La dotazione impiantistica attualmente presente in Italia è in grado di trattare 27 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, in 426 impianti, localizzati per lo più al nord del paese.
E' quanto emerge dal rapporto che riassume i risultati di un'indagine conoscitiva condotta congiuntamente da Enea e Federambiente, a cavallo tra il 2008 e il 2009, che ha come obiettivo la caratterizzazione della dotazione impiantistica di trattamento dei rifiuti urbani presente sul territorio nazionale. Che appare più diffusa al nord rispetto alle altre aree geografiche del paese.
«Un'impiantistica di trattamento e recupero dei rifiuti urbani, congruente con una corretta gestione integrata e in linea con la normativa di settore nonché con gli standard tecnologici adottati in altre realtà dell'Unione Europea, è già una realtà per molte aree del nostro Paese» l'ha definita il commissario dell'Enea, Giovanni Lelli, che ha aggiunto che «un maggiore impulso va ora dato allo sviluppo di tale impiantistica in alcune aree del Centro-Sud».
Le informazioni e i dati contenuti nel rapporto, presentato oggi a Roma nella sede Enea, riguardano sia le caratteristiche progettuali (aggiornate al 31 dicembre 2008), sia le condizioni operative (riferite invece all'anno 2007) e si riferiscono agli impianti aventi una capacità di trattamento superiore alle 1.000 t/a.
Il totale degli impianti censiti è pari a 426, di questi 33 fanno trattamento meccanico post RD, 195 compostaggio, 135 trattamento meccanico-biologico (Tmb), 10 digestione anaerobica (ma solo di rifiuti urbani) e 53 operano il trattamento termico.
Complessivamente questi impianti trattano 27.044.106 tonnellate di rifiuti urbani, totale da cui è però escluso il quantitativo degli impianti di trattamento meccanico post RD per cui il dato non è stato possibile determinarlo; sulla base dei dati relativi agli impianti esaminati (18 sui 33 censiti) è però possibile valutare, nel corso del 2007, un recupero di materiali con una. resa media superiore all'85%.
Nello specifico, nel 2007 negli impianti di compostaggio sono stati trattati circa 3,1 milioni di tonnellate di rifiuti urbani con una produzione di circa 930.000 tonnellate di compost; mentre negli impianti di Tmb sono stati trattati poco più di 10 milioni di tonnellate di rifiuti di cui circa la metà destinate alla produzione di Cdr, che è stata pari a circa 1,45 milioni di tonnellate, alla quale vanno associate 1,25 milioni di tonnellate di Fos (frazione organica stabilizzata).
Nei 10 impianti di digestione anaerobica sono stati trattate circa 200.000 tonnellate di rifiuti che hanno dato luogo alla produzione di poco meno di 50.000 tonnellate di digestato, oltre a circa 25 GWh di energia elettrica, che costituisce la forma prevalente di recupero energetico.
Infine i 53 impianti di trattamento termico (un gassificatore e poi tutti termovalorizzatori, tranne uno non dotato di recupero energetico) hanno trattato 4,45 milioni di tonnellate di rifiuti costituiti principalmente da rifiuti urbani indifferenziati o residui (59,2%), da flussi da essi derivati (frazione secca, Cdr) derivanti da trattamenti di tipo meccanico-biologico (25,1%) e, in misura minore, da rifiuti speciali (15,7%). Dal trattamento termico dei rifiuti sono stati prodotti nel corso del 2007 circa 2.834 GWh di energia elettrica e 757 GWh di energia termica, nonché circa 800.000 tonnellate di scorie - il cui recupero ha raggiunto una quota superiore al 50% - e circa 220.000 tonnellate di residui dal trattamento dei fumi.
Il dato relativo alle quantità trattate- come viene correttamente sottolineato nel rapporto- non risulta direttamente correlabile alla produzione di rifiuti urbani in quanto si tratta di voci non omogenee. Alcuni flussi di rifiuti infatti sono sottoposti a trattamenti successivi nello stesso impianto o nello stesso sito o in impianti diversi, per cui le rispettive capacità di trattamento non sono sommabili. E' questo, ad esempio, il caso degli impianti di trattamento meccanico-biologico che producono cdr o frazione secca - che vanno successivamente a recupero energetico - o che inviano- a loro volta- la frazione secca ad un impianto che produce Cdr. E' inoltre da ricordare che negli stessi impianti vengono trattati anche rifiuti speciali.
Così come una nota del rapporto ricorda che i rifiuti che escono da impianti di trattamento di rifiuti urbani sono classificati per lo più come rifiuti speciali, per cui non sarebbero, a rigore, definibili come "impianti di trattamento di rifiuti urbani".
Comunque sia, prendendo a riferimento i dati di consuntivo del 2007, a fronte di una produzione totale di rifiuti urbani pari a 32,55 milioni di tonnellate nel rapporto si stima che il quantitativo di rifiuti urbani trattati - inclusi gli impianti di trattamento meccanico post RD - sia stato pari al massimo a 20,66 milioni di tonnellate (63,5%), per cui almeno 11,89 milioni di tonnellate
(36,5%) sono state smaltite direttamente in discarica senza subire nessuna forma di trattamento.
A questi quantitativi vanno sommati i residui derivanti dal pretrattamento e dal trattamento, pertanto la stima dell'incidenza della discarica pare essere attorno al 52%.
A concorrere a questa quota di ricorso alla discarica, secondo le informazioni e i dati raccolti nell'indagine, una percentuale variabile tra il 15 e il 20% è costituita da cdr e sempre la discarica
costituisce anche la destinazione principale della fos, per la quale divengono sempre più pressanti le richieste di sbocchi alternativi, tra cui la più auspicabile risulta paradossalmente essere l'incenerimento con recupero energetico.
Da cui la riflessione nelle conclusioni del rapporto se sia opportuno prevedere uno sviluppo del trattamento meccanico biologico finalizzato al trattamento dei rifiuti indifferenziati, che a quanto pare, risulta un trattamento ridondante vista la collocazione finale del materiale trattato.
Lo studio - ha affermato il presidente di Federambiente, Daniele Fortini- dà conto d'un apparato industriale importante, orientato alla valorizzazione del riciclo di materia e del recupero d'energia. Un apparato che però è ancora largamente insufficiente, poiché ancora il 50 per cento dei rifiuti urbani italiani finisce in discarica. Il rapporto è la testimonianza di una fase in cui non difettano competenze, tecniche e strategie. Ma si deve fare ancora di più».
di Lucia venturi,
Fonte: Greenreport
Il quesito posto dal titolo di questo blog, sarà il cardine attorno al quale ruoterranno gli articoli pubblicati dalla redazione , e i contributi provenienti dai lettori.: "Rifiuti o Risorse ?" richiama l'attenzione sui "mille" possibili utilizzi di quei materiali che vengono "scartati" o residuano dai processi di produzione e/o di consumo, allo stesso tempo un inutile spreco di risorse naturali, e una minaccia per la qualità e la salute dell'ambiente.
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