Scopo del Premio
Lavorare alla nascita di un Premio sulle buone prassi amministrative che si identifichi nei princìpi della decrescita felice è l’obiettivo che muove fin dalla nascita gli amministratori dell’Associazione nazionale dei Comuni Virtuosi, quale punto di riferimento per la diffusione di politiche e scelte quotidiane orientate a diminuire l’impronta ecologica degli enti locali e, più in generale, delle comunità locali.
Può e deve esistere un legame molto forte tra i nuovi stili di vita cresciuti negli ultimi anni grazie all’impegno di centinaia di gruppi di acquisto, botteghe del commercio equo e solidale, banche del tempo, associazioni e comitati, produttori bio e agricoltori, singoli cittadini e cooperative sociali, e le scelte di “governo di un territorio” promosse dall’ente locale di prossimità. Il Comune inteso appunto come bene comune, da cui partire per imprimere ai tanti territori disposti a mettersi in gioco, un nuovo modello di società basato su autoproduzione e dono, convivialità e solidarietà, sobrietà e buon senso.
La quarta edizione del Premio vuole essere anche un’opportunità per contribuire alla creazione di una maggiore sensibilità da parte dei cittadini e di un maggiore incoraggiamento ad altri soggetti pubblici al tema delle “buone pratiche”, attraverso la valorizzazione e la promozione di casi esemplari di esperienze avviate in questi anni con successo.
Ammissione al premio
Al Premio possono concorrere tutti gli Enti locali che abbiano avviato politiche (azioni, iniziative, progetti caratterizzati da concretezza ed una verificabile diminuzione dell’impronta ecologica) di sensibilizzazione e di sostegno alle “buone
pratiche locali” con particolare riferimento alle seguenti categorie:
GESTIONE DEL TERRITORIO - (Opzione cementificazione zero, recupero aree dismesse, progettazione partecipata, bioedilizia, etc.);
IMPRONTA ECOLOGICA DELLA MACCHINA COMUNALE - (efficienza energetica, acquisti verdi, mense biologiche, etc.);
RIFIUTI - (raccolta differenziata porta a porta spinta, progetti per la riduzione dei rifiuti e riuso, etc);
MOBILITÀ SOSTENIBILE - (car-sharing, car-pooling, traporto pubblico integrato, piedibus, scelta di carburanti
alternativi al petrolio e meno inquinanti, etc.);
NUOVI STILI DI VITA - (progetti per stimolare nella cittadinanza scelte quotidiane sobrie e sostenibili, quali: autoproduzione, filiera corta, cibo biologico e di stagione, sostegno alla costituzione di gruppi di acquisto, turismo ed ospitalità sostenibili, promozione della cultura della pace, cooperazione e solidarietà, disimballo dei territori, diffusione commercio equo e solidale, autoproduzione, finanza etica, etc.)
Modalità di partecipazione
Gli enti locali interessati a partecipare dovranno far pervenire entro e non oltre il 30/06/2010, all’indirizzo email: info@comunivirtuosi.org una scheda riassuntiva dell’iniziativa intrapresa che si vuole evidenziare la quale complessivamente indichi:
- Ente Locale Promotore
- Categoria dell’iniziativa e finalità della stessa
- Sintetica descrizione dell’iniziativa effettuata (sino ad un massimo di 4 cartelle - eventualmente supportate da materiale
- fotografico, audio o video)
- Tempi di realizzazione ed attuazione
- Soggetti coinvolti nella sua realizzazione
- Risultati conseguiti
Obblighi dei partecipanti
Oltre ad una quota di € 150,00 come spese di segreteria, che dovrà essere versata tassativamente al momento della presentazione del progetto (inviando nella mail copia del bonifico), con il semplice invio della documentazione sopra descritta i partecipanti assumono i seguenti obblighi:
- in caso di vincita, a partecipare direttamente attraverso il suo Sindaco/Presidente o l’Assessore responsabile del progetto, alla Cerimonia di Premiazione, svolgendo un intervento che illustri sinteticamente obiettivi, metodo e conclusioni del proprio lavoro;
- autorizzare la divulgazione di tale intervento o dell’iniziativa segnalata: per gli organi di stampa che ne facessero richiesta ad esclusivo fine di promozione dell’iniziativa; per la pubblicazione da parte di questa associazione degli atti
della Cerimonia di premiazione; per la creazione di database o monitoraggi che abbiano come scopo sociale la raccolta e la catalogazione di tutte le esperienze di buone pratiche avviate nel nostro Paese;
- intraprendere nel proprio territorio una o più iniziative che possano portare a conoscenza della propria cittadinanza del conseguimento del Premio e dell’importanza dell’applicazione di buone pratiche locali.
Il versamento della quota di iscrizione deve essere effettuato sul conto corrente n° 67159707, tramite bonifico bancario, Cod. IBAN IT90 W076 0102 6000 0006 7159 707, intestato a: ‘Associazione nazionale dei Comuni Virtuosi’ Piazza G. Matteotti n°17 60030 Monsano (AN).
Commissione giudicatrice
La Commissione Giudicatrice del Premio è composta da 10 membri, 5 autorevoli esponenti del mondo dell’associazionismo e della cultura, e da 5 rappresentanti dell’Associazione nazionale dei Comuni Virtuosi.
Non potranno partecipare al bando enti locali al cui interno siano presenti con cariche istituzionali membri della giuria.
La Commissione, ricevuta copia di tutte le schede di partecipazione pervenute, valuterà i contenuti di merito, proclamerà i vincitori e ne trasmetterà i nomi alla Segreteria del Premio per la comunicazione ufficiale.
Per ogni categoria verranno proclamati due vincitori, uno per i comuni sotto i 15.000 abitanti e uno per i comuni sopra i 15.000 abitanti (ammesso che vi siano almeno 10 comuni per ognuna delle quote fissate, in caso contrario verrà
assegnato un unico premio per categoria).
Inoltre verrà proclamato un vincitore assoluto del Premio “Comuni a 5 stelle”, e sarà il Comune che avrà evidenziato un’azione integrata trasversale a tutte e cinque le categorie del premio. Al vincitore assoluto spetterà il “Corso residenziale al Centro per l’Energia e l’ambiente” di Springe in Germania (6/15 agosto 2010, al quale potrà partecipare gratuitamente il sindaco o suo delegato).
Il giudizio della Commissione è inappellabile e insindacabile. Le modalità di discussione interne alla Commissione per la scelta dei vincitori sono autonomamente decise dalla Commissione ed egualmente insindacabili.
Modalità di comunicazione dell’avvenuta vincita
Gli enti locali premiati vengono informati dell’assegnazione del Premio a mezzo di e-mail e successiva comunicazione telefonica.
Cerimonia di premiazione
La Cerimonia di Premiazione avverrà nel corso di un incontro pubblico che si terrà a Bisignano (CS), il 4 settembre 2010. In tale sede avverrà la proclamazione ufficiale e la consegna dei Premi da parte dei membri della Commissione giudicatrice con relativo attestato di merito recante la motivazione della scelta.
Promozione del premio
L’Associazione dei Comuni Virtuosi si impegna a dare massima diffusione tramite stampa/radio/giornali al bando del Premio, alla cerimonia di premiazione e agli Enti locali vincitori.
Segreteria del premio
Per ogni necessità di ulteriori informazioni è stata istituita la Segreteria del Premio quale organo operativo a cui chiunque può rivolgersi.
I suoi recapiti sono:
Comune di Colorno:
3346535965
info@comunivirtuosi.org
Monsano, marzo 2010.
Il quesito posto dal titolo di questo blog, sarà il cardine attorno al quale ruoterranno gli articoli pubblicati dalla redazione , e i contributi provenienti dai lettori.: "Rifiuti o Risorse ?" richiama l'attenzione sui "mille" possibili utilizzi di quei materiali che vengono "scartati" o residuano dai processi di produzione e/o di consumo, allo stesso tempo un inutile spreco di risorse naturali, e una minaccia per la qualità e la salute dell'ambiente.
mercoledì, marzo 24, 2010
martedì, marzo 09, 2010
Aggiornamento sul nuovo sistema SISTRI
Dentro uno scenario che mantiene molte incertezze, negli ultimi giorni sono intervenute alcune significative novità.
Innanzitutto, il 27 febbraio (praticamente alla vigilia della scadenza per l’iscrizione dei primi soggetti obbligati al Sistri) è stato pubblicato in Gu il Dm 15 febbraio 2010 recante una proroga ai termini di iscrizione (30 giorni) e alcune importanti precisazioni riguardo le modalità di gestione previste per il nuovo sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti.
Segnaliamo che in Reteambiente.it è già disponibile – e aperto a tutti i visitatori – il testo del Dm ambiente 17 dicembre 2009, coordinato con le modifiche apportate dal Dm 15 febbraio 2010. Inoltre – ma solo per gli abbonati al servizio Osservatorio di Normativa ambientale – è consultabile un Commento dettagliato e sistematico su tutti gli aspetti operativi del nuovo scenario.
In sostanza, variano i termini di iscrizione ma non quelli di adozione e pertanto – salvo altri ripensamenti da parte del Legislatore – si conferma che il SISTRI sarà operativo a partire dal 13 luglio (per il primo gruppo) e dal 12 agosto (per il secondo), sostituendo per questi soggetti, progressivamente, le tradizionali scritture ambientali (Registri, Formulari e MUD).
Restano quindi immutate anche le preoccupazioni dei produttori e dei gestori di rifiuti: come si farà a passare dal vecchio al nuovo senza incertezze sulle modalità di compilazione? Come si potrà eventualmente correggere i dati immessi? Come si configurerà il sistema sanzionatorio in materia? Molte risposte dovrebbero giungere dal nuovo sito allestito dal Ministero dell’Ambiente (www.sistri.it), e soprattutto dall’aggiornamento del “Codice ambientale” (Dlgs 152/2006), atteso entro l’autunno.
Una cosa è certa: per operare efficacemente nel nuovo sistema informatizzato, i vari soggetti obbligati dovranno monitorare con grande cura la propria situazione prima di inserire nel Sistri i dati di gestione di cui si assumono la responsabilità.
A questo proposito ricordiamo che Edizioni Ambiente ha realizzato Gestione Rifiuti On line, un nuovo programma gestionale che opera direttamente in rete e consente – oltre alla tenuta delle tradizionali scritture ambientali – di effettuare tutti i controlli operativi e di conformità richiesti dalla gestione. Non appena sarà diffuso il Sistri, il programma fornirà gli adeguati supporti di conversione dei dati per l’immissione nel nuovo sistema. Per informazioni: Gestione Rifiuti On line.
Va segnalato inoltre che la Rivista Rifiuti – Bollettino di informazione normativa ha avviato da questo mese di marzo una nuova rubrica dal titolo “Finestra Sistri”, nella quale vengono analizzate puntualmente le questioni tecniche e interpretative che caratterizzano questa fase di rapida transizione. Per maggiori informazioni: Rivista Rifiuti
A complicare ulteriormente il quadro, queste settimane sono caratterizzate dall’interrogativo: “MUD vecchio o MUD nuovo?”. Qui è in corso un’evidente divaricazione tra previsioni di legge e situazione “di fatto”. Il sistema normativo oggi vigente dispone che il MUD 2010 (per l’anno 2009) sia fatto in riferimento al Dpcm 2 dicembre 2008 e sia quindi un MUD “nuovo”, diverso da quello applicato nel 2009 (Dpcm 24 dicembre 2002). D’altro lato, l’avvento del Sistri e il tempo sempre più esiguo a disposizione hanno indotto le principali associazioni di categoria e le stesse Camere di commercio a diffondere l’indicazione che il MUD 2010 sarà ancora quello vecchio, indicazione alla quale si stanno attenendo gran parte degli operatori implicati. Ci si augura che un tempestivo provvedimento ad hoc ponga rimedio a questa apparente violazione collettiva.
Segnaliamo, infine, che Edizioni Ambiente organizza su questo tema due seminari di formazione (a Roma, il 7 aprile; a Milano, il 9 aprile), che intendono affrontare in maniera dettagliata le modalità di compilazione e di consegna del Modello Unico di Dichiarazione Ambientale, e che rivolgeranno particolare attenzione ai casi concreti sottoposti dai partecipanti. Per maggiori informazioni: Formazione sui rifiuti
Consigliamo di consultare le pagine di Reteambiente.it che offrono un monitoraggio quotidiano di quanto sta avvenendo per ciascuna delle questioni citate.
Fonte: Reteambiente.it
Innanzitutto, il 27 febbraio (praticamente alla vigilia della scadenza per l’iscrizione dei primi soggetti obbligati al Sistri) è stato pubblicato in Gu il Dm 15 febbraio 2010 recante una proroga ai termini di iscrizione (30 giorni) e alcune importanti precisazioni riguardo le modalità di gestione previste per il nuovo sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti.
Segnaliamo che in Reteambiente.it è già disponibile – e aperto a tutti i visitatori – il testo del Dm ambiente 17 dicembre 2009, coordinato con le modifiche apportate dal Dm 15 febbraio 2010. Inoltre – ma solo per gli abbonati al servizio Osservatorio di Normativa ambientale – è consultabile un Commento dettagliato e sistematico su tutti gli aspetti operativi del nuovo scenario.
In sostanza, variano i termini di iscrizione ma non quelli di adozione e pertanto – salvo altri ripensamenti da parte del Legislatore – si conferma che il SISTRI sarà operativo a partire dal 13 luglio (per il primo gruppo) e dal 12 agosto (per il secondo), sostituendo per questi soggetti, progressivamente, le tradizionali scritture ambientali (Registri, Formulari e MUD).
Restano quindi immutate anche le preoccupazioni dei produttori e dei gestori di rifiuti: come si farà a passare dal vecchio al nuovo senza incertezze sulle modalità di compilazione? Come si potrà eventualmente correggere i dati immessi? Come si configurerà il sistema sanzionatorio in materia? Molte risposte dovrebbero giungere dal nuovo sito allestito dal Ministero dell’Ambiente (www.sistri.it), e soprattutto dall’aggiornamento del “Codice ambientale” (Dlgs 152/2006), atteso entro l’autunno.
Una cosa è certa: per operare efficacemente nel nuovo sistema informatizzato, i vari soggetti obbligati dovranno monitorare con grande cura la propria situazione prima di inserire nel Sistri i dati di gestione di cui si assumono la responsabilità.
A questo proposito ricordiamo che Edizioni Ambiente ha realizzato Gestione Rifiuti On line, un nuovo programma gestionale che opera direttamente in rete e consente – oltre alla tenuta delle tradizionali scritture ambientali – di effettuare tutti i controlli operativi e di conformità richiesti dalla gestione. Non appena sarà diffuso il Sistri, il programma fornirà gli adeguati supporti di conversione dei dati per l’immissione nel nuovo sistema. Per informazioni: Gestione Rifiuti On line.
Va segnalato inoltre che la Rivista Rifiuti – Bollettino di informazione normativa ha avviato da questo mese di marzo una nuova rubrica dal titolo “Finestra Sistri”, nella quale vengono analizzate puntualmente le questioni tecniche e interpretative che caratterizzano questa fase di rapida transizione. Per maggiori informazioni: Rivista Rifiuti
A complicare ulteriormente il quadro, queste settimane sono caratterizzate dall’interrogativo: “MUD vecchio o MUD nuovo?”. Qui è in corso un’evidente divaricazione tra previsioni di legge e situazione “di fatto”. Il sistema normativo oggi vigente dispone che il MUD 2010 (per l’anno 2009) sia fatto in riferimento al Dpcm 2 dicembre 2008 e sia quindi un MUD “nuovo”, diverso da quello applicato nel 2009 (Dpcm 24 dicembre 2002). D’altro lato, l’avvento del Sistri e il tempo sempre più esiguo a disposizione hanno indotto le principali associazioni di categoria e le stesse Camere di commercio a diffondere l’indicazione che il MUD 2010 sarà ancora quello vecchio, indicazione alla quale si stanno attenendo gran parte degli operatori implicati. Ci si augura che un tempestivo provvedimento ad hoc ponga rimedio a questa apparente violazione collettiva.
Segnaliamo, infine, che Edizioni Ambiente organizza su questo tema due seminari di formazione (a Roma, il 7 aprile; a Milano, il 9 aprile), che intendono affrontare in maniera dettagliata le modalità di compilazione e di consegna del Modello Unico di Dichiarazione Ambientale, e che rivolgeranno particolare attenzione ai casi concreti sottoposti dai partecipanti. Per maggiori informazioni: Formazione sui rifiuti
Consigliamo di consultare le pagine di Reteambiente.it che offrono un monitoraggio quotidiano di quanto sta avvenendo per ciascuna delle questioni citate.
Fonte: Reteambiente.it
Rifiuti plastici nel cemento
E' l'obiettivo di un progetto di ricerca europeo guidato dal Cetma.
Il Consorzio Cetma di Brindisi coordina il progetto di ricerca europeo Numix, "Aggregate for concrete from recycling of plastic waste", che punta a diffondere l'impiego di materiali plastici riciclati nella produzione di granuli espansi per calcestruzzo alleggerito strutturale e non strutturale, nonché scaglie densificate per malta.
Si tratta di trovare un utile impiego, in alternativa all'argilla espansa, ai rifiuti plastici misti, quelli che non possono essere riciclati per via meccanica e che trovano come fine vita la discarica o l'inceneritore. Qualcosa come 12 milioni di tonnellate avviate all'inceneritore ogni anno solo in Europa.
Il progetto, che ha un budget di 1,3 milioni di euro, durerà tre anni: oltre al Cetma partecipano alla ricerca il Centro Riciclo Vedelago e SGI Studio Galli Ingegneria per l'Italia, DFS Montenegro Engineering (con sede in Montenegro) e la spagnola Acciona Infraestructures.
Cetma sta selezionando, ai fini dell'introduzione sul mercato dei prodotti frutto della ricerca, aziende operanti nel settore delle materie plastiche interessate a produrre gli aggregati espansi da riciclo e, allo stesso tempo, aziende nel settore del calcestruzzo interessate ad utilizzare questi materiali.
Vedi anche: Progetto Numix
Fonte: Polimerica
Il Consorzio Cetma di Brindisi coordina il progetto di ricerca europeo Numix, "Aggregate for concrete from recycling of plastic waste", che punta a diffondere l'impiego di materiali plastici riciclati nella produzione di granuli espansi per calcestruzzo alleggerito strutturale e non strutturale, nonché scaglie densificate per malta.
Si tratta di trovare un utile impiego, in alternativa all'argilla espansa, ai rifiuti plastici misti, quelli che non possono essere riciclati per via meccanica e che trovano come fine vita la discarica o l'inceneritore. Qualcosa come 12 milioni di tonnellate avviate all'inceneritore ogni anno solo in Europa.
Il progetto, che ha un budget di 1,3 milioni di euro, durerà tre anni: oltre al Cetma partecipano alla ricerca il Centro Riciclo Vedelago e SGI Studio Galli Ingegneria per l'Italia, DFS Montenegro Engineering (con sede in Montenegro) e la spagnola Acciona Infraestructures.
Cetma sta selezionando, ai fini dell'introduzione sul mercato dei prodotti frutto della ricerca, aziende operanti nel settore delle materie plastiche interessate a produrre gli aggregati espansi da riciclo e, allo stesso tempo, aziende nel settore del calcestruzzo interessate ad utilizzare questi materiali.
Vedi anche: Progetto Numix
Fonte: Polimerica
venerdì, marzo 05, 2010
Emergenza rifiuti in Campania, la corte Ue condanna l'Italia
di Eleonora Santucci
La Corte di Giustizia europea condanna l'Italia per non aver creato in Campania (551 comuni) una rete integrata e adeguata di impianti di recupero e di smaltimento di rifiuti idonei a consentire l'autosufficienza in materia, improntata al criterio della prossimità geografica. Una situazione che fra l'altro che ha determinato un pericolo per la salute dell'uomo e per l'ambiente.
«Una sentenza meritata - commenta Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente - Quindici anni di commissariamento della regione non sono serviti a null'altro che a sprecare circa 3 miliardi di euro per avere, ad oggi, impianti di trattamento inadeguati, centinaia di siti da bonificare in tutta la regione, emergenze sanitarie da affrontare e multe salate da pagare».
Dunque l'Italia, non avendo adottato tutte le misure necessarie per il trattamento dei rifiuti e avendo messo in pericolo la salute umana e recato pregiudizio all'ambiente, ha violato la normativa europea sui rifiuti (la 2006/12 ora sostituita dalla nuova direttiva del 2008).
L'Italia ha trasposto la direttiva nel 2006 (con il Dlgs 152/06 a più riprese modificato e ancora in corso di revisione) e, per quanto riguarda la regione Campania, una legge regionale ha definito 18 zone territoriali omogenee in cui si doveva procedere alla gestione dei rifiuti urbani prodotti nei rispettivi bacini.
Ma ciò non è servito a risolvere la situazione di crisi: ingenti quantitativi di rifiuti si sono ammassati nelle strade, nonostante l'assistenza di altre regioni e dell'autorità tedesche. E tutto ciò ha dimostrato appunto un deficit strutturale di impianti a cui non è stato possibile rimediare.
Dal canto sui l'Italia si è difesa dalle accuse europee sostenendo che il governo avrebbe compiuto ogni possibile sforzo per arginare tale crisi, sia mobilitando i propri migliori esponenti e persino le forze armate, sia realizzando importanti investimenti finanziari. E ha pure sostenuto che le disfunzioni dei sette impianti di Cdr sono dovute a inadempienze contrattuali, o addirittura a comportamenti delittuosi o criminali, indipendenti dalla volontà del governo. Concludendo che "tutte queste circostanze sarebbero tali da rappresentare cause di forza maggiore".
Ma secondo la Corte di Giustizia - e ancora prima l'avvocato generale - né l'opposizione della popolazione, né gli inadempimenti contrattuali e neppure l'esistenza di attività criminali costituiscono casi di forza maggiore che possono giustificare la violazione degli obblighi derivanti dalla direttiva e la mancata realizzazione effettiva e nei tempi previsti degli impianti.
Una direttiva che fra l'altro fissa obiettivi di protezione dell'ambiente e della salute umana e che lascia agli Stati membri un potere discrezionale nella scelta delle misure da adottare. Ma che comunque, vista la natura preventiva dell'obiettivo della tutela della salute, obbliga gli Stati a non esporre la salute umana a pericolo durante le operazioni di recupero e smaltimento dei rifiuti.
D'altra parte, l'Italia - che non ha contestato la realtà - ha ammesso la pericolosità della situazione per la salute umana, esposta a un rischio certo.
«Eppure - ha continuato Ciafani - proprio in Campania ci sono 150 comuni che hanno saputo affrontare la questione rifiuti in modo efficace e utile. 150 comuni che hanno attivato la raccolta differenziata e raggiunto gli obiettivi previsti dalla legge. Salerno, in particolare, si è distinta per efficacia e concretezza nell'aver attivato, unico capoluogo della regione, la raccolta porta a porta in tutta la città».
«Il problema dei rifiuti in Campania - ha sottolineato il presidente di Legambiente Campania Michele Buonomo - che sta costando il blocco di 500 milioni di euro destinati alla regione dall'Ue, non era quindi irrisolvibile. Al contrario, la replica delle buone pratiche portate avanti in solitudine da questi Comuni virtuosi avrebbero potuto rappresentare la soluzione più concreta e positiva, mentre proprio questi, sono stati penalizzati dall'assenza degli impianti di compostaggio in loco».
Fonte: Greenreport
La Corte di Giustizia europea condanna l'Italia per non aver creato in Campania (551 comuni) una rete integrata e adeguata di impianti di recupero e di smaltimento di rifiuti idonei a consentire l'autosufficienza in materia, improntata al criterio della prossimità geografica. Una situazione che fra l'altro che ha determinato un pericolo per la salute dell'uomo e per l'ambiente.
«Una sentenza meritata - commenta Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente - Quindici anni di commissariamento della regione non sono serviti a null'altro che a sprecare circa 3 miliardi di euro per avere, ad oggi, impianti di trattamento inadeguati, centinaia di siti da bonificare in tutta la regione, emergenze sanitarie da affrontare e multe salate da pagare».
Dunque l'Italia, non avendo adottato tutte le misure necessarie per il trattamento dei rifiuti e avendo messo in pericolo la salute umana e recato pregiudizio all'ambiente, ha violato la normativa europea sui rifiuti (la 2006/12 ora sostituita dalla nuova direttiva del 2008).
L'Italia ha trasposto la direttiva nel 2006 (con il Dlgs 152/06 a più riprese modificato e ancora in corso di revisione) e, per quanto riguarda la regione Campania, una legge regionale ha definito 18 zone territoriali omogenee in cui si doveva procedere alla gestione dei rifiuti urbani prodotti nei rispettivi bacini.
Ma ciò non è servito a risolvere la situazione di crisi: ingenti quantitativi di rifiuti si sono ammassati nelle strade, nonostante l'assistenza di altre regioni e dell'autorità tedesche. E tutto ciò ha dimostrato appunto un deficit strutturale di impianti a cui non è stato possibile rimediare.
Dal canto sui l'Italia si è difesa dalle accuse europee sostenendo che il governo avrebbe compiuto ogni possibile sforzo per arginare tale crisi, sia mobilitando i propri migliori esponenti e persino le forze armate, sia realizzando importanti investimenti finanziari. E ha pure sostenuto che le disfunzioni dei sette impianti di Cdr sono dovute a inadempienze contrattuali, o addirittura a comportamenti delittuosi o criminali, indipendenti dalla volontà del governo. Concludendo che "tutte queste circostanze sarebbero tali da rappresentare cause di forza maggiore".
Ma secondo la Corte di Giustizia - e ancora prima l'avvocato generale - né l'opposizione della popolazione, né gli inadempimenti contrattuali e neppure l'esistenza di attività criminali costituiscono casi di forza maggiore che possono giustificare la violazione degli obblighi derivanti dalla direttiva e la mancata realizzazione effettiva e nei tempi previsti degli impianti.
Una direttiva che fra l'altro fissa obiettivi di protezione dell'ambiente e della salute umana e che lascia agli Stati membri un potere discrezionale nella scelta delle misure da adottare. Ma che comunque, vista la natura preventiva dell'obiettivo della tutela della salute, obbliga gli Stati a non esporre la salute umana a pericolo durante le operazioni di recupero e smaltimento dei rifiuti.
D'altra parte, l'Italia - che non ha contestato la realtà - ha ammesso la pericolosità della situazione per la salute umana, esposta a un rischio certo.
«Eppure - ha continuato Ciafani - proprio in Campania ci sono 150 comuni che hanno saputo affrontare la questione rifiuti in modo efficace e utile. 150 comuni che hanno attivato la raccolta differenziata e raggiunto gli obiettivi previsti dalla legge. Salerno, in particolare, si è distinta per efficacia e concretezza nell'aver attivato, unico capoluogo della regione, la raccolta porta a porta in tutta la città».
«Il problema dei rifiuti in Campania - ha sottolineato il presidente di Legambiente Campania Michele Buonomo - che sta costando il blocco di 500 milioni di euro destinati alla regione dall'Ue, non era quindi irrisolvibile. Al contrario, la replica delle buone pratiche portate avanti in solitudine da questi Comuni virtuosi avrebbero potuto rappresentare la soluzione più concreta e positiva, mentre proprio questi, sono stati penalizzati dall'assenza degli impianti di compostaggio in loco».
Fonte: Greenreport
RAEE: Revisione della direttiva 2002/96/CE: le osservazioni e le critiche di ANIE
La proposta della Commissione Europea (3 dicembre 2008)
La revisione della Direttiva 2002/96/CE sui Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE), prevista dall’articolo 17 comma 5 della medesima, ha avuto inizio con l’adozione da parte della Commissione Europea di una proposta di modifica, in data 3 dicembre 2008, presentata al Consiglio dell’Unione Europea e al Parlamento Europeo.
Il testo proposto dalla Commissione introduce numerose novità; per quanto riguarda l’ambito di applicazione della Direttiva, la Commissione istituisce una dipendenza dalla Direttiva 2002/95/CE sulla restrizione all’uso di alcune sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche (Direttiva RoHS), spostando gli allegati IA e IB (in cui sono elencate le 10 categorie di AEE) dal testo della RAEE al testo della RoHS; sarebbero escluse dall’ambito di applicazione della RAEE gli apparecchi che non vengono immessi sul mercato come singole unità funzionali e commerciali, le lampade a incandescenza, i dispositivi medici impiantati e infettati; si dice infine che i RAEE dovrebbero essere classificati in base alla loro provenienza (domestici o non domestici).
Il concetto di riuso
Le definizioni vengono fornite in conformità alla nuova direttiva quadro in materia di rifiuti 2008/98/CE. Sembra opportuno in questa sede soffermarsi sul concetto di “riuso” definito come qualsiasi operazione mediante la quale prodotti o componenti che non sono rifiuti sono impiegati per la stessa finalità per la quale erano stati concepiti; la “preparazione per il riuso” invece verrebbe definita come quella serie di operazioni mediante le quali prodotti o componenti di prodotti diventati rifiuti sono preparati in modo da poter essere reimpiegati; anche la definizione di produttore presenta un’importante innovazione: al terzo punto si dice che è produttore colui che è stabilito nella Comunità e immette nel mercato comunitario AEE provenienti da un paese terzo nell’ambito di un’attività professionale.
Le modifiche più importanti nel testo della Commissione sono quelle relative al tasso di raccolta separata e al finanziamento dei costi di gestione dei RAEE provenienti dai nuclei domestici. Si impone agli Stati Membri di garantire che i produttori raggiungano un tasso di raccolta separata dei RAEE pari al 65% entro il 31/12/2012, calcolato in base al peso dei RAEE raccolti in un dato anno, come percentuale del peso medio delle AEE immesse sul mercato nei due anni precedenti in un dato Stato Membro; vengono inoltre fissati gli obiettivi di recupero e di preparazione per il riutilizzo per ciascuna delle 10 categorie. Per quanto riguarda il finanziamento dei RAEE dai nuclei domestici, gli Stati Membri dovrebbero incoraggiare il fatto che ai produttori spetterebbe la responsabilità piena del finanziamento dei costi derivanti dalla gestione dei RAEE, relativamente a ciascuna fase del loro ciclo di vita, vale a dire anche dalla raccolta dalla casa privata. La Commissione lascia la possibilità ai produttori di indicare agli utenti, al momento della vendita di nuovi prodotti, i costi derivanti dalla gestione dei RAEE.
Registro europeo di produttori
Gli Stati Membri dovrebbero redigere un registro di produttori di AEE al fine di verificare il compimento degli obblighi finanziari su loro ricadenti; nel registro, i produttori inseriranno tutte le informazioni pertinenti, anche al fine di rendere conto della propria attività in tutti gli altri Stati Membri; viene sancita la necessità di un’inter-operabilità dei registri a livello europeo, perché si possano scambiare le informazioni, anche quelle relative alle quantità immesse sul mercato ed ai trasferimenti di denaro in relazione a trasferimenti intracomunitari di prodotti o di RAEE.
La posizione di ANIE
ANIE Federazione, aderente a Confindustria, rappresenta le imprese elettrotecniche ed elettroniche che operano in Italia. Si tratta di un settore altamente tecnologico e fortemente globalizzato, che investe ingenti risorse in ricerca e sviluppo. Con le 11 Associazioni che la compongono, ANIE riunisce comparti strategici che danno un importante ausilio alla crescita del sistema-Paese e al suo successo sui mercati internazionali.
ANIE Federazione cerca il sostegno dei legislatori europei per i seguenti argomenti relativamente alla proposta della Commissione di revisione della Direttiva 2002/96/CE sui Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE):
Assenza di trasparenza: nonostante la consultazione di alcuni stakeholder anteriormente all’estate del 2008, la Commissione non ha discusso con essi le scelte effettuate per la proposta finale. La Commissione inoltre non fornisce né dati oggettivamente riscontrabili, né una relazione sull’implementazione, né i propri studi preparatori, a sostegno della proposta finale, con cui motiverebbe il bisogno di modifiche fondamentali nella Direttiva, per esempio relativamente al finanziamento o alla raccolta. Di conseguenza ANIE ritiene che le proposte risultino totalmente inadeguate e conta sul Parlamento Europeo e sul Consiglio per il raggiungimento di una soluzione realizzabile.
I produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche sono totalmente impegnati nel raggiungimento degli obiettivi della Direttiva RAEE: i produttori si sono seriamente fatti carico delle proprie responsabilità ed hanno guidato un’implementazione efficiente della direttiva attualmente in vigore, atteggiamento che intendono portare avanti anche negli sviluppi futuri. I produttori sono totalmente intenzionati a trattare il 100% dei RAEE di loro competenza in accordo con quanto prescritto dalla Direttiva RAEE.
ANIE inoltre riconosce gli argomenti della Commissione nell’ambito della gestione dei RAEE e in particolare in relazione ad alcune tematiche come:
Ciò risulta evidente per le seguenti ragioni:
o Il consumatore è libero di scegliere se restituire RAEE o se tenerli per qualsiasi altra finalità; i consumatori sono anche liberi di scegliere il soggetto cui consegnare ciascuno dei loro RAEE (sia esso una municipalizzata, uno smaltitore, ecc...)
Pertanto i produttori non possono accettare una proposta che fornisce un assegno in bianco per il finanziamento dei costi che si presentano alle strutture di raccolta, senza che vi sia:
La legislazione può essere efficace soltanto se i suoi provvedimenti sono ben definiti, applicabili ed implementati dagli Stati Membri. Alcuni provvedimenti nella proposta sembrano trascurare il fatto che l’applicazione è una competenza degli Stati Membri, che , qualora venissero adottati, indebolirebbero l’efficienza della Direttiva.
In conclusione, ANIE lamenta che la Commissione non abbia ritenuto opportuno presentare una proposta che riconoscesse gli enormi sforzi dell’industria per istituire uno schema efficiente di gestione dei RAEE in tempi record e che riflettesse oggettivamente la gestione dei RAEE come un processo cui partecipa una pluralità di soggetti, che può funzionare a beneficio dell’ambiente, del consumatore e dell’industria soltanto se assegna sia i giusti obbiettivi, sia i giusti strumenti. Con l’attuale proposta non si verificano queste due ultime condizioni. ANIE auspica di poter contribuire nelle discussioni in futuro e di fornire proposte alternative che possano aiutare a migliorare il livello di protezione dell’ambiente, evitando, allo stesso tempo, modifiche sostanziali non necessarie nelle strutture ufficiali esistenti di gestione dei RAEE e funzionanti con successo; tali modifiche apporterebbero esclusivamente oneri amministrativi addizionali e moltiplicherebbero i costi per i medesimi servizi che alla fine ricadrebbero sul consumatore.
Recenti sviluppi
Le elezioni del nuovo Parlamento Europeo dello scorso giugno 2009, hanno notevolmente rallentato le normali tempistiche del processo legislativo di codecisione, avviato dall’adozione della proposta della Commissione Europea.
I primi documenti ufficiali del Consiglio sono circolati lo scorso dicembre 2009, mentre recentissima è la bozza di relazione del relatore Karl Heinz Florenz in Commissione Ambiente del Parlamento Europeo sulla RAEE, pubblicata lo scorso 18 febbraio 2010.
Per quanto riguarda l’ambito di applicazione della Direttiva, gli orientamenti del Consiglio e del Parlamento, rispetto al testo della Commissione sembrano andare verso l’estensione totale (“open scope”), con una lista negativa di esclusioni da stabilirsi mediante procedura di comitatologia; ANIE federazione è estremamente contraria ad un tale ampliamento che costituirebbe un passo indietro per quanto riguarda la semplificazione, sia in termini di chiarezza che di certezza legislativa. In particolare ANIE a questo stato dei lavori non può accettare la proposta dell’open scope, soprattutto alla luce dell’assenza di un’adeguata valutazione degli impatti di una modifica di tale portata.
Dott.ssa Daniela Capaccioli – Responsabile Servizio Centrale Ambiente ANIE
Ing. Pier Paolo Kamidis – Servizio Centrale Ambiente ANIE
Fonte Eco Community
La revisione della Direttiva 2002/96/CE sui Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE), prevista dall’articolo 17 comma 5 della medesima, ha avuto inizio con l’adozione da parte della Commissione Europea di una proposta di modifica, in data 3 dicembre 2008, presentata al Consiglio dell’Unione Europea e al Parlamento Europeo.
Il testo proposto dalla Commissione introduce numerose novità; per quanto riguarda l’ambito di applicazione della Direttiva, la Commissione istituisce una dipendenza dalla Direttiva 2002/95/CE sulla restrizione all’uso di alcune sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche (Direttiva RoHS), spostando gli allegati IA e IB (in cui sono elencate le 10 categorie di AEE) dal testo della RAEE al testo della RoHS; sarebbero escluse dall’ambito di applicazione della RAEE gli apparecchi che non vengono immessi sul mercato come singole unità funzionali e commerciali, le lampade a incandescenza, i dispositivi medici impiantati e infettati; si dice infine che i RAEE dovrebbero essere classificati in base alla loro provenienza (domestici o non domestici).
Il concetto di riuso
Le definizioni vengono fornite in conformità alla nuova direttiva quadro in materia di rifiuti 2008/98/CE. Sembra opportuno in questa sede soffermarsi sul concetto di “riuso” definito come qualsiasi operazione mediante la quale prodotti o componenti che non sono rifiuti sono impiegati per la stessa finalità per la quale erano stati concepiti; la “preparazione per il riuso” invece verrebbe definita come quella serie di operazioni mediante le quali prodotti o componenti di prodotti diventati rifiuti sono preparati in modo da poter essere reimpiegati; anche la definizione di produttore presenta un’importante innovazione: al terzo punto si dice che è produttore colui che è stabilito nella Comunità e immette nel mercato comunitario AEE provenienti da un paese terzo nell’ambito di un’attività professionale.
Le modifiche più importanti nel testo della Commissione sono quelle relative al tasso di raccolta separata e al finanziamento dei costi di gestione dei RAEE provenienti dai nuclei domestici. Si impone agli Stati Membri di garantire che i produttori raggiungano un tasso di raccolta separata dei RAEE pari al 65% entro il 31/12/2012, calcolato in base al peso dei RAEE raccolti in un dato anno, come percentuale del peso medio delle AEE immesse sul mercato nei due anni precedenti in un dato Stato Membro; vengono inoltre fissati gli obiettivi di recupero e di preparazione per il riutilizzo per ciascuna delle 10 categorie. Per quanto riguarda il finanziamento dei RAEE dai nuclei domestici, gli Stati Membri dovrebbero incoraggiare il fatto che ai produttori spetterebbe la responsabilità piena del finanziamento dei costi derivanti dalla gestione dei RAEE, relativamente a ciascuna fase del loro ciclo di vita, vale a dire anche dalla raccolta dalla casa privata. La Commissione lascia la possibilità ai produttori di indicare agli utenti, al momento della vendita di nuovi prodotti, i costi derivanti dalla gestione dei RAEE.
Registro europeo di produttori
Gli Stati Membri dovrebbero redigere un registro di produttori di AEE al fine di verificare il compimento degli obblighi finanziari su loro ricadenti; nel registro, i produttori inseriranno tutte le informazioni pertinenti, anche al fine di rendere conto della propria attività in tutti gli altri Stati Membri; viene sancita la necessità di un’inter-operabilità dei registri a livello europeo, perché si possano scambiare le informazioni, anche quelle relative alle quantità immesse sul mercato ed ai trasferimenti di denaro in relazione a trasferimenti intracomunitari di prodotti o di RAEE.
La posizione di ANIE
ANIE Federazione, aderente a Confindustria, rappresenta le imprese elettrotecniche ed elettroniche che operano in Italia. Si tratta di un settore altamente tecnologico e fortemente globalizzato, che investe ingenti risorse in ricerca e sviluppo. Con le 11 Associazioni che la compongono, ANIE riunisce comparti strategici che danno un importante ausilio alla crescita del sistema-Paese e al suo successo sui mercati internazionali.
ANIE Federazione cerca il sostegno dei legislatori europei per i seguenti argomenti relativamente alla proposta della Commissione di revisione della Direttiva 2002/96/CE sui Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE):
Assenza di trasparenza: nonostante la consultazione di alcuni stakeholder anteriormente all’estate del 2008, la Commissione non ha discusso con essi le scelte effettuate per la proposta finale. La Commissione inoltre non fornisce né dati oggettivamente riscontrabili, né una relazione sull’implementazione, né i propri studi preparatori, a sostegno della proposta finale, con cui motiverebbe il bisogno di modifiche fondamentali nella Direttiva, per esempio relativamente al finanziamento o alla raccolta. Di conseguenza ANIE ritiene che le proposte risultino totalmente inadeguate e conta sul Parlamento Europeo e sul Consiglio per il raggiungimento di una soluzione realizzabile.
I produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche sono totalmente impegnati nel raggiungimento degli obiettivi della Direttiva RAEE: i produttori si sono seriamente fatti carico delle proprie responsabilità ed hanno guidato un’implementazione efficiente della direttiva attualmente in vigore, atteggiamento che intendono portare avanti anche negli sviluppi futuri. I produttori sono totalmente intenzionati a trattare il 100% dei RAEE di loro competenza in accordo con quanto prescritto dalla Direttiva RAEE.
ANIE inoltre riconosce gli argomenti della Commissione nell’ambito della gestione dei RAEE e in particolare in relazione ad alcune tematiche come:
- evitare trattamenti impropri dei RAEE all’interno dell’UE ed esportazioni illegali all’esterno della comunità;
- ridurre il peso amministrativo ed i costi senza abbassare il livello di protezione ambientale;
- meglio armonizzare e chiarire la Direttiva (registro, relazioni, ambito di applicazione);
- portare tutti i RAEE raccolti e trattati all’interno dei flussi ufficiali;
- assicurare una gestione efficiente di materie prime seconde e delle risorse
Ciò risulta evidente per le seguenti ragioni:
o Il consumatore è libero di scegliere se restituire RAEE o se tenerli per qualsiasi altra finalità; i consumatori sono anche liberi di scegliere il soggetto cui consegnare ciascuno dei loro RAEE (sia esso una municipalizzata, uno smaltitore, ecc...)
- Vi sono anche la grande distribuzione, i piccoli commercianti, le municipalizzate, i manutentori che raccolgono RAEE, che sono liberi di scegliere a chi consegnare o vendere come apparecchiature usate i RAE, non avendo questi soggetti, per contro, alcun obbligo di effettuare una relazione sulle loro attività di raccolta di RAEE.
- Attualmente le autorità, nonostante i loro poteri effettivi di attuazione, non sono riuscite a rendere responsabili di restituire nei flussi ufficiali o riferire sui RAEE in loro possesso, soggetti diversi dai produttori, come non sono riuscite a controllare efficacemente i porti comunitari di esportazione.
- I consumatori già pagano le municipalizzate per la raccolta dei propri rifiuti domestici mediante le tasse locali, che verosimilmente non diminuirebbero.
Pertanto i produttori non possono accettare una proposta che fornisce un assegno in bianco per il finanziamento dei costi che si presentano alle strutture di raccolta, senza che vi sia:
- indicazione esplicita del diritto per i produttori di organizzare anche fisicamente la raccolta
- l’obbligo per tutti gli altri attori di far ritornare i rifiuti all’interno dei canali ufficiali dei RAEE.
- attualmente le autorità nazionali, che sono in possesso dei mezzi di far applicare la legge, sono lontane dal raggiungere una tale percentuale di raccolta dei RAEE. In assenza di regole per soggetti diversi dai produttori (in particolare distribuzione, manutenzione ed altri soggetti che effettuano la raccolta), non si capisce come questi ultimi possano fare più di quanto riescano a fare attualmente le autorità.
- Non esistono misure di salvaguardia per i produttori al fine di evitare speculazioni sui prezzi in un contesto in cui su di essi ricada l’obbligo di raggiungere tale tasso di raccolta, senza avere alcun controllo sui costi associati.
- Infine, un tasso di raccolta calcolato sulla base dei volumi di vendita di nuovi prodotti non solo trascura le reali condizioni del mercato, ma rischia anche di portare ad effetti sull’ambiente indesiderati: il tasso di raccolta proposto significa che tanto minore la quantità di nuovi prodotti immessi sul mercato da un produttore, tanto minore la quantità di rifiuti che sarebbe obbligato a raccogliere. Ciò sarebbe valido anche se le apparecchiature precedenti fossero più pesanti delle nuove.
La legislazione può essere efficace soltanto se i suoi provvedimenti sono ben definiti, applicabili ed implementati dagli Stati Membri. Alcuni provvedimenti nella proposta sembrano trascurare il fatto che l’applicazione è una competenza degli Stati Membri, che , qualora venissero adottati, indebolirebbero l’efficienza della Direttiva.
In conclusione, ANIE lamenta che la Commissione non abbia ritenuto opportuno presentare una proposta che riconoscesse gli enormi sforzi dell’industria per istituire uno schema efficiente di gestione dei RAEE in tempi record e che riflettesse oggettivamente la gestione dei RAEE come un processo cui partecipa una pluralità di soggetti, che può funzionare a beneficio dell’ambiente, del consumatore e dell’industria soltanto se assegna sia i giusti obbiettivi, sia i giusti strumenti. Con l’attuale proposta non si verificano queste due ultime condizioni. ANIE auspica di poter contribuire nelle discussioni in futuro e di fornire proposte alternative che possano aiutare a migliorare il livello di protezione dell’ambiente, evitando, allo stesso tempo, modifiche sostanziali non necessarie nelle strutture ufficiali esistenti di gestione dei RAEE e funzionanti con successo; tali modifiche apporterebbero esclusivamente oneri amministrativi addizionali e moltiplicherebbero i costi per i medesimi servizi che alla fine ricadrebbero sul consumatore.
Recenti sviluppi
Le elezioni del nuovo Parlamento Europeo dello scorso giugno 2009, hanno notevolmente rallentato le normali tempistiche del processo legislativo di codecisione, avviato dall’adozione della proposta della Commissione Europea.
I primi documenti ufficiali del Consiglio sono circolati lo scorso dicembre 2009, mentre recentissima è la bozza di relazione del relatore Karl Heinz Florenz in Commissione Ambiente del Parlamento Europeo sulla RAEE, pubblicata lo scorso 18 febbraio 2010.
Per quanto riguarda l’ambito di applicazione della Direttiva, gli orientamenti del Consiglio e del Parlamento, rispetto al testo della Commissione sembrano andare verso l’estensione totale (“open scope”), con una lista negativa di esclusioni da stabilirsi mediante procedura di comitatologia; ANIE federazione è estremamente contraria ad un tale ampliamento che costituirebbe un passo indietro per quanto riguarda la semplificazione, sia in termini di chiarezza che di certezza legislativa. In particolare ANIE a questo stato dei lavori non può accettare la proposta dell’open scope, soprattutto alla luce dell’assenza di un’adeguata valutazione degli impatti di una modifica di tale portata.
Dott.ssa Daniela Capaccioli – Responsabile Servizio Centrale Ambiente ANIE
Ing. Pier Paolo Kamidis – Servizio Centrale Ambiente ANIE
Fonte Eco Community
Sistri slitta di un mese
Proroga di trenta giorni per l’iscrizione al nuovo sistema informatico per la gestione dei rifiuti.
Sulla Gazzetta Ufficiale numero 48 del 27 febbraio 2010 è pubblicato il decreto del ministero dell'Ambiente del 15 febbraio 2010. Il provvedimento più atteso è quello del rinvio del termine per l'iscrizione al Sistri, che apre il nuovo decreto pubblicato in GU: il ministero dell'Ambiente lo proroga di 30 giorni, quindi il nuovo termine è fissato al 30 marzo 2010.
Un altro importante provvedimento riguarda la compilazione della comunicazione preventiva, che nel testo originale doveva essere effettuata entro quattro ore: ora tale termine è stato ridotto a due ore per i rifiuti pericolosi, ma non esiste più alcun limite per quelli non pericolosi.
Questo decreto potrebbe essere il primo provvedimento che accoglie le richieste di modifica avanzate dagli autotrasportatori nel corso di un tavolo istituito a febbraio dal sottosegretario ai Trasporti Bartolomeo Giachino, cui hanno partecipato le associazioni del settore ed i rappresentanti del ministero dell'Ambiente. Oltre al rinvio dei termini dell'iscrizione, i trasportatori hanno avanzato altre richieste:
Sulla Gazzetta Ufficiale numero 48 del 27 febbraio 2010 è pubblicato il decreto del ministero dell'Ambiente del 15 febbraio 2010. Il provvedimento più atteso è quello del rinvio del termine per l'iscrizione al Sistri, che apre il nuovo decreto pubblicato in GU: il ministero dell'Ambiente lo proroga di 30 giorni, quindi il nuovo termine è fissato al 30 marzo 2010.
Un altro importante provvedimento riguarda la compilazione della comunicazione preventiva, che nel testo originale doveva essere effettuata entro quattro ore: ora tale termine è stato ridotto a due ore per i rifiuti pericolosi, ma non esiste più alcun limite per quelli non pericolosi.
Questo decreto potrebbe essere il primo provvedimento che accoglie le richieste di modifica avanzate dagli autotrasportatori nel corso di un tavolo istituito a febbraio dal sottosegretario ai Trasporti Bartolomeo Giachino, cui hanno partecipato le associazioni del settore ed i rappresentanti del ministero dell'Ambiente. Oltre al rinvio dei termini dell'iscrizione, i trasportatori hanno avanzato altre richieste:
- Obbligo all'iscrizione al Sistri anche per i trasportatori esteri che effettuano trasporti di rifiuti in Italia
- Estensione dell'obbligo d'iscrizione anche per chi effettua il trasporto di rifiuti solidi urbani, alle categorie non soggette al Mud, ai terminalisti, ai porti ed alle imprese logistiche
- Riesaminare i costi delle attrezzature da installare sugli autoveicoli, perché le stime ministeriali sarebbero molto più basse di quelle rilevate dalle associazioni degli autotrasportatori (100 euro previsti, contro almeno 600 euro reali)
- Semplificazioni per chi trasporta solo rifiuti non pericolosi, come per esempio esonero dalle fideiussioni ed evitare una doppia iscrizione per la stessa azienda che trasporta sia pericolosi, sia non pericolosi
- Limitare la responsabilità del vettore alla sola attività di trasporto
- Prolungare la possibilità di sosta nei terminal e nei porti da quattro a sei giorni
- Rivedere alcune norme che risultano incompatibili con il Codice della Strada.
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