli impianti di compostaggio sono stati trattati circa 3,1 milioni di tonnellate di rifiuti urbani con una produzione di circa 930.000 tonnellate di compost; mentre negli impianti di Tmb sono stati trattati poco più di 10 milioni di tonnellate di rifiuti di cui circa la metà destinate alla produzione di Cdr, che è stata pari a circa 1,45 milioni di tonnellate, alla quale vanno associate 1,25 milioni di tonnellate di Fos (frazione organica stabilizzata).
Nei 10 impianti di digestione anaerobica sono stati trattate circa 200.000 tonnellate di rifiuti che hanno dato luogo alla produzione di poco meno di 50.000 tonnellate di digestato, oltre a circa 25 GWh di energia elettrica, che costituisce la forma prevalente di recupero energetico.
Infine i 53 impianti di trattamento termico (un gassificatore e poi tutti termovalorizzatori, tranne uno non dotato di recupero energetico) hanno trattato 4,45 milioni di tonnellate di rifiuti costituiti principalmente da rifiuti urbani indifferenziati o residui (59,2%), da flussi da essi derivati (frazione secca, Cdr) derivanti da trattamenti di tipo meccanico-biologico (25,1%) e, in misura minore, da rifiuti speciali (15,7%). Dal trattamento termico dei rifiuti sono stati prodotti nel corso del 2007 circa 2.834 GWh di energia elettrica e 757 GWh di energia termica, nonché circa 800.000 tonnellate di scorie - il cui recupero ha raggiunto una quota superiore al 50% - e circa 220.000 tonnellate di residui dal trattamento dei fumi.
Il dato relativo alle quantità trattate- come viene correttamente sottolineato nel rapporto- non risulta direttamente correlabile alla produzione di rifiuti urbani in quanto si tratta di voci non omogenee. Alcuni flussi di rifiuti infatti sono sottoposti a trattamenti successivi nello stesso impianto o nello stesso sito o in impianti diversi, per cui le rispettive capacità di trattamento non sono sommabili. E' questo, ad esempio, il caso degli impianti di trattamento meccanico-biologico che producono cdr o frazione secca - che vanno successivamente a recupero energetico - o che inviano- a loro volta- la frazione secca ad un impianto che produce Cdr. E' inoltre da ricordare che negli stessi impianti vengono trattati anche rifiuti speciali.
Così come una nota del rapporto ricorda che i rifiuti che escono da impianti di trattamento di rifiuti urbani sono classificati per lo più come rifiuti speciali, per cui non sarebbero, a rigore, definibili come "impianti di trattamento di rifiuti urbani".
Comunque sia, prendendo a riferimento i dati di consuntivo del 2007, a fronte di una produzione totale di rifiuti urbani pari a 32,55 milioni di tonnellate nel rapporto si stima che il quantitativo di rifiuti urbani trattati - inclusi gli impianti di trattamento meccanico post RD - sia stato pari al massimo a 20,66 milioni di tonnellate (63,5%), per cui almeno 11,89 milioni di tonnellate
(36,5%) sono state smaltite direttamente in discarica senza subire nessuna forma di trattamento.
A questi quantitativi vanno sommati i residui derivanti dal pretrattamento e dal trattamento, pertanto la stima dell'incidenza della discarica pare essere attorno al 52%.
A concorrere a questa quota di ricorso alla discarica, secondo le informazioni e i dati raccolti nell'indagine, una percentuale variabile tra il 15 e il 20% è costituita da cdr e sempre la discarica
costituisce anche la destinazione principale della fos, per la quale divengono sempre più pressanti le richieste di sbocchi alternativi, tra cui la più auspicabile risulta paradossalmente essere l'incenerimento con recupero energetico.
Da cui la riflessione nelle conclusioni del rapporto se sia opportuno prevedere uno sviluppo del trattamento meccanico biologico finalizzato al trattamento dei rifiuti indifferenziati, che a quanto pare, risulta un trattamento ridondante vista la collocazione finale del materiale trattato.
Lo studio - ha affermato il presidente di Federambiente, Daniele Fortini- dà conto d'un apparato industriale importante, orientato alla valorizzazione del riciclo di materia e del recupero d'energia. Un apparato che però è ancora largamente insufficiente, poiché ancora il 50 per cento dei rifiuti urbani italiani finisce in discarica. Il rapporto è la testimonianza di una fase in cui non difettano competenze, tecniche e strategie. Ma si deve fare ancora di più».
di Lucia venturi,
Fonte: Greenreport
E' quanto emerge dal rapporto che riassume i risultati di un'indagine conoscitiva condotta congiuntamente da Enea e Federambiente, a cavallo tra il 2008 e il 2009, che ha come obiettivo la caratterizzazione della dotazione impiantistica di trattamento dei rifiuti urbani presente sul territorio nazionale. Che appare più diffusa al nord rispetto alle altre aree geografiche del paese.
«Un'impiantistica di trattamento e recupero dei rifiuti urbani, congruente con una corretta gestione integrata e in linea con la normativa di settore nonché con gli standard tecnologici adottati in altre realtà dell'Unione Europea, è già una realtà per molte aree del nostro Paese» l'ha definita il commissario dell'Enea, Giovanni Lelli, che ha aggiunto che «un maggiore impulso va ora dato allo sviluppo di tale impiantistica in alcune aree del Centro-Sud».
Le informazioni e i dati contenuti nel rapporto, presentato oggi a Roma nella sede Enea, riguardano sia le caratteristiche progettuali (aggiornate al 31 dicembre 2008), sia le condizioni operative (riferite invece all'anno 2007) e si riferiscono agli impianti aventi una capacità di trattamento superiore alle 1.000 t/a.
Il totale degli impianti censiti è pari a 426, di questi 33 fanno trattamento meccanico post RD, 195 compostaggio, 135 trattamento meccanico-biologico (Tmb), 10 digestione anaerobica (ma solo di rifiuti urbani) e 53 operano il trattamento termico.
Complessivamente questi impianti trattano 27.044.106 tonnellate di rifiuti urbani, totale da cui è però escluso il quantitativo degli impianti di trattamento meccanico post RD per cui il dato non è stato possibile determinarlo; sulla base dei dati relativi agli impianti esaminati (18 sui 33 censiti) è però possibile valutare, nel corso del 2007, un recupero di materiali con una. resa media superiore all'85%.
Nello specifico, nel 2007 negli impianti di compostaggio sono stati trattati circa 3,1 milioni di tonnellate di rifiuti urbani con una produzione di circa 930.000 tonnellate di compost; mentre negli impianti di Tmb sono stati trattati poco più di 10 milioni di tonnellate di rifiuti di cui circa la metà destinate alla produzione di Cdr, che è stata pari a circa 1,45 milioni di tonnellate, alla quale vanno associate 1,25 milioni di tonnellate di Fos (frazione organica stabilizzata).
Nei 10 impianti di digestione anaerobica sono stati trattate circa 200.000 tonnellate di rifiuti che hanno dato luogo alla produzione di poco meno di 50.000 tonnellate di digestato, oltre a circa 25 GWh di energia elettrica, che costituisce la forma prevalente di recupero energetico.
Infine i 53 impianti di trattamento termico (un gassificatore e poi tutti termovalorizzatori, tranne uno non dotato di recupero energetico) hanno trattato 4,45 milioni di tonnellate di rifiuti costituiti principalmente da rifiuti urbani indifferenziati o residui (59,2%), da flussi da essi derivati (frazione secca, Cdr) derivanti da trattamenti di tipo meccanico-biologico (25,1%) e, in misura minore, da rifiuti speciali (15,7%). Dal trattamento termico dei rifiuti sono stati prodotti nel corso del 2007 circa 2.834 GWh di energia elettrica e 757 GWh di energia termica, nonché circa 800.000 tonnellate di scorie - il cui recupero ha raggiunto una quota superiore al 50% - e circa 220.000 tonnellate di residui dal trattamento dei fumi.
Il dato relativo alle quantità trattate- come viene correttamente sottolineato nel rapporto- non risulta direttamente correlabile alla produzione di rifiuti urbani in quanto si tratta di voci non omogenee. Alcuni flussi di rifiuti infatti sono sottoposti a trattamenti successivi nello stesso impianto o nello stesso sito o in impianti diversi, per cui le rispettive capacità di trattamento non sono sommabili. E' questo, ad esempio, il caso degli impianti di trattamento meccanico-biologico che producono cdr o frazione secca - che vanno successivamente a recupero energetico - o che inviano- a loro volta- la frazione secca ad un impianto che produce Cdr. E' inoltre da ricordare che negli stessi impianti vengono trattati anche rifiuti speciali.
Così come una nota del rapporto ricorda che i rifiuti che escono da impianti di trattamento di rifiuti urbani sono classificati per lo più come rifiuti speciali, per cui non sarebbero, a rigore, definibili come "impianti di trattamento di rifiuti urbani".
Comunque sia, prendendo a riferimento i dati di consuntivo del 2007, a fronte di una produzione totale di rifiuti urbani pari a 32,55 milioni di tonnellate nel rapporto si stima che il quantitativo di rifiuti urbani trattati - inclusi gli impianti di trattamento meccanico post RD - sia stato pari al massimo a 20,66 milioni di tonnellate (63,5%), per cui almeno 11,89 milioni di tonnellate
(36,5%) sono state smaltite direttamente in discarica senza subire nessuna forma di trattamento.
A questi quantitativi vanno sommati i residui derivanti dal pretrattamento e dal trattamento, pertanto la stima dell'incidenza della discarica pare essere attorno al 52%.
A concorrere a questa quota di ricorso alla discarica, secondo le informazioni e i dati raccolti nell'indagine, una percentuale variabile tra il 15 e il 20% è costituita da cdr e sempre la discarica
costituisce anche la destinazione principale della fos, per la quale divengono sempre più pressanti le richieste di sbocchi alternativi, tra cui la più auspicabile risulta paradossalmente essere l'incenerimento con recupero energetico.
Da cui la riflessione nelle conclusioni del rapporto se sia opportuno prevedere uno sviluppo del trattamento meccanico biologico finalizzato al trattamento dei rifiuti indifferenziati, che a quanto pare, risulta un trattamento ridondante vista la collocazione finale del materiale trattato.
Lo studio - ha affermato il presidente di Federambiente, Daniele Fortini- dà conto d'un apparato industriale importante, orientato alla valorizzazione del riciclo di materia e del recupero d'energia. Un apparato che però è ancora largamente insufficiente, poiché ancora il 50 per cento dei rifiuti urbani italiani finisce in discarica. Il rapporto è la testimonianza di una fase in cui non difettano competenze, tecniche e strategie. Ma si deve fare ancora di più».
di Lucia venturi,
Fonte: Greenreport
mercoledì, marzo 24, 2010
Premio nazionale Comuni a 5 stelle - Buone prassi per una decrescita felice
Scopo del Premio
Lavorare alla nascita di un Premio sulle buone prassi amministrative che si identifichi nei princìpi della decrescita felice è l’obiettivo che muove fin dalla nascita gli amministratori dell’Associazione nazionale dei Comuni Virtuosi, quale punto di riferimento per la diffusione di politiche e scelte quotidiane orientate a diminuire l’impronta ecologica degli enti locali e, più in generale, delle comunità locali.
Può e deve esistere un legame molto forte tra i nuovi stili di vita cresciuti negli ultimi anni grazie all’impegno di centinaia di gruppi di acquisto, botteghe del commercio equo e solidale, banche del tempo, associazioni e comitati, produttori bio e agricoltori, singoli cittadini e cooperative sociali, e le scelte di “governo di un territorio” promosse dall’ente locale di prossimità. Il Comune inteso appunto come bene comune, da cui partire per imprimere ai tanti territori disposti a mettersi in gioco, un nuovo modello di società basato su autoproduzione e dono, convivialità e solidarietà, sobrietà e buon senso.
La quarta edizione del Premio vuole essere anche un’opportunità per contribuire alla creazione di una maggiore sensibilità da parte dei cittadini e di un maggiore incoraggiamento ad altri soggetti pubblici al tema delle “buone pratiche”, attraverso la valorizzazione e la promozione di casi esemplari di esperienze avviate in questi anni con successo.
Ammissione al premio
Al Premio possono concorrere tutti gli Enti locali che abbiano avviato politiche (azioni, iniziative, progetti caratterizzati da concretezza ed una verificabile diminuzione dell’impronta ecologica) di sensibilizzazione e di sostegno alle “buone
pratiche locali” con particolare riferimento alle seguenti categorie:
GESTIONE DEL TERRITORIO - (Opzione cementificazione zero, recupero aree dismesse, progettazione partecipata, bioedilizia, etc.);
IMPRONTA ECOLOGICA DELLA MACCHINA COMUNALE - (efficienza energetica, acquisti verdi, mense biologiche, etc.);
RIFIUTI - (raccolta differenziata porta a porta spinta, progetti per la riduzione dei rifiuti e riuso, etc);
MOBILITÀ SOSTENIBILE - (car-sharing, car-pooling, traporto pubblico integrato, piedibus, scelta di carburanti
alternativi al petrolio e meno inquinanti, etc.);
NUOVI STILI DI VITA - (progetti per stimolare nella cittadinanza scelte quotidiane sobrie e sostenibili, quali: autoproduzione, filiera corta, cibo biologico e di stagione, sostegno alla costituzione di gruppi di acquisto, turismo ed ospitalità sostenibili, promozione della cultura della pace, cooperazione e solidarietà, disimballo dei territori, diffusione commercio equo e solidale, autoproduzione, finanza etica, etc.)
Modalità di partecipazione
Gli enti locali interessati a partecipare dovranno far pervenire entro e non oltre il 30/06/2010, all’indirizzo email: info@comunivirtuosi.org una scheda riassuntiva dell’iniziativa intrapresa che si vuole evidenziare la quale complessivamente indichi:
- Ente Locale Promotore
- Categoria dell’iniziativa e finalità della stessa
- Sintetica descrizione dell’iniziativa effettuata (sino ad un massimo di 4 cartelle - eventualmente supportate da materiale
- fotografico, audio o video)
- Tempi di realizzazione ed attuazione
- Soggetti coinvolti nella sua realizzazione
- Risultati conseguiti
Obblighi dei partecipanti
Oltre ad una quota di € 150,00 come spese di segreteria, che dovrà essere versata tassativamente al momento della presentazione del progetto (inviando nella mail copia del bonifico), con il semplice invio della documentazione sopra descritta i partecipanti assumono i seguenti obblighi:
- in caso di vincita, a partecipare direttamente attraverso il suo Sindaco/Presidente o l’Assessore responsabile del progetto, alla Cerimonia di Premiazione, svolgendo un intervento che illustri sinteticamente obiettivi, metodo e conclusioni del proprio lavoro;
- autorizzare la divulgazione di tale intervento o dell’iniziativa segnalata: per gli organi di stampa che ne facessero richiesta ad esclusivo fine di promozione dell’iniziativa; per la pubblicazione da parte di questa associazione degli atti
della Cerimonia di premiazione; per la creazione di database o monitoraggi che abbiano come scopo sociale la raccolta e la catalogazione di tutte le esperienze di buone pratiche avviate nel nostro Paese;
- intraprendere nel proprio territorio una o più iniziative che possano portare a conoscenza della propria cittadinanza del conseguimento del Premio e dell’importanza dell’applicazione di buone pratiche locali.
Il versamento della quota di iscrizione deve essere effettuato sul conto corrente n° 67159707, tramite bonifico bancario, Cod. IBAN IT90 W076 0102 6000 0006 7159 707, intestato a: ‘Associazione nazionale dei Comuni Virtuosi’ Piazza G. Matteotti n°17 60030 Monsano (AN).
Commissione giudicatrice
La Commissione Giudicatrice del Premio è composta da 10 membri, 5 autorevoli esponenti del mondo dell’associazionismo e della cultura, e da 5 rappresentanti dell’Associazione nazionale dei Comuni Virtuosi.
Non potranno partecipare al bando enti locali al cui interno siano presenti con cariche istituzionali membri della giuria.
La Commissione, ricevuta copia di tutte le schede di partecipazione pervenute, valuterà i contenuti di merito, proclamerà i vincitori e ne trasmetterà i nomi alla Segreteria del Premio per la comunicazione ufficiale.
Per ogni categoria verranno proclamati due vincitori, uno per i comuni sotto i 15.000 abitanti e uno per i comuni sopra i 15.000 abitanti (ammesso che vi siano almeno 10 comuni per ognuna delle quote fissate, in caso contrario verrà
assegnato un unico premio per categoria).
Inoltre verrà proclamato un vincitore assoluto del Premio “Comuni a 5 stelle”, e sarà il Comune che avrà evidenziato un’azione integrata trasversale a tutte e cinque le categorie del premio. Al vincitore assoluto spetterà il “Corso residenziale al Centro per l’Energia e l’ambiente” di Springe in Germania (6/15 agosto 2010, al quale potrà partecipare gratuitamente il sindaco o suo delegato).
Il giudizio della Commissione è inappellabile e insindacabile. Le modalità di discussione interne alla Commissione per la scelta dei vincitori sono autonomamente decise dalla Commissione ed egualmente insindacabili.
Modalità di comunicazione dell’avvenuta vincita
Gli enti locali premiati vengono informati dell’assegnazione del Premio a mezzo di e-mail e successiva comunicazione telefonica.
Cerimonia di premiazione
La Cerimonia di Premiazione avverrà nel corso di un incontro pubblico che si terrà a Bisignano (CS), il 4 settembre 2010. In tale sede avverrà la proclamazione ufficiale e la consegna dei Premi da parte dei membri della Commissione giudicatrice con relativo attestato di merito recante la motivazione della scelta.
Promozione del premio
L’Associazione dei Comuni Virtuosi si impegna a dare massima diffusione tramite stampa/radio/giornali al bando del Premio, alla cerimonia di premiazione e agli Enti locali vincitori.
Segreteria del premio
Per ogni necessità di ulteriori informazioni è stata istituita la Segreteria del Premio quale organo operativo a cui chiunque può rivolgersi.
I suoi recapiti sono:
Comune di Colorno:
3346535965
info@comunivirtuosi.org
Monsano, marzo 2010.
Lavorare alla nascita di un Premio sulle buone prassi amministrative che si identifichi nei princìpi della decrescita felice è l’obiettivo che muove fin dalla nascita gli amministratori dell’Associazione nazionale dei Comuni Virtuosi, quale punto di riferimento per la diffusione di politiche e scelte quotidiane orientate a diminuire l’impronta ecologica degli enti locali e, più in generale, delle comunità locali.
Può e deve esistere un legame molto forte tra i nuovi stili di vita cresciuti negli ultimi anni grazie all’impegno di centinaia di gruppi di acquisto, botteghe del commercio equo e solidale, banche del tempo, associazioni e comitati, produttori bio e agricoltori, singoli cittadini e cooperative sociali, e le scelte di “governo di un territorio” promosse dall’ente locale di prossimità. Il Comune inteso appunto come bene comune, da cui partire per imprimere ai tanti territori disposti a mettersi in gioco, un nuovo modello di società basato su autoproduzione e dono, convivialità e solidarietà, sobrietà e buon senso.
La quarta edizione del Premio vuole essere anche un’opportunità per contribuire alla creazione di una maggiore sensibilità da parte dei cittadini e di un maggiore incoraggiamento ad altri soggetti pubblici al tema delle “buone pratiche”, attraverso la valorizzazione e la promozione di casi esemplari di esperienze avviate in questi anni con successo.
Ammissione al premio
Al Premio possono concorrere tutti gli Enti locali che abbiano avviato politiche (azioni, iniziative, progetti caratterizzati da concretezza ed una verificabile diminuzione dell’impronta ecologica) di sensibilizzazione e di sostegno alle “buone
pratiche locali” con particolare riferimento alle seguenti categorie:
GESTIONE DEL TERRITORIO - (Opzione cementificazione zero, recupero aree dismesse, progettazione partecipata, bioedilizia, etc.);
IMPRONTA ECOLOGICA DELLA MACCHINA COMUNALE - (efficienza energetica, acquisti verdi, mense biologiche, etc.);
RIFIUTI - (raccolta differenziata porta a porta spinta, progetti per la riduzione dei rifiuti e riuso, etc);
MOBILITÀ SOSTENIBILE - (car-sharing, car-pooling, traporto pubblico integrato, piedibus, scelta di carburanti
alternativi al petrolio e meno inquinanti, etc.);
NUOVI STILI DI VITA - (progetti per stimolare nella cittadinanza scelte quotidiane sobrie e sostenibili, quali: autoproduzione, filiera corta, cibo biologico e di stagione, sostegno alla costituzione di gruppi di acquisto, turismo ed ospitalità sostenibili, promozione della cultura della pace, cooperazione e solidarietà, disimballo dei territori, diffusione commercio equo e solidale, autoproduzione, finanza etica, etc.)
Modalità di partecipazione
Gli enti locali interessati a partecipare dovranno far pervenire entro e non oltre il 30/06/2010, all’indirizzo email: info@comunivirtuosi.org una scheda riassuntiva dell’iniziativa intrapresa che si vuole evidenziare la quale complessivamente indichi:
- Ente Locale Promotore
- Categoria dell’iniziativa e finalità della stessa
- Sintetica descrizione dell’iniziativa effettuata (sino ad un massimo di 4 cartelle - eventualmente supportate da materiale
- fotografico, audio o video)
- Tempi di realizzazione ed attuazione
- Soggetti coinvolti nella sua realizzazione
- Risultati conseguiti
Obblighi dei partecipanti
Oltre ad una quota di € 150,00 come spese di segreteria, che dovrà essere versata tassativamente al momento della presentazione del progetto (inviando nella mail copia del bonifico), con il semplice invio della documentazione sopra descritta i partecipanti assumono i seguenti obblighi:
- in caso di vincita, a partecipare direttamente attraverso il suo Sindaco/Presidente o l’Assessore responsabile del progetto, alla Cerimonia di Premiazione, svolgendo un intervento che illustri sinteticamente obiettivi, metodo e conclusioni del proprio lavoro;
- autorizzare la divulgazione di tale intervento o dell’iniziativa segnalata: per gli organi di stampa che ne facessero richiesta ad esclusivo fine di promozione dell’iniziativa; per la pubblicazione da parte di questa associazione degli atti
della Cerimonia di premiazione; per la creazione di database o monitoraggi che abbiano come scopo sociale la raccolta e la catalogazione di tutte le esperienze di buone pratiche avviate nel nostro Paese;
- intraprendere nel proprio territorio una o più iniziative che possano portare a conoscenza della propria cittadinanza del conseguimento del Premio e dell’importanza dell’applicazione di buone pratiche locali.
Il versamento della quota di iscrizione deve essere effettuato sul conto corrente n° 67159707, tramite bonifico bancario, Cod. IBAN IT90 W076 0102 6000 0006 7159 707, intestato a: ‘Associazione nazionale dei Comuni Virtuosi’ Piazza G. Matteotti n°17 60030 Monsano (AN).
Commissione giudicatrice
La Commissione Giudicatrice del Premio è composta da 10 membri, 5 autorevoli esponenti del mondo dell’associazionismo e della cultura, e da 5 rappresentanti dell’Associazione nazionale dei Comuni Virtuosi.
Non potranno partecipare al bando enti locali al cui interno siano presenti con cariche istituzionali membri della giuria.
La Commissione, ricevuta copia di tutte le schede di partecipazione pervenute, valuterà i contenuti di merito, proclamerà i vincitori e ne trasmetterà i nomi alla Segreteria del Premio per la comunicazione ufficiale.
Per ogni categoria verranno proclamati due vincitori, uno per i comuni sotto i 15.000 abitanti e uno per i comuni sopra i 15.000 abitanti (ammesso che vi siano almeno 10 comuni per ognuna delle quote fissate, in caso contrario verrà
assegnato un unico premio per categoria).
Inoltre verrà proclamato un vincitore assoluto del Premio “Comuni a 5 stelle”, e sarà il Comune che avrà evidenziato un’azione integrata trasversale a tutte e cinque le categorie del premio. Al vincitore assoluto spetterà il “Corso residenziale al Centro per l’Energia e l’ambiente” di Springe in Germania (6/15 agosto 2010, al quale potrà partecipare gratuitamente il sindaco o suo delegato).
Il giudizio della Commissione è inappellabile e insindacabile. Le modalità di discussione interne alla Commissione per la scelta dei vincitori sono autonomamente decise dalla Commissione ed egualmente insindacabili.
Modalità di comunicazione dell’avvenuta vincita
Gli enti locali premiati vengono informati dell’assegnazione del Premio a mezzo di e-mail e successiva comunicazione telefonica.
Cerimonia di premiazione
La Cerimonia di Premiazione avverrà nel corso di un incontro pubblico che si terrà a Bisignano (CS), il 4 settembre 2010. In tale sede avverrà la proclamazione ufficiale e la consegna dei Premi da parte dei membri della Commissione giudicatrice con relativo attestato di merito recante la motivazione della scelta.
Promozione del premio
L’Associazione dei Comuni Virtuosi si impegna a dare massima diffusione tramite stampa/radio/giornali al bando del Premio, alla cerimonia di premiazione e agli Enti locali vincitori.
Segreteria del premio
Per ogni necessità di ulteriori informazioni è stata istituita la Segreteria del Premio quale organo operativo a cui chiunque può rivolgersi.
I suoi recapiti sono:
Comune di Colorno:
3346535965
info@comunivirtuosi.org
Monsano, marzo 2010.
martedì, marzo 09, 2010
Aggiornamento sul nuovo sistema SISTRI
Dentro uno scenario che mantiene molte incertezze, negli ultimi giorni sono intervenute alcune significative novità.
Innanzitutto, il 27 febbraio (praticamente alla vigilia della scadenza per l’iscrizione dei primi soggetti obbligati al Sistri) è stato pubblicato in Gu il Dm 15 febbraio 2010 recante una proroga ai termini di iscrizione (30 giorni) e alcune importanti precisazioni riguardo le modalità di gestione previste per il nuovo sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti.
Segnaliamo che in Reteambiente.it è già disponibile – e aperto a tutti i visitatori – il testo del Dm ambiente 17 dicembre 2009, coordinato con le modifiche apportate dal Dm 15 febbraio 2010. Inoltre – ma solo per gli abbonati al servizio Osservatorio di Normativa ambientale – è consultabile un Commento dettagliato e sistematico su tutti gli aspetti operativi del nuovo scenario.
In sostanza, variano i termini di iscrizione ma non quelli di adozione e pertanto – salvo altri ripensamenti da parte del Legislatore – si conferma che il SISTRI sarà operativo a partire dal 13 luglio (per il primo gruppo) e dal 12 agosto (per il secondo), sostituendo per questi soggetti, progressivamente, le tradizionali scritture ambientali (Registri, Formulari e MUD).
Restano quindi immutate anche le preoccupazioni dei produttori e dei gestori di rifiuti: come si farà a passare dal vecchio al nuovo senza incertezze sulle modalità di compilazione? Come si potrà eventualmente correggere i dati immessi? Come si configurerà il sistema sanzionatorio in materia? Molte risposte dovrebbero giungere dal nuovo sito allestito dal Ministero dell’Ambiente (www.sistri.it), e soprattutto dall’aggiornamento del “Codice ambientale” (Dlgs 152/2006), atteso entro l’autunno.
Una cosa è certa: per operare efficacemente nel nuovo sistema informatizzato, i vari soggetti obbligati dovranno monitorare con grande cura la propria situazione prima di inserire nel Sistri i dati di gestione di cui si assumono la responsabilità.
A questo proposito ricordiamo che Edizioni Ambiente ha realizzato Gestione Rifiuti On line, un nuovo programma gestionale che opera direttamente in rete e consente – oltre alla tenuta delle tradizionali scritture ambientali – di effettuare tutti i controlli operativi e di conformità richiesti dalla gestione. Non appena sarà diffuso il Sistri, il programma fornirà gli adeguati supporti di conversione dei dati per l’immissione nel nuovo sistema. Per informazioni: Gestione Rifiuti On line.
Va segnalato inoltre che la Rivista Rifiuti – Bollettino di informazione normativa ha avviato da questo mese di marzo una nuova rubrica dal titolo “Finestra Sistri”, nella quale vengono analizzate puntualmente le questioni tecniche e interpretative che caratterizzano questa fase di rapida transizione. Per maggiori informazioni: Rivista Rifiuti
A complicare ulteriormente il quadro, queste settimane sono caratterizzate dall’interrogativo: “MUD vecchio o MUD nuovo?”. Qui è in corso un’evidente divaricazione tra previsioni di legge e situazione “di fatto”. Il sistema normativo oggi vigente dispone che il MUD 2010 (per l’anno 2009) sia fatto in riferimento al Dpcm 2 dicembre 2008 e sia quindi un MUD “nuovo”, diverso da quello applicato nel 2009 (Dpcm 24 dicembre 2002). D’altro lato, l’avvento del Sistri e il tempo sempre più esiguo a disposizione hanno indotto le principali associazioni di categoria e le stesse Camere di commercio a diffondere l’indicazione che il MUD 2010 sarà ancora quello vecchio, indicazione alla quale si stanno attenendo gran parte degli operatori implicati. Ci si augura che un tempestivo provvedimento ad hoc ponga rimedio a questa apparente violazione collettiva.
Segnaliamo, infine, che Edizioni Ambiente organizza su questo tema due seminari di formazione (a Roma, il 7 aprile; a Milano, il 9 aprile), che intendono affrontare in maniera dettagliata le modalità di compilazione e di consegna del Modello Unico di Dichiarazione Ambientale, e che rivolgeranno particolare attenzione ai casi concreti sottoposti dai partecipanti. Per maggiori informazioni: Formazione sui rifiuti
Consigliamo di consultare le pagine di Reteambiente.it che offrono un monitoraggio quotidiano di quanto sta avvenendo per ciascuna delle questioni citate.
Fonte: Reteambiente.it
Innanzitutto, il 27 febbraio (praticamente alla vigilia della scadenza per l’iscrizione dei primi soggetti obbligati al Sistri) è stato pubblicato in Gu il Dm 15 febbraio 2010 recante una proroga ai termini di iscrizione (30 giorni) e alcune importanti precisazioni riguardo le modalità di gestione previste per il nuovo sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti.
Segnaliamo che in Reteambiente.it è già disponibile – e aperto a tutti i visitatori – il testo del Dm ambiente 17 dicembre 2009, coordinato con le modifiche apportate dal Dm 15 febbraio 2010. Inoltre – ma solo per gli abbonati al servizio Osservatorio di Normativa ambientale – è consultabile un Commento dettagliato e sistematico su tutti gli aspetti operativi del nuovo scenario.
In sostanza, variano i termini di iscrizione ma non quelli di adozione e pertanto – salvo altri ripensamenti da parte del Legislatore – si conferma che il SISTRI sarà operativo a partire dal 13 luglio (per il primo gruppo) e dal 12 agosto (per il secondo), sostituendo per questi soggetti, progressivamente, le tradizionali scritture ambientali (Registri, Formulari e MUD).
Restano quindi immutate anche le preoccupazioni dei produttori e dei gestori di rifiuti: come si farà a passare dal vecchio al nuovo senza incertezze sulle modalità di compilazione? Come si potrà eventualmente correggere i dati immessi? Come si configurerà il sistema sanzionatorio in materia? Molte risposte dovrebbero giungere dal nuovo sito allestito dal Ministero dell’Ambiente (www.sistri.it), e soprattutto dall’aggiornamento del “Codice ambientale” (Dlgs 152/2006), atteso entro l’autunno.
Una cosa è certa: per operare efficacemente nel nuovo sistema informatizzato, i vari soggetti obbligati dovranno monitorare con grande cura la propria situazione prima di inserire nel Sistri i dati di gestione di cui si assumono la responsabilità.
A questo proposito ricordiamo che Edizioni Ambiente ha realizzato Gestione Rifiuti On line, un nuovo programma gestionale che opera direttamente in rete e consente – oltre alla tenuta delle tradizionali scritture ambientali – di effettuare tutti i controlli operativi e di conformità richiesti dalla gestione. Non appena sarà diffuso il Sistri, il programma fornirà gli adeguati supporti di conversione dei dati per l’immissione nel nuovo sistema. Per informazioni: Gestione Rifiuti On line.
Va segnalato inoltre che la Rivista Rifiuti – Bollettino di informazione normativa ha avviato da questo mese di marzo una nuova rubrica dal titolo “Finestra Sistri”, nella quale vengono analizzate puntualmente le questioni tecniche e interpretative che caratterizzano questa fase di rapida transizione. Per maggiori informazioni: Rivista Rifiuti
A complicare ulteriormente il quadro, queste settimane sono caratterizzate dall’interrogativo: “MUD vecchio o MUD nuovo?”. Qui è in corso un’evidente divaricazione tra previsioni di legge e situazione “di fatto”. Il sistema normativo oggi vigente dispone che il MUD 2010 (per l’anno 2009) sia fatto in riferimento al Dpcm 2 dicembre 2008 e sia quindi un MUD “nuovo”, diverso da quello applicato nel 2009 (Dpcm 24 dicembre 2002). D’altro lato, l’avvento del Sistri e il tempo sempre più esiguo a disposizione hanno indotto le principali associazioni di categoria e le stesse Camere di commercio a diffondere l’indicazione che il MUD 2010 sarà ancora quello vecchio, indicazione alla quale si stanno attenendo gran parte degli operatori implicati. Ci si augura che un tempestivo provvedimento ad hoc ponga rimedio a questa apparente violazione collettiva.
Segnaliamo, infine, che Edizioni Ambiente organizza su questo tema due seminari di formazione (a Roma, il 7 aprile; a Milano, il 9 aprile), che intendono affrontare in maniera dettagliata le modalità di compilazione e di consegna del Modello Unico di Dichiarazione Ambientale, e che rivolgeranno particolare attenzione ai casi concreti sottoposti dai partecipanti. Per maggiori informazioni: Formazione sui rifiuti
Consigliamo di consultare le pagine di Reteambiente.it che offrono un monitoraggio quotidiano di quanto sta avvenendo per ciascuna delle questioni citate.
Fonte: Reteambiente.it
Rifiuti plastici nel cemento
E' l'obiettivo di un progetto di ricerca europeo guidato dal Cetma.
Il Consorzio Cetma di Brindisi coordina il progetto di ricerca europeo Numix, "Aggregate for concrete from recycling of plastic waste", che punta a diffondere l'impiego di materiali plastici riciclati nella produzione di granuli espansi per calcestruzzo alleggerito strutturale e non strutturale, nonché scaglie densificate per malta.
Si tratta di trovare un utile impiego, in alternativa all'argilla espansa, ai rifiuti plastici misti, quelli che non possono essere riciclati per via meccanica e che trovano come fine vita la discarica o l'inceneritore. Qualcosa come 12 milioni di tonnellate avviate all'inceneritore ogni anno solo in Europa.
Il progetto, che ha un budget di 1,3 milioni di euro, durerà tre anni: oltre al Cetma partecipano alla ricerca il Centro Riciclo Vedelago e SGI Studio Galli Ingegneria per l'Italia, DFS Montenegro Engineering (con sede in Montenegro) e la spagnola Acciona Infraestructures.
Cetma sta selezionando, ai fini dell'introduzione sul mercato dei prodotti frutto della ricerca, aziende operanti nel settore delle materie plastiche interessate a produrre gli aggregati espansi da riciclo e, allo stesso tempo, aziende nel settore del calcestruzzo interessate ad utilizzare questi materiali.
Vedi anche: Progetto Numix
Fonte: Polimerica
Il Consorzio Cetma di Brindisi coordina il progetto di ricerca europeo Numix, "Aggregate for concrete from recycling of plastic waste", che punta a diffondere l'impiego di materiali plastici riciclati nella produzione di granuli espansi per calcestruzzo alleggerito strutturale e non strutturale, nonché scaglie densificate per malta.
Si tratta di trovare un utile impiego, in alternativa all'argilla espansa, ai rifiuti plastici misti, quelli che non possono essere riciclati per via meccanica e che trovano come fine vita la discarica o l'inceneritore. Qualcosa come 12 milioni di tonnellate avviate all'inceneritore ogni anno solo in Europa.
Il progetto, che ha un budget di 1,3 milioni di euro, durerà tre anni: oltre al Cetma partecipano alla ricerca il Centro Riciclo Vedelago e SGI Studio Galli Ingegneria per l'Italia, DFS Montenegro Engineering (con sede in Montenegro) e la spagnola Acciona Infraestructures.
Cetma sta selezionando, ai fini dell'introduzione sul mercato dei prodotti frutto della ricerca, aziende operanti nel settore delle materie plastiche interessate a produrre gli aggregati espansi da riciclo e, allo stesso tempo, aziende nel settore del calcestruzzo interessate ad utilizzare questi materiali.
Vedi anche: Progetto Numix
Fonte: Polimerica
venerdì, marzo 05, 2010
Emergenza rifiuti in Campania, la corte Ue condanna l'Italia
di Eleonora Santucci
La Corte di Giustizia europea condanna l'Italia per non aver creato in Campania (551 comuni) una rete integrata e adeguata di impianti di recupero e di smaltimento di rifiuti idonei a consentire l'autosufficienza in materia, improntata al criterio della prossimità geografica. Una situazione che fra l'altro che ha determinato un pericolo per la salute dell'uomo e per l'ambiente.
«Una sentenza meritata - commenta Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente - Quindici anni di commissariamento della regione non sono serviti a null'altro che a sprecare circa 3 miliardi di euro per avere, ad oggi, impianti di trattamento inadeguati, centinaia di siti da bonificare in tutta la regione, emergenze sanitarie da affrontare e multe salate da pagare».
Dunque l'Italia, non avendo adottato tutte le misure necessarie per il trattamento dei rifiuti e avendo messo in pericolo la salute umana e recato pregiudizio all'ambiente, ha violato la normativa europea sui rifiuti (la 2006/12 ora sostituita dalla nuova direttiva del 2008).
L'Italia ha trasposto la direttiva nel 2006 (con il Dlgs 152/06 a più riprese modificato e ancora in corso di revisione) e, per quanto riguarda la regione Campania, una legge regionale ha definito 18 zone territoriali omogenee in cui si doveva procedere alla gestione dei rifiuti urbani prodotti nei rispettivi bacini.
Ma ciò non è servito a risolvere la situazione di crisi: ingenti quantitativi di rifiuti si sono ammassati nelle strade, nonostante l'assistenza di altre regioni e dell'autorità tedesche. E tutto ciò ha dimostrato appunto un deficit strutturale di impianti a cui non è stato possibile rimediare.
Dal canto sui l'Italia si è difesa dalle accuse europee sostenendo che il governo avrebbe compiuto ogni possibile sforzo per arginare tale crisi, sia mobilitando i propri migliori esponenti e persino le forze armate, sia realizzando importanti investimenti finanziari. E ha pure sostenuto che le disfunzioni dei sette impianti di Cdr sono dovute a inadempienze contrattuali, o addirittura a comportamenti delittuosi o criminali, indipendenti dalla volontà del governo. Concludendo che "tutte queste circostanze sarebbero tali da rappresentare cause di forza maggiore".
Ma secondo la Corte di Giustizia - e ancora prima l'avvocato generale - né l'opposizione della popolazione, né gli inadempimenti contrattuali e neppure l'esistenza di attività criminali costituiscono casi di forza maggiore che possono giustificare la violazione degli obblighi derivanti dalla direttiva e la mancata realizzazione effettiva e nei tempi previsti degli impianti.
Una direttiva che fra l'altro fissa obiettivi di protezione dell'ambiente e della salute umana e che lascia agli Stati membri un potere discrezionale nella scelta delle misure da adottare. Ma che comunque, vista la natura preventiva dell'obiettivo della tutela della salute, obbliga gli Stati a non esporre la salute umana a pericolo durante le operazioni di recupero e smaltimento dei rifiuti.
D'altra parte, l'Italia - che non ha contestato la realtà - ha ammesso la pericolosità della situazione per la salute umana, esposta a un rischio certo.
«Eppure - ha continuato Ciafani - proprio in Campania ci sono 150 comuni che hanno saputo affrontare la questione rifiuti in modo efficace e utile. 150 comuni che hanno attivato la raccolta differenziata e raggiunto gli obiettivi previsti dalla legge. Salerno, in particolare, si è distinta per efficacia e concretezza nell'aver attivato, unico capoluogo della regione, la raccolta porta a porta in tutta la città».
«Il problema dei rifiuti in Campania - ha sottolineato il presidente di Legambiente Campania Michele Buonomo - che sta costando il blocco di 500 milioni di euro destinati alla regione dall'Ue, non era quindi irrisolvibile. Al contrario, la replica delle buone pratiche portate avanti in solitudine da questi Comuni virtuosi avrebbero potuto rappresentare la soluzione più concreta e positiva, mentre proprio questi, sono stati penalizzati dall'assenza degli impianti di compostaggio in loco».
Fonte: Greenreport
La Corte di Giustizia europea condanna l'Italia per non aver creato in Campania (551 comuni) una rete integrata e adeguata di impianti di recupero e di smaltimento di rifiuti idonei a consentire l'autosufficienza in materia, improntata al criterio della prossimità geografica. Una situazione che fra l'altro che ha determinato un pericolo per la salute dell'uomo e per l'ambiente.
«Una sentenza meritata - commenta Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente - Quindici anni di commissariamento della regione non sono serviti a null'altro che a sprecare circa 3 miliardi di euro per avere, ad oggi, impianti di trattamento inadeguati, centinaia di siti da bonificare in tutta la regione, emergenze sanitarie da affrontare e multe salate da pagare».
Dunque l'Italia, non avendo adottato tutte le misure necessarie per il trattamento dei rifiuti e avendo messo in pericolo la salute umana e recato pregiudizio all'ambiente, ha violato la normativa europea sui rifiuti (la 2006/12 ora sostituita dalla nuova direttiva del 2008).
L'Italia ha trasposto la direttiva nel 2006 (con il Dlgs 152/06 a più riprese modificato e ancora in corso di revisione) e, per quanto riguarda la regione Campania, una legge regionale ha definito 18 zone territoriali omogenee in cui si doveva procedere alla gestione dei rifiuti urbani prodotti nei rispettivi bacini.
Ma ciò non è servito a risolvere la situazione di crisi: ingenti quantitativi di rifiuti si sono ammassati nelle strade, nonostante l'assistenza di altre regioni e dell'autorità tedesche. E tutto ciò ha dimostrato appunto un deficit strutturale di impianti a cui non è stato possibile rimediare.
Dal canto sui l'Italia si è difesa dalle accuse europee sostenendo che il governo avrebbe compiuto ogni possibile sforzo per arginare tale crisi, sia mobilitando i propri migliori esponenti e persino le forze armate, sia realizzando importanti investimenti finanziari. E ha pure sostenuto che le disfunzioni dei sette impianti di Cdr sono dovute a inadempienze contrattuali, o addirittura a comportamenti delittuosi o criminali, indipendenti dalla volontà del governo. Concludendo che "tutte queste circostanze sarebbero tali da rappresentare cause di forza maggiore".
Ma secondo la Corte di Giustizia - e ancora prima l'avvocato generale - né l'opposizione della popolazione, né gli inadempimenti contrattuali e neppure l'esistenza di attività criminali costituiscono casi di forza maggiore che possono giustificare la violazione degli obblighi derivanti dalla direttiva e la mancata realizzazione effettiva e nei tempi previsti degli impianti.
Una direttiva che fra l'altro fissa obiettivi di protezione dell'ambiente e della salute umana e che lascia agli Stati membri un potere discrezionale nella scelta delle misure da adottare. Ma che comunque, vista la natura preventiva dell'obiettivo della tutela della salute, obbliga gli Stati a non esporre la salute umana a pericolo durante le operazioni di recupero e smaltimento dei rifiuti.
D'altra parte, l'Italia - che non ha contestato la realtà - ha ammesso la pericolosità della situazione per la salute umana, esposta a un rischio certo.
«Eppure - ha continuato Ciafani - proprio in Campania ci sono 150 comuni che hanno saputo affrontare la questione rifiuti in modo efficace e utile. 150 comuni che hanno attivato la raccolta differenziata e raggiunto gli obiettivi previsti dalla legge. Salerno, in particolare, si è distinta per efficacia e concretezza nell'aver attivato, unico capoluogo della regione, la raccolta porta a porta in tutta la città».
«Il problema dei rifiuti in Campania - ha sottolineato il presidente di Legambiente Campania Michele Buonomo - che sta costando il blocco di 500 milioni di euro destinati alla regione dall'Ue, non era quindi irrisolvibile. Al contrario, la replica delle buone pratiche portate avanti in solitudine da questi Comuni virtuosi avrebbero potuto rappresentare la soluzione più concreta e positiva, mentre proprio questi, sono stati penalizzati dall'assenza degli impianti di compostaggio in loco».
Fonte: Greenreport
RAEE: Revisione della direttiva 2002/96/CE: le osservazioni e le critiche di ANIE
La proposta della Commissione Europea (3 dicembre 2008)
La revisione della Direttiva 2002/96/CE sui Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE), prevista dall’articolo 17 comma 5 della medesima, ha avuto inizio con l’adozione da parte della Commissione Europea di una proposta di modifica, in data 3 dicembre 2008, presentata al Consiglio dell’Unione Europea e al Parlamento Europeo.
Il testo proposto dalla Commissione introduce numerose novità; per quanto riguarda l’ambito di applicazione della Direttiva, la Commissione istituisce una dipendenza dalla Direttiva 2002/95/CE sulla restrizione all’uso di alcune sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche (Direttiva RoHS), spostando gli allegati IA e IB (in cui sono elencate le 10 categorie di AEE) dal testo della RAEE al testo della RoHS; sarebbero escluse dall’ambito di applicazione della RAEE gli apparecchi che non vengono immessi sul mercato come singole unità funzionali e commerciali, le lampade a incandescenza, i dispositivi medici impiantati e infettati; si dice infine che i RAEE dovrebbero essere classificati in base alla loro provenienza (domestici o non domestici).
Il concetto di riuso
Le definizioni vengono fornite in conformità alla nuova direttiva quadro in materia di rifiuti 2008/98/CE. Sembra opportuno in questa sede soffermarsi sul concetto di “riuso” definito come qualsiasi operazione mediante la quale prodotti o componenti che non sono rifiuti sono impiegati per la stessa finalità per la quale erano stati concepiti; la “preparazione per il riuso” invece verrebbe definita come quella serie di operazioni mediante le quali prodotti o componenti di prodotti diventati rifiuti sono preparati in modo da poter essere reimpiegati; anche la definizione di produttore presenta un’importante innovazione: al terzo punto si dice che è produttore colui che è stabilito nella Comunità e immette nel mercato comunitario AEE provenienti da un paese terzo nell’ambito di un’attività professionale.
Le modifiche più importanti nel testo della Commissione sono quelle relative al tasso di raccolta separata e al finanziamento dei costi di gestione dei RAEE provenienti dai nuclei domestici. Si impone agli Stati Membri di garantire che i produttori raggiungano un tasso di raccolta separata dei RAEE pari al 65% entro il 31/12/2012, calcolato in base al peso dei RAEE raccolti in un dato anno, come percentuale del peso medio delle AEE immesse sul mercato nei due anni precedenti in un dato Stato Membro; vengono inoltre fissati gli obiettivi di recupero e di preparazione per il riutilizzo per ciascuna delle 10 categorie. Per quanto riguarda il finanziamento dei RAEE dai nuclei domestici, gli Stati Membri dovrebbero incoraggiare il fatto che ai produttori spetterebbe la responsabilità piena del finanziamento dei costi derivanti dalla gestione dei RAEE, relativamente a ciascuna fase del loro ciclo di vita, vale a dire anche dalla raccolta dalla casa privata. La Commissione lascia la possibilità ai produttori di indicare agli utenti, al momento della vendita di nuovi prodotti, i costi derivanti dalla gestione dei RAEE.
Registro europeo di produttori
Gli Stati Membri dovrebbero redigere un registro di produttori di AEE al fine di verificare il compimento degli obblighi finanziari su loro ricadenti; nel registro, i produttori inseriranno tutte le informazioni pertinenti, anche al fine di rendere conto della propria attività in tutti gli altri Stati Membri; viene sancita la necessità di un’inter-operabilità dei registri a livello europeo, perché si possano scambiare le informazioni, anche quelle relative alle quantità immesse sul mercato ed ai trasferimenti di denaro in relazione a trasferimenti intracomunitari di prodotti o di RAEE.
La posizione di ANIE
ANIE Federazione, aderente a Confindustria, rappresenta le imprese elettrotecniche ed elettroniche che operano in Italia. Si tratta di un settore altamente tecnologico e fortemente globalizzato, che investe ingenti risorse in ricerca e sviluppo. Con le 11 Associazioni che la compongono, ANIE riunisce comparti strategici che danno un importante ausilio alla crescita del sistema-Paese e al suo successo sui mercati internazionali.
ANIE Federazione cerca il sostegno dei legislatori europei per i seguenti argomenti relativamente alla proposta della Commissione di revisione della Direttiva 2002/96/CE sui Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE):
Assenza di trasparenza: nonostante la consultazione di alcuni stakeholder anteriormente all’estate del 2008, la Commissione non ha discusso con essi le scelte effettuate per la proposta finale. La Commissione inoltre non fornisce né dati oggettivamente riscontrabili, né una relazione sull’implementazione, né i propri studi preparatori, a sostegno della proposta finale, con cui motiverebbe il bisogno di modifiche fondamentali nella Direttiva, per esempio relativamente al finanziamento o alla raccolta. Di conseguenza ANIE ritiene che le proposte risultino totalmente inadeguate e conta sul Parlamento Europeo e sul Consiglio per il raggiungimento di una soluzione realizzabile.
I produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche sono totalmente impegnati nel raggiungimento degli obiettivi della Direttiva RAEE: i produttori si sono seriamente fatti carico delle proprie responsabilità ed hanno guidato un’implementazione efficiente della direttiva attualmente in vigore, atteggiamento che intendono portare avanti anche negli sviluppi futuri. I produttori sono totalmente intenzionati a trattare il 100% dei RAEE di loro competenza in accordo con quanto prescritto dalla Direttiva RAEE.
ANIE inoltre riconosce gli argomenti della Commissione nell’ambito della gestione dei RAEE e in particolare in relazione ad alcune tematiche come:
Ciò risulta evidente per le seguenti ragioni:
o Il consumatore è libero di scegliere se restituire RAEE o se tenerli per qualsiasi altra finalità; i consumatori sono anche liberi di scegliere il soggetto cui consegnare ciascuno dei loro RAEE (sia esso una municipalizzata, uno smaltitore, ecc...)
Pertanto i produttori non possono accettare una proposta che fornisce un assegno in bianco per il finanziamento dei costi che si presentano alle strutture di raccolta, senza che vi sia:
La legislazione può essere efficace soltanto se i suoi provvedimenti sono ben definiti, applicabili ed implementati dagli Stati Membri. Alcuni provvedimenti nella proposta sembrano trascurare il fatto che l’applicazione è una competenza degli Stati Membri, che , qualora venissero adottati, indebolirebbero l’efficienza della Direttiva.
In conclusione, ANIE lamenta che la Commissione non abbia ritenuto opportuno presentare una proposta che riconoscesse gli enormi sforzi dell’industria per istituire uno schema efficiente di gestione dei RAEE in tempi record e che riflettesse oggettivamente la gestione dei RAEE come un processo cui partecipa una pluralità di soggetti, che può funzionare a beneficio dell’ambiente, del consumatore e dell’industria soltanto se assegna sia i giusti obbiettivi, sia i giusti strumenti. Con l’attuale proposta non si verificano queste due ultime condizioni. ANIE auspica di poter contribuire nelle discussioni in futuro e di fornire proposte alternative che possano aiutare a migliorare il livello di protezione dell’ambiente, evitando, allo stesso tempo, modifiche sostanziali non necessarie nelle strutture ufficiali esistenti di gestione dei RAEE e funzionanti con successo; tali modifiche apporterebbero esclusivamente oneri amministrativi addizionali e moltiplicherebbero i costi per i medesimi servizi che alla fine ricadrebbero sul consumatore.
Recenti sviluppi
Le elezioni del nuovo Parlamento Europeo dello scorso giugno 2009, hanno notevolmente rallentato le normali tempistiche del processo legislativo di codecisione, avviato dall’adozione della proposta della Commissione Europea.
I primi documenti ufficiali del Consiglio sono circolati lo scorso dicembre 2009, mentre recentissima è la bozza di relazione del relatore Karl Heinz Florenz in Commissione Ambiente del Parlamento Europeo sulla RAEE, pubblicata lo scorso 18 febbraio 2010.
Per quanto riguarda l’ambito di applicazione della Direttiva, gli orientamenti del Consiglio e del Parlamento, rispetto al testo della Commissione sembrano andare verso l’estensione totale (“open scope”), con una lista negativa di esclusioni da stabilirsi mediante procedura di comitatologia; ANIE federazione è estremamente contraria ad un tale ampliamento che costituirebbe un passo indietro per quanto riguarda la semplificazione, sia in termini di chiarezza che di certezza legislativa. In particolare ANIE a questo stato dei lavori non può accettare la proposta dell’open scope, soprattutto alla luce dell’assenza di un’adeguata valutazione degli impatti di una modifica di tale portata.
Dott.ssa Daniela Capaccioli – Responsabile Servizio Centrale Ambiente ANIE
Ing. Pier Paolo Kamidis – Servizio Centrale Ambiente ANIE
Fonte Eco Community
La revisione della Direttiva 2002/96/CE sui Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE), prevista dall’articolo 17 comma 5 della medesima, ha avuto inizio con l’adozione da parte della Commissione Europea di una proposta di modifica, in data 3 dicembre 2008, presentata al Consiglio dell’Unione Europea e al Parlamento Europeo.
Il testo proposto dalla Commissione introduce numerose novità; per quanto riguarda l’ambito di applicazione della Direttiva, la Commissione istituisce una dipendenza dalla Direttiva 2002/95/CE sulla restrizione all’uso di alcune sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche (Direttiva RoHS), spostando gli allegati IA e IB (in cui sono elencate le 10 categorie di AEE) dal testo della RAEE al testo della RoHS; sarebbero escluse dall’ambito di applicazione della RAEE gli apparecchi che non vengono immessi sul mercato come singole unità funzionali e commerciali, le lampade a incandescenza, i dispositivi medici impiantati e infettati; si dice infine che i RAEE dovrebbero essere classificati in base alla loro provenienza (domestici o non domestici).
Il concetto di riuso
Le definizioni vengono fornite in conformità alla nuova direttiva quadro in materia di rifiuti 2008/98/CE. Sembra opportuno in questa sede soffermarsi sul concetto di “riuso” definito come qualsiasi operazione mediante la quale prodotti o componenti che non sono rifiuti sono impiegati per la stessa finalità per la quale erano stati concepiti; la “preparazione per il riuso” invece verrebbe definita come quella serie di operazioni mediante le quali prodotti o componenti di prodotti diventati rifiuti sono preparati in modo da poter essere reimpiegati; anche la definizione di produttore presenta un’importante innovazione: al terzo punto si dice che è produttore colui che è stabilito nella Comunità e immette nel mercato comunitario AEE provenienti da un paese terzo nell’ambito di un’attività professionale.
Le modifiche più importanti nel testo della Commissione sono quelle relative al tasso di raccolta separata e al finanziamento dei costi di gestione dei RAEE provenienti dai nuclei domestici. Si impone agli Stati Membri di garantire che i produttori raggiungano un tasso di raccolta separata dei RAEE pari al 65% entro il 31/12/2012, calcolato in base al peso dei RAEE raccolti in un dato anno, come percentuale del peso medio delle AEE immesse sul mercato nei due anni precedenti in un dato Stato Membro; vengono inoltre fissati gli obiettivi di recupero e di preparazione per il riutilizzo per ciascuna delle 10 categorie. Per quanto riguarda il finanziamento dei RAEE dai nuclei domestici, gli Stati Membri dovrebbero incoraggiare il fatto che ai produttori spetterebbe la responsabilità piena del finanziamento dei costi derivanti dalla gestione dei RAEE, relativamente a ciascuna fase del loro ciclo di vita, vale a dire anche dalla raccolta dalla casa privata. La Commissione lascia la possibilità ai produttori di indicare agli utenti, al momento della vendita di nuovi prodotti, i costi derivanti dalla gestione dei RAEE.
Registro europeo di produttori
Gli Stati Membri dovrebbero redigere un registro di produttori di AEE al fine di verificare il compimento degli obblighi finanziari su loro ricadenti; nel registro, i produttori inseriranno tutte le informazioni pertinenti, anche al fine di rendere conto della propria attività in tutti gli altri Stati Membri; viene sancita la necessità di un’inter-operabilità dei registri a livello europeo, perché si possano scambiare le informazioni, anche quelle relative alle quantità immesse sul mercato ed ai trasferimenti di denaro in relazione a trasferimenti intracomunitari di prodotti o di RAEE.
La posizione di ANIE
ANIE Federazione, aderente a Confindustria, rappresenta le imprese elettrotecniche ed elettroniche che operano in Italia. Si tratta di un settore altamente tecnologico e fortemente globalizzato, che investe ingenti risorse in ricerca e sviluppo. Con le 11 Associazioni che la compongono, ANIE riunisce comparti strategici che danno un importante ausilio alla crescita del sistema-Paese e al suo successo sui mercati internazionali.
ANIE Federazione cerca il sostegno dei legislatori europei per i seguenti argomenti relativamente alla proposta della Commissione di revisione della Direttiva 2002/96/CE sui Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE):
Assenza di trasparenza: nonostante la consultazione di alcuni stakeholder anteriormente all’estate del 2008, la Commissione non ha discusso con essi le scelte effettuate per la proposta finale. La Commissione inoltre non fornisce né dati oggettivamente riscontrabili, né una relazione sull’implementazione, né i propri studi preparatori, a sostegno della proposta finale, con cui motiverebbe il bisogno di modifiche fondamentali nella Direttiva, per esempio relativamente al finanziamento o alla raccolta. Di conseguenza ANIE ritiene che le proposte risultino totalmente inadeguate e conta sul Parlamento Europeo e sul Consiglio per il raggiungimento di una soluzione realizzabile.
I produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche sono totalmente impegnati nel raggiungimento degli obiettivi della Direttiva RAEE: i produttori si sono seriamente fatti carico delle proprie responsabilità ed hanno guidato un’implementazione efficiente della direttiva attualmente in vigore, atteggiamento che intendono portare avanti anche negli sviluppi futuri. I produttori sono totalmente intenzionati a trattare il 100% dei RAEE di loro competenza in accordo con quanto prescritto dalla Direttiva RAEE.
ANIE inoltre riconosce gli argomenti della Commissione nell’ambito della gestione dei RAEE e in particolare in relazione ad alcune tematiche come:
- evitare trattamenti impropri dei RAEE all’interno dell’UE ed esportazioni illegali all’esterno della comunità;
- ridurre il peso amministrativo ed i costi senza abbassare il livello di protezione ambientale;
- meglio armonizzare e chiarire la Direttiva (registro, relazioni, ambito di applicazione);
- portare tutti i RAEE raccolti e trattati all’interno dei flussi ufficiali;
- assicurare una gestione efficiente di materie prime seconde e delle risorse
Ciò risulta evidente per le seguenti ragioni:
o Il consumatore è libero di scegliere se restituire RAEE o se tenerli per qualsiasi altra finalità; i consumatori sono anche liberi di scegliere il soggetto cui consegnare ciascuno dei loro RAEE (sia esso una municipalizzata, uno smaltitore, ecc...)
- Vi sono anche la grande distribuzione, i piccoli commercianti, le municipalizzate, i manutentori che raccolgono RAEE, che sono liberi di scegliere a chi consegnare o vendere come apparecchiature usate i RAE, non avendo questi soggetti, per contro, alcun obbligo di effettuare una relazione sulle loro attività di raccolta di RAEE.
- Attualmente le autorità, nonostante i loro poteri effettivi di attuazione, non sono riuscite a rendere responsabili di restituire nei flussi ufficiali o riferire sui RAEE in loro possesso, soggetti diversi dai produttori, come non sono riuscite a controllare efficacemente i porti comunitari di esportazione.
- I consumatori già pagano le municipalizzate per la raccolta dei propri rifiuti domestici mediante le tasse locali, che verosimilmente non diminuirebbero.
Pertanto i produttori non possono accettare una proposta che fornisce un assegno in bianco per il finanziamento dei costi che si presentano alle strutture di raccolta, senza che vi sia:
- indicazione esplicita del diritto per i produttori di organizzare anche fisicamente la raccolta
- l’obbligo per tutti gli altri attori di far ritornare i rifiuti all’interno dei canali ufficiali dei RAEE.
- attualmente le autorità nazionali, che sono in possesso dei mezzi di far applicare la legge, sono lontane dal raggiungere una tale percentuale di raccolta dei RAEE. In assenza di regole per soggetti diversi dai produttori (in particolare distribuzione, manutenzione ed altri soggetti che effettuano la raccolta), non si capisce come questi ultimi possano fare più di quanto riescano a fare attualmente le autorità.
- Non esistono misure di salvaguardia per i produttori al fine di evitare speculazioni sui prezzi in un contesto in cui su di essi ricada l’obbligo di raggiungere tale tasso di raccolta, senza avere alcun controllo sui costi associati.
- Infine, un tasso di raccolta calcolato sulla base dei volumi di vendita di nuovi prodotti non solo trascura le reali condizioni del mercato, ma rischia anche di portare ad effetti sull’ambiente indesiderati: il tasso di raccolta proposto significa che tanto minore la quantità di nuovi prodotti immessi sul mercato da un produttore, tanto minore la quantità di rifiuti che sarebbe obbligato a raccogliere. Ciò sarebbe valido anche se le apparecchiature precedenti fossero più pesanti delle nuove.
La legislazione può essere efficace soltanto se i suoi provvedimenti sono ben definiti, applicabili ed implementati dagli Stati Membri. Alcuni provvedimenti nella proposta sembrano trascurare il fatto che l’applicazione è una competenza degli Stati Membri, che , qualora venissero adottati, indebolirebbero l’efficienza della Direttiva.
In conclusione, ANIE lamenta che la Commissione non abbia ritenuto opportuno presentare una proposta che riconoscesse gli enormi sforzi dell’industria per istituire uno schema efficiente di gestione dei RAEE in tempi record e che riflettesse oggettivamente la gestione dei RAEE come un processo cui partecipa una pluralità di soggetti, che può funzionare a beneficio dell’ambiente, del consumatore e dell’industria soltanto se assegna sia i giusti obbiettivi, sia i giusti strumenti. Con l’attuale proposta non si verificano queste due ultime condizioni. ANIE auspica di poter contribuire nelle discussioni in futuro e di fornire proposte alternative che possano aiutare a migliorare il livello di protezione dell’ambiente, evitando, allo stesso tempo, modifiche sostanziali non necessarie nelle strutture ufficiali esistenti di gestione dei RAEE e funzionanti con successo; tali modifiche apporterebbero esclusivamente oneri amministrativi addizionali e moltiplicherebbero i costi per i medesimi servizi che alla fine ricadrebbero sul consumatore.
Recenti sviluppi
Le elezioni del nuovo Parlamento Europeo dello scorso giugno 2009, hanno notevolmente rallentato le normali tempistiche del processo legislativo di codecisione, avviato dall’adozione della proposta della Commissione Europea.
I primi documenti ufficiali del Consiglio sono circolati lo scorso dicembre 2009, mentre recentissima è la bozza di relazione del relatore Karl Heinz Florenz in Commissione Ambiente del Parlamento Europeo sulla RAEE, pubblicata lo scorso 18 febbraio 2010.
Per quanto riguarda l’ambito di applicazione della Direttiva, gli orientamenti del Consiglio e del Parlamento, rispetto al testo della Commissione sembrano andare verso l’estensione totale (“open scope”), con una lista negativa di esclusioni da stabilirsi mediante procedura di comitatologia; ANIE federazione è estremamente contraria ad un tale ampliamento che costituirebbe un passo indietro per quanto riguarda la semplificazione, sia in termini di chiarezza che di certezza legislativa. In particolare ANIE a questo stato dei lavori non può accettare la proposta dell’open scope, soprattutto alla luce dell’assenza di un’adeguata valutazione degli impatti di una modifica di tale portata.
Dott.ssa Daniela Capaccioli – Responsabile Servizio Centrale Ambiente ANIE
Ing. Pier Paolo Kamidis – Servizio Centrale Ambiente ANIE
Fonte Eco Community
Sistri slitta di un mese
Proroga di trenta giorni per l’iscrizione al nuovo sistema informatico per la gestione dei rifiuti.
Sulla Gazzetta Ufficiale numero 48 del 27 febbraio 2010 è pubblicato il decreto del ministero dell'Ambiente del 15 febbraio 2010. Il provvedimento più atteso è quello del rinvio del termine per l'iscrizione al Sistri, che apre il nuovo decreto pubblicato in GU: il ministero dell'Ambiente lo proroga di 30 giorni, quindi il nuovo termine è fissato al 30 marzo 2010.
Un altro importante provvedimento riguarda la compilazione della comunicazione preventiva, che nel testo originale doveva essere effettuata entro quattro ore: ora tale termine è stato ridotto a due ore per i rifiuti pericolosi, ma non esiste più alcun limite per quelli non pericolosi.
Questo decreto potrebbe essere il primo provvedimento che accoglie le richieste di modifica avanzate dagli autotrasportatori nel corso di un tavolo istituito a febbraio dal sottosegretario ai Trasporti Bartolomeo Giachino, cui hanno partecipato le associazioni del settore ed i rappresentanti del ministero dell'Ambiente. Oltre al rinvio dei termini dell'iscrizione, i trasportatori hanno avanzato altre richieste:
Sulla Gazzetta Ufficiale numero 48 del 27 febbraio 2010 è pubblicato il decreto del ministero dell'Ambiente del 15 febbraio 2010. Il provvedimento più atteso è quello del rinvio del termine per l'iscrizione al Sistri, che apre il nuovo decreto pubblicato in GU: il ministero dell'Ambiente lo proroga di 30 giorni, quindi il nuovo termine è fissato al 30 marzo 2010.
Un altro importante provvedimento riguarda la compilazione della comunicazione preventiva, che nel testo originale doveva essere effettuata entro quattro ore: ora tale termine è stato ridotto a due ore per i rifiuti pericolosi, ma non esiste più alcun limite per quelli non pericolosi.
Questo decreto potrebbe essere il primo provvedimento che accoglie le richieste di modifica avanzate dagli autotrasportatori nel corso di un tavolo istituito a febbraio dal sottosegretario ai Trasporti Bartolomeo Giachino, cui hanno partecipato le associazioni del settore ed i rappresentanti del ministero dell'Ambiente. Oltre al rinvio dei termini dell'iscrizione, i trasportatori hanno avanzato altre richieste:
- Obbligo all'iscrizione al Sistri anche per i trasportatori esteri che effettuano trasporti di rifiuti in Italia
- Estensione dell'obbligo d'iscrizione anche per chi effettua il trasporto di rifiuti solidi urbani, alle categorie non soggette al Mud, ai terminalisti, ai porti ed alle imprese logistiche
- Riesaminare i costi delle attrezzature da installare sugli autoveicoli, perché le stime ministeriali sarebbero molto più basse di quelle rilevate dalle associazioni degli autotrasportatori (100 euro previsti, contro almeno 600 euro reali)
- Semplificazioni per chi trasporta solo rifiuti non pericolosi, come per esempio esonero dalle fideiussioni ed evitare una doppia iscrizione per la stessa azienda che trasporta sia pericolosi, sia non pericolosi
- Limitare la responsabilità del vettore alla sola attività di trasporto
- Prolungare la possibilità di sosta nei terminal e nei porti da quattro a sei giorni
- Rivedere alcune norme che risultano incompatibili con il Codice della Strada.
giovedì, febbraio 25, 2010
Mud 2010 e Sistri: mentre si mormora di proroghe mancano regole chiare e, come sempre, l’Italia dei rifiuti annaspa
Mud 2010: quale modello?
Forse, in molti, ricorderanno che
Sicuramente, a molti non sarà sfuggito che (stante l'entrata in vigore del Dm 17 dicembre 2009 relativo al Sistri) il 30 aprile 2010 dovrebbe essere l'ultimo appuntamento con la dichiarazione Mud per i soggetti obbligati ad aderire al Sistri medesimo.
Infatti, il Sistri acquisisce i dati in tempo reale giorno per giorno.
Tuttavia, da più fonti (anche istituzionali) -come era fin troppo ovvio prevedere, stante la complessità e la non completezza della disciplina - si apprende di una possibile proroga dell'entrata a regime del Sistri.
Date e termini non sono ancora noti, tuttavia, non può non essere evidente che:
Quindi, sarebbe oltremodo opportuno che se il Legislatore cambia le "regole del gioco", deve contestualmente prevedere (e armonizzare) le ricadute operative del cambiamento. Si spera, dunque, che tutto questo sia chiaro al Legislatore e che la formulazione delle proroghe sia improntata ad un disegno complessivo e meditato, a testimonianza che chi scrive possiede una ingegneria di sistema.
Il Mud e il Sistri
Si ritiene sia ormai sufficientemente chiaro a tutti che
- per i soggetti obbligati al Sistri (Dm 17 novembre 2009) la violazione di cui all'articolo 258, comma 1, Dlgs 152/2006 e relativa al Mud deve ritenersi tacitamente abrogata poiché l'impresa o l'ente non sono più obbligati a tenere la condotta ivi descritta a decorrere dalla data di operatività del Sistri per le varie categorie. Però, poiché il non esatto adempimento di tale condotta integra gli estremi di un illecito amministrativo, vale il principio dell'assoggettamento della condotta alla legge del tempo in cui la stessa si è verificata.
Pertanto, la tacita abrogazione non fa venir meno la punibilità per i fatti commessi prima dell'entrata a regime del Sistri per i singoli soggetti. A tali fatti si continua ad applicare la sanzione prevista dal citato articolo 258, comma 1, Dlgs 152/2006;
- per i soggetti non obbligati al Sistri, ma solo invitati ad aderirvi facoltativamente (articolo 1, comma 4, Dm 17 dicembre 2009), il problema non si pone poiché si tratta dei categorie già in precedenza escluse dall'obbligo di Mud e quindi, anche da quello dei registri.
Precisato quanto sopra, il 30 aprile 2010 sarà necessario:
La "diluizione" Sistri non è stata accolta dal Governo
Nel Ddl di conversione in legge del Dl 30 dicembre 2009, n. 194 cd. "Milleproroghe" alcuni Senatori dell'opposizione (Sangalli, Bubbico, Armato, Fioroni, Garraffa, Granaiola, Paolo Rossi, Sbarbati, Tomaselli) avevano presentato un emendamento ([1]) all'articolo 8 di tale Dl aggiungendovi un comma 4-bis. Tale emendamento, in sostanza, confermava la partenza dal 13 luglio 2010 per le imprese più grandi e "diluiva" l'accesso per le compagini più piccole fino al 14 gennaio 2012. Come noto, però, il Governo ha presentato un "cd. "maxi emendamento" da cui tale proposta è stata espunta.
Perché una proroga dell'entrata a regime del Sistri è necessaria?
L'emendamento (peraltro non completamente condivisibile), come detto, non è stato accolto; tuttavia, una proroga soprattutto nella perdurante assenza delle linee guida operative da parte del Ministero dell'Ambiente, è sicuramente necessaria.
Il Ministero si sta esprimendo solo mediante le Faq (Frequently Asked Questions) presenti nel proprio sito. Queste Faq non possono certo considerarsi linee guida o circolari. Sono semplici espressioni del libero pensiero a volte condivisibili, altre meno perché non di rado sembrano più risposte dettate dai principi ideali propri di chi le scrive che non dal dato legislativo cogente. Sono più che altro un atto di buona volontà, al quale nessuno è vincolato, neanche le Autorità di controllo.
Invece, di linee guida e/o circolari c'è grande bisogno.
Tutti ricordano l'atto di civiltà amministrativa compiuto con la Circolare 4 agosto 1998 emanata dai Ministeri dell'Ambiente e dell'Industria all'indomani dei decreti su registri e formulari. La Circolare non poteva risolvere tutto, ma ha risolto moltissimo (fatto salvo l'annosa querelle delle quantità che resta un problema, ma non dell'apparato di tracciabilità e di controllo, ma di organizzazione dell'impresa).
Ancora, tutti ricordano l'altro esempio di buona amministrazione dato con l'Accordo Stato-Regioni I luglio 2004 sui sottoprodotti di origine animale che rendeva chiarissimo chi doveva fare cosa e come in ossequio al non chiarissimo regolamento (Ce) 1774/2002.
Ancora, recentissima e ben fatta è l'approvazione del regolamento di applicazione, del disciplinare tecnico e del manuale operativo del Siviri (Sistema informativo per la vigilanza sulle risorse idriche) in ordine al quale la G.u. 4 febbraio 2010 n. 28 reca l'avviso del Ministero dell'Ambiente che rinvia al sito www.conviri.it dove tutti questi indispensabili documenti sono pubblicati. Per il Sistri, invece, non sembra stia accadendo nulla del genere.
Quando la situazione lo richiede (e il Sistri lo richiede) la P.A. ha il dovere di spiegare (subito e con chiarezza) come si fa. Se il Sistri fosse di così immediata comprensione ed applicazione perché migliaia di aziende (grandi e piccole) sono in cerca di risposte? Evidentemente, qualcosa non va.
Il Cittadino non è un suddito e se chiede (per giunta a gran voce) risposte ha il diritto di ottenerle. Chissà perché, soprattutto nel settore dei rifiuti, il dovere di gestire e tutelare il bene giuridico ambiente si scambia molto spesso con il diritto di esercitare il culto della propria personalità, affermando a parole il proprio ruolo istituzionale senza dare quello che quel ruolo istituzionale impone e pretende.
L'importanza del Sistri è fondamentale. Se ben condotto e ben gestito, il Sistri corre (per fortuna) il rischio di porre l'Italia all'avanguardia nel sistema del controllo e della tracciabilità. Diversamente, il Paese è oppresso e il sistema è depresso. Proprio per questo, la sua implementazione e la sua operatività devono essere accuratissime e condivise. Quindi, prima di far entrare in vigore il Dm 17 dicembre 2009, forse, sarebbe stato opportuno:
predisporre il manuale operativo e il regolamento di applicazione;
fare una sperimentazione;
armonizzare la disciplina normativa.
Spesso, fare le cose in fretta non aiuta a risparmiare tempo.
Si immagini cosa può succedere il 12 agosto 2010 (cioè a ridosso di ferragosto) quando le imprese più piccole (la maggioranza del nostro tessuto produttivo) faranno (se non interviene la proroga) il loro debutto sul Sistri, senza alcuna indicazione gestionale. Un delirio ferragostano.
Conclusioni
La scadenza del 30 aprile 2010, dunque, vedrà le imprese impegnate nella compilazione del nuovo Mud (Dpcm 2008), salvo non intervenga una proroga.
Dal 13 luglio 2010 le imprese più grandi e dal 12 agosto 2010 quelle più piccole partiranno applicando nel concreto il Sistri (salvo non venga concessa la proroga).
Vista la importanza del Sistri ai fini della lotta contro la criminalità organizzata nel settore dei rifiuti e della semplificazione procedurale per le imprese, non rimane che auspicare che (magari usando il tempo delle proroghe, se verranno concesse) quanto prima il Ministero dell'Ambiente tratti i rifiuti di cui al Sistri con la stessa cura delle acque di cui al Siviri.
([1]) Il testo dell'emendamento era il seguente: «4-bis. L'articolo 1, comma 1, del Decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, 17 dicembre 2009, è sostituito dal seguente:
''1. Il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, nel seguito detto anche SISTRl, gestito dal Comando carabinieri per la Tutela dell'Ambiente, è operativo:
a) dal centottantesimo giorno dalla data di entrata in vigore del presente decreto (13 luglio 2010 n.d.A.) per i produttori iniziali di rifiuti pericolosi ivi compresi quelli di cui all'articolo 212, comma 8, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 - con più di 50 dipendenti, per i commercianti e gli intermediari, per i consorzi istituiti per il recupero e il riciclaggio di particolari tipologie di rifiuti che organizzano la gestione di tali rifiuti per conto dei consorziati, nonché per le imprese di cui all'articolo 212, comma 5, del decreto legislativo n. 152 del 2006 che raccolgono e trasportano rifiuti speciali, per le imprese e gli enti che effettuano operazioni di recupero e smaltimento di rifiuti e per i soggetti di cui all'articolo 5, comma 10, del presente decreto.
b) dopo 12 mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto (14 gennaio 2011 n.d.A.) per le imprese e gli enti produttori iniziali di rifiuti pericolosi - ivi compresi quelli di cui all'articolo 212, comma 8, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 - con un numero di dipendenti compreso tra 11 e 50.
c) dopo 18 mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto (14 luglio 2011 n.d.A.)per le imprese e gli enti produttori iniziali di rifiuti pericolosi - ivi compresi quelli di cui all'articolo 212, comma 8, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 - con meno di 11 dipendenti e per le imprese e gli enti di cui all'articolo 184, comma 3, lettere c), d) e g) del medesimo decreto legislativo n. 152 del 2006, che producono oltre 10 tonnellate annue di rifiuti non pericolosi e con un numero di dipendenti superiore a undici.
d) dopo 24 mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto (14 gennaio 2012 n.d.A.) per le imprese e gli enti di cui all'articolo 184, comma 3, lettere c), d) e g) del medesimo decreto legislativo n. 152 del 2006, che producono meno di 10 tonnellate annue di rifiuti non pericolosi e con un numero di dipendenti superiore a undici''.».
*Paola Ficco è Giurista ambientale
Docente universitario Direttore responsabile di "Rifiuti - Bollettino di informazione normativa", Responsabile coordinamento attività legislativa "Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile"
Fonte: Greenreport
Forse, in molti, ricorderanno che
- da alcuni anni il Mud doveva essere redatto in base al Dpcm 24 dicembre 2002 (come rettificato dal Dpcm 22 dicembre 2004);
- tale Dpcm 24 dicembre 2002 è stato sostituito dal Dpcm 2 dicembre 2008;
- l'articolo 5, comma 2-quinquies, Dl 30 dicembre 2008, n. 208, convertito in legge dalla legge 27 febbraio 2009, n. 13 e recante "Misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell'ambiente" disponeva la proroga per l'utilizzo del "vecchio" Mud per la dichiarazione 2009, con riferimento ai rifiuti prodotti e gestiti nel 2008 e lo faceva nei seguenti termini: "2-quinquies. Il modello unico di dichiarazione ambientale allegato al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 2 dicembre 2008, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta ufficiale n. 294 del 17 dicembre 2008, sarà utilizzato, con le relative istruzioni, per le dichiarazioni da presentare, entro il 30 aprile 2010, con riferimento all'anno 2009, da parte dei soggetti interessati. Per le dichiarazioni da presentare entro il 30 aprile 2009, con riferimento all'anno 2008, il modello da utilizzare resta quello allegato al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 24 dicembre 2002, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta ufficiale n. 3 del 4 gennaio 2003, come rettificato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 22 dicembre 2004, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 305 del 30 dicembre 2004, con le relative istruzioni.".
Sicuramente, a molti non sarà sfuggito che (stante l'entrata in vigore del Dm 17 dicembre 2009 relativo al Sistri) il 30 aprile 2010 dovrebbe essere l'ultimo appuntamento con la dichiarazione Mud per i soggetti obbligati ad aderire al Sistri medesimo.
Infatti, il Sistri acquisisce i dati in tempo reale giorno per giorno.
Tuttavia, da più fonti (anche istituzionali) -come era fin troppo ovvio prevedere, stante la complessità e la non completezza della disciplina - si apprende di una possibile proroga dell'entrata a regime del Sistri.
Date e termini non sono ancora noti, tuttavia, non può non essere evidente che:
- se il Mud "vecchio" viene prorogato per quest'anno (come sembra possible)
- se il Sistri viene prorogato (come sembra possibile)
Quindi, sarebbe oltremodo opportuno che se il Legislatore cambia le "regole del gioco", deve contestualmente prevedere (e armonizzare) le ricadute operative del cambiamento. Si spera, dunque, che tutto questo sia chiaro al Legislatore e che la formulazione delle proroghe sia improntata ad un disegno complessivo e meditato, a testimonianza che chi scrive possiede una ingegneria di sistema.
Il Mud e il Sistri
Si ritiene sia ormai sufficientemente chiaro a tutti che
- per i soggetti obbligati al Sistri (Dm 17 novembre 2009) la violazione di cui all'articolo 258, comma 1, Dlgs 152/2006 e relativa al Mud deve ritenersi tacitamente abrogata poiché l'impresa o l'ente non sono più obbligati a tenere la condotta ivi descritta a decorrere dalla data di operatività del Sistri per le varie categorie. Però, poiché il non esatto adempimento di tale condotta integra gli estremi di un illecito amministrativo, vale il principio dell'assoggettamento della condotta alla legge del tempo in cui la stessa si è verificata.
Pertanto, la tacita abrogazione non fa venir meno la punibilità per i fatti commessi prima dell'entrata a regime del Sistri per i singoli soggetti. A tali fatti si continua ad applicare la sanzione prevista dal citato articolo 258, comma 1, Dlgs 152/2006;
- per i soggetti non obbligati al Sistri, ma solo invitati ad aderirvi facoltativamente (articolo 1, comma 4, Dm 17 dicembre 2009), il problema non si pone poiché si tratta dei categorie già in precedenza escluse dall'obbligo di Mud e quindi, anche da quello dei registri.
Precisato quanto sopra, il 30 aprile 2010 sarà necessario:
- compilare e spedire il Mud alle Cccia;
- adempiere a tale condotta compilatoria usando il Dpcm 2 dicembre 2008 (a meno di una proroga dell'ultima ora). L'utilizzo di un modello non conforme si ritiene possa integrare gli estremi della omessa comunicazione
La "diluizione" Sistri non è stata accolta dal Governo
Nel Ddl di conversione in legge del Dl 30 dicembre 2009, n. 194 cd. "Milleproroghe" alcuni Senatori dell'opposizione (Sangalli, Bubbico, Armato, Fioroni, Garraffa, Granaiola, Paolo Rossi, Sbarbati, Tomaselli) avevano presentato un emendamento ([1]) all'articolo 8 di tale Dl aggiungendovi un comma 4-bis. Tale emendamento, in sostanza, confermava la partenza dal 13 luglio 2010 per le imprese più grandi e "diluiva" l'accesso per le compagini più piccole fino al 14 gennaio 2012. Come noto, però, il Governo ha presentato un "cd. "maxi emendamento" da cui tale proposta è stata espunta.
Perché una proroga dell'entrata a regime del Sistri è necessaria?
L'emendamento (peraltro non completamente condivisibile), come detto, non è stato accolto; tuttavia, una proroga soprattutto nella perdurante assenza delle linee guida operative da parte del Ministero dell'Ambiente, è sicuramente necessaria.
Il Ministero si sta esprimendo solo mediante le Faq (Frequently Asked Questions) presenti nel proprio sito. Queste Faq non possono certo considerarsi linee guida o circolari. Sono semplici espressioni del libero pensiero a volte condivisibili, altre meno perché non di rado sembrano più risposte dettate dai principi ideali propri di chi le scrive che non dal dato legislativo cogente. Sono più che altro un atto di buona volontà, al quale nessuno è vincolato, neanche le Autorità di controllo.
Invece, di linee guida e/o circolari c'è grande bisogno.
Tutti ricordano l'atto di civiltà amministrativa compiuto con la Circolare 4 agosto 1998 emanata dai Ministeri dell'Ambiente e dell'Industria all'indomani dei decreti su registri e formulari. La Circolare non poteva risolvere tutto, ma ha risolto moltissimo (fatto salvo l'annosa querelle delle quantità che resta un problema, ma non dell'apparato di tracciabilità e di controllo, ma di organizzazione dell'impresa).
Ancora, tutti ricordano l'altro esempio di buona amministrazione dato con l'Accordo Stato-Regioni I luglio 2004 sui sottoprodotti di origine animale che rendeva chiarissimo chi doveva fare cosa e come in ossequio al non chiarissimo regolamento (Ce) 1774/2002.
Ancora, recentissima e ben fatta è l'approvazione del regolamento di applicazione, del disciplinare tecnico e del manuale operativo del Siviri (Sistema informativo per la vigilanza sulle risorse idriche) in ordine al quale la G.u. 4 febbraio 2010 n. 28 reca l'avviso del Ministero dell'Ambiente che rinvia al sito www.conviri.it dove tutti questi indispensabili documenti sono pubblicati. Per il Sistri, invece, non sembra stia accadendo nulla del genere.
Quando la situazione lo richiede (e il Sistri lo richiede) la P.A. ha il dovere di spiegare (subito e con chiarezza) come si fa. Se il Sistri fosse di così immediata comprensione ed applicazione perché migliaia di aziende (grandi e piccole) sono in cerca di risposte? Evidentemente, qualcosa non va.
Il Cittadino non è un suddito e se chiede (per giunta a gran voce) risposte ha il diritto di ottenerle. Chissà perché, soprattutto nel settore dei rifiuti, il dovere di gestire e tutelare il bene giuridico ambiente si scambia molto spesso con il diritto di esercitare il culto della propria personalità, affermando a parole il proprio ruolo istituzionale senza dare quello che quel ruolo istituzionale impone e pretende.
L'importanza del Sistri è fondamentale. Se ben condotto e ben gestito, il Sistri corre (per fortuna) il rischio di porre l'Italia all'avanguardia nel sistema del controllo e della tracciabilità. Diversamente, il Paese è oppresso e il sistema è depresso. Proprio per questo, la sua implementazione e la sua operatività devono essere accuratissime e condivise. Quindi, prima di far entrare in vigore il Dm 17 dicembre 2009, forse, sarebbe stato opportuno:
predisporre il manuale operativo e il regolamento di applicazione;
fare una sperimentazione;
armonizzare la disciplina normativa.
Spesso, fare le cose in fretta non aiuta a risparmiare tempo.
Si immagini cosa può succedere il 12 agosto 2010 (cioè a ridosso di ferragosto) quando le imprese più piccole (la maggioranza del nostro tessuto produttivo) faranno (se non interviene la proroga) il loro debutto sul Sistri, senza alcuna indicazione gestionale. Un delirio ferragostano.
Conclusioni
La scadenza del 30 aprile 2010, dunque, vedrà le imprese impegnate nella compilazione del nuovo Mud (Dpcm 2008), salvo non intervenga una proroga.
Dal 13 luglio 2010 le imprese più grandi e dal 12 agosto 2010 quelle più piccole partiranno applicando nel concreto il Sistri (salvo non venga concessa la proroga).
Vista la importanza del Sistri ai fini della lotta contro la criminalità organizzata nel settore dei rifiuti e della semplificazione procedurale per le imprese, non rimane che auspicare che (magari usando il tempo delle proroghe, se verranno concesse) quanto prima il Ministero dell'Ambiente tratti i rifiuti di cui al Sistri con la stessa cura delle acque di cui al Siviri.
([1]) Il testo dell'emendamento era il seguente: «4-bis. L'articolo 1, comma 1, del Decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, 17 dicembre 2009, è sostituito dal seguente:
''1. Il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, nel seguito detto anche SISTRl, gestito dal Comando carabinieri per la Tutela dell'Ambiente, è operativo:
a) dal centottantesimo giorno dalla data di entrata in vigore del presente decreto (13 luglio 2010 n.d.A.) per i produttori iniziali di rifiuti pericolosi ivi compresi quelli di cui all'articolo 212, comma 8, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 - con più di 50 dipendenti, per i commercianti e gli intermediari, per i consorzi istituiti per il recupero e il riciclaggio di particolari tipologie di rifiuti che organizzano la gestione di tali rifiuti per conto dei consorziati, nonché per le imprese di cui all'articolo 212, comma 5, del decreto legislativo n. 152 del 2006 che raccolgono e trasportano rifiuti speciali, per le imprese e gli enti che effettuano operazioni di recupero e smaltimento di rifiuti e per i soggetti di cui all'articolo 5, comma 10, del presente decreto.
b) dopo 12 mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto (14 gennaio 2011 n.d.A.) per le imprese e gli enti produttori iniziali di rifiuti pericolosi - ivi compresi quelli di cui all'articolo 212, comma 8, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 - con un numero di dipendenti compreso tra 11 e 50.
c) dopo 18 mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto (14 luglio 2011 n.d.A.)per le imprese e gli enti produttori iniziali di rifiuti pericolosi - ivi compresi quelli di cui all'articolo 212, comma 8, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 - con meno di 11 dipendenti e per le imprese e gli enti di cui all'articolo 184, comma 3, lettere c), d) e g) del medesimo decreto legislativo n. 152 del 2006, che producono oltre 10 tonnellate annue di rifiuti non pericolosi e con un numero di dipendenti superiore a undici.
d) dopo 24 mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto (14 gennaio 2012 n.d.A.) per le imprese e gli enti di cui all'articolo 184, comma 3, lettere c), d) e g) del medesimo decreto legislativo n. 152 del 2006, che producono meno di 10 tonnellate annue di rifiuti non pericolosi e con un numero di dipendenti superiore a undici''.».
*Paola Ficco è Giurista ambientale
Docente universitario Direttore responsabile di "Rifiuti - Bollettino di informazione normativa", Responsabile coordinamento attività legislativa "Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile"
Fonte: Greenreport
giovedì, febbraio 11, 2010
RELS - Innovative chain for energy recovery from waste in natural parks
Il Comune di Reggio Emilia ha recentemente vinto, insieme all'Università di Modena e Reggio Emilia (capofila), il Parco delle 5 Terre e la Provincia di Cosenza, un bando LIFE+ dal titolo "RELS - Innovative chain for energy recovery from waste in natural parks"; il progetto si pone come obiettivo generale di contribuire in maniera innovativa ed efficace allo sviluppo delle priorità dell’Unione Europea nel campo del riciclaggio dei rifiuti e della produzione di energia da fonti rinnovabili, ma persegue anche alcuni obiettivi specifici come la realizzazione di un progetto e sviluppo prototipale di un ciclo integrato e sostenibile per la raccolta dei rifiuti e il recupero energetico nei parchi naturali; la realizzazione e sperimentazione di piani per la gestione del riciclo dei rifiuti; la promozione della consapevolezza dei cittadini verso il turismo sostenibile e l’importanza sociale dei parchi naturali; la promozione e diffusione di buone prassi nel campo della gestione dei rifiuti con speciale attenzione al riciclo e al recupero energetico.
Per informazioni:
Progetto integrale: Parte A | Parte A1 | Parte A2 | Parte A3 | Parte B | Parte B1 | Parte B2 | Parte C | Parte C1 | Parte C2 |
Per informazioni:
- Dipartimento di Scienze e Metodi dell'Ingegneria Università degli studi di Modena e Reggio Emilia - via Amendola 2 - Pad. Morselli - 42122 Reggio Emilia tel. 0522.522.610
- Comune di Reggio Emilia Politiche per la Sostenibilità Ambientale e la Mobilità - Via Emilia San Pietro, 12 - 42121 Reggio Emilia - tel. 0522.585115
Progetto integrale: Parte A | Parte A1 | Parte A2 | Parte A3 | Parte B | Parte B1 | Parte B2 | Parte C | Parte C1 | Parte C2 |
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